Documenti e ispezioni al Cisam, Centro internazionale studi militari.

Il movimento No Base ha scelto le date a ridosso del 25 Aprile per una due giorni di manifestazioni con cui riaffermare la contrarietà alla costruzione della gigantesca infrastruttura militare che dovrebbe sorgere nel cuore del Parco di San Rossore e a Pontedera, trasformando il territorio di Pisa, già saturo di infrastrutture a partire dalla base di Camp Darby, in uno dei più grandi hub militari in Italia.

Le giornate si inseriscono nel contesto della “Campagna globale sulle spese militari”, un mese di iniziative a livello mondiale per influenzare le decisioni politiche attraverso la mobilitazione e la sensibilizzazione. Secondo l’ultimo rapporto del Sipri, un istituto di ricerca internazionale sulla pace, le spese militari globali hanno registrato un investimento senza precedenti di oltre 2.440 miliardi di dollari in armi ed eserciti, con un incremento quasi raddoppiato in termini reali dall’inizio del 2000 (vedi articolo in questo stesso numero di Sinistra Sindacale). Un’espansione della militarizzazione che non ha l’effetto di produrre pace e sicurezza, ma contribuisce piuttosto ad alimentare distruzione e diseguaglianze sociali, oltre a costituire un “gap democratico” rispetto alla volontà della maggioranza dell’opinione pubblica.

Quello che accade per la base pisana – afferma il movimento No Base – è un “eclatante esempio di come le politiche belliciste si riversino nei territori, impattando negativamente”. Con un investimento di spesa pari a oltre 500 milioni di euro, oltre il doppio rispetto a quanto previsto nel progetto del 2022, il nuovo progetto, che ospiterà il Primo reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania e i militari del Gis (Gruppo intervento speciale) antiterrorismo dell’Arma, e il relativo corredo di appartamenti e attività civili i cui i dettagli non sono al momento noti, si estenderà su 130 ettari, secondo le stime degli attivisti, prevedendo la cementificazione di un’area in gran parte protetta e caratterizzata da un delicato equilibrio idrogeologico.

La discussione sui nuovi piani di riarmo sembra andare di pari passo con l’abbandono delle politiche nazionali e transnazionali volte a contrastare la crisi climatica ed ecologica. Già adesso la Nature Restoration Law, la normativa europea che impone il ripristino delle aree naturali degradate, prevede un’eccezione per le infrastrutture militari, introducendo una deroga alla normativa ambientale.

Lo stesso orientamento è condiviso dal disegno di legge proposto da Fratelli d’Italia che mira a modificare il Codice dell’Ordinamento militare (decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66), rimuovendo, per esigenze di difesa nazionale, ogni vincolo ambientale o paesaggistico esistente, eliminando così ogni ostacolo alla realizzazione della base.

Sul progetto hanno espresso contrarietà anche i cinque comuni della Piana di Pisa (Vecchiano, San Giuliano, Vicopisano, Calci e Calcinaia), mentre con una petizione sono state raccolte ottomila firme. E’ chiara tuttavia la direzione che si sta delineando nell’ambito della nuova economia di guerra: un rafforzamento del potere centrale, a discapito di ogni forma di opposizione dei territori su cui scelte e strategie ricadono. “Anche qui la situazione del progetto della base è esemplare: ogni atto è secretato e chi abita i territori di Pisa e Pontedera non ha la possibilità di sapere cosa sta succedendo, come verranno militarizzate le città e come verranno distrutti gli ecosistemi”, dicono le attiviste e gli attivisti.

Ed è proprio la trasparenza e l’accesso alla documentazione che le molte realtà che si oppongono alla costruzione della base hanno chiesto a gran voce sabato 26 aprile davanti ai cancelli del Cisam (Centro internazionale studi militari) e poi domenica nel corso dell’assemblea “Disarmare la Pace” presso il presidio “Tre Pini”, in cui tantissime e tantissimi hanno risposto all’appello ad immaginare insieme una pace giusta da e per i popoli e i territori.

“Le guerre scoppiano perché c’è un deficit di democrazia”, ha affermato nel suo intervento Pio Castagna, coordinatore di Pax Christi. “Una società che si fa carico di educarsi alla gestione della conflittualità e alla diversità è una società capace di costruire una prospettiva di pace e disarmo. Una società a-conflittuale va dritta alla guerra”.

Presto il movimento No Base pubblicizzerà le iniziative che animeranno l’estate pisana, per costruire un’alternativa di pace e allontanare la guerra che ci sta venendo incontro come una tempesta.