Quest’anno ricorre il 50ennale della fine della guerra in Vietnam. Il 30 Aprile del 1975 l’ultimo soldato Usa viene portato dagli elicotteri dell’esercito americano da Saigon sulle navi militari al largo del Tonchino, mentre i Viet Kong conquistano la sede del presidente fantoccio del Sud. Dopo 80 anni di guerra contro francesi, giapponesi e statunitensi il popolo del Vietnam è finalmente libero e unito.

Quest’anno si svolgeranno nel Paese – e nei Paesi “fratelli” – particolari iniziative che esalteranno questo grande risultato, le conquiste sociali, economiche e politiche del Vietnam libero, e indicheranno come e in che modo proseguire il processo di costruzione dello Stato socialista che i vietnamiti prevedono sia realizzato entro il 2050.

L’Ambasciata del Vietnam in Italia sta predisponendo un consistente programma di iniziative e ha chiesto alla Associazione Italia Viet Nam di contribuire a riproporre nel nostro paese i valori di questa grande esperienza umana del popolo vietnamita, che ha segnato la fine del colonialismo francese e dell’imperialismo Usa in Oriente.

La ricostruzione del Paese

Nel primo decennio dopo la riunificazione, il Vietnam ha dovuto affrontare numerose difficoltà e sfide, oltre ad errori nella pianificazione delle politiche di sviluppo economico e sociale, sia per cause oggettive che soggettive. La guerra aveva distrutto gran parte delle infrastrutture e delle strutture materiali essenziali del Paese. L’eredità delle mine inesplose e l’impatto dell’agente arancione-diossina hanno devastato l’ambiente e la salute di milioni di cittadini. Le cicatrici e le conseguenze della guerra sono state pesantissime, ritardando lo sviluppo di decine, se non centinaia, di anni.

L’embargo economico imposto dagli Stati Uniti dopo la guerra, insieme agli errori nella politica economica centralizzata e burocratica, hanno ulteriormente frenato la crescita, relegando la vita economica e sociale della popolazione in una condizione di estrema difficoltà, privazioni e povertà diffusa.

Alla fine degli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80 il Vietnam ha dovuto affrontare una grave crisi economica e sociale, con tassi di inflazione che raggiunsero il 770% e una scarsità cronica di generi alimentari, circa i tre quarti della popolazione vivevano in condizioni di povertà.

In questo periodo, il Vietnam si vide costretto a intraprendere una campagna militare per porre fine al regime genocida dei Khmer Rossi in Cambogia e difendere il confine sud-occidentale. Questo atto di giustizia permise di salvare milioni di vite cambogiane dallo sterminio, ma causò l’isolamento diplomatico e l’imposizione di sanzioni da parte di numerosi paesi occidentali.

In un contesto di innumerevoli difficoltà, fu avviato il superamento del modello economico centralizzato e pianificato, in favore di un’economia di mercato orientata al socialismo, ponendo le basi per una serie di politiche di sviluppo più adeguate alla realtà del Paese, capaci di mobilitare tutte le risorse sociali per il progresso nazionale. Questo processo di riforma, denominato Đổi Mới, ha segnato l’inizio di una nuova era.

In ambito politico, il Vietnam ha mantenuto l’indipendenza, la sovranità, l’unità e l’integrità territoriale, consolidando l’orientamento socialista e il ruolo guida del Partito comunista, garantendo un’efficace amministrazione da parte dello Stato e valorizzando la sovranità popolare.

Sul piano economico, da un Paese devastato dalla guerra, segnato da enormi perdite umane e materiali e da gravi danni ambientali, il Vietnam, grazie alla linea politica del Đổi Mới, ha saputo risollevarsi. Ha costruito non solo case e nuove città, ma ha anche realizzato servizi fondamentali: scuola per tutti, servizio sanitario nazionale, mettendo assieme la medicina tradizionale con quella moderna, la pensione per tutti i lavoratori e un’economia pianificata con un Pil in costante crescita.

Negli ultimi 35 anni, infatti, l’economia ha conosciuto una crescita continua e relativamente elevata, con una media di aumento del Pil di circa il 6-7% annuo. Da un paese afflitto da carestie croniche, oggi il Vietnam non solo garantisce la sicurezza alimentare per la sua popolazione, ma è anche tra i principali esportatori mondiali di riso, caffè e di numerosi altri prodotti agricoli.

L’industria si è sviluppata rapidamente, con il settore industriale e dei servizi che oggi rappresenta circa l’85% del Pil. Dal punto di vista della struttura proprietaria, il prodotto interno lordo è così suddiviso: 27% economia statale, 4% economia collettiva, 30% economia domestica, 10% economia privata nazionale e 20% investimenti esteri.

Attraverso la costruzione di un’economia di mercato orientata al socialismo, il Vietnam ha conseguito risultati di crescita impressionanti. Nel 2024, il tasso di crescita è stato del 7,09%, collocandosi tra i pochi paesi al mondo con tale performance. L’inflazione è rimasta sotto controllo, inferiore al 4%.

Il Pil ha raggiunto circa 476,3 miliardi di dollari, classificandosi al 35° posto nel mondo e al 5° tra i paesi Asean, con un reddito pro capite di circa 4.700 dollari, ovvero 58 volte superiore rispetto a trent’anni fa. Il commercio estero ha raggiunto un volume totale di circa 786 miliardi di dollari, con un avanzo commerciale di 24,77 miliardi, segnando il nono anno consecutivo di surplus.

Il Vietnam figura oggi tra i 15 paesi in via di sviluppo che attraggono più investimenti diretti esteri (Fdi), con 38,23 miliardi di dollari registrati e 25,35 miliardi effettivamente realizzati nel 2024 (+9,4%, il valore più alto degli ultimi anni). Il turismo internazionale ha raggiunto i 17,6 milioni di visitatori, con un incremento del 39,5% rispetto al 2023.

La struttura economica continua a evolversi positivamente, con le economie digitale e verde che assumono un ruolo sempre più rilevante. I settori principali stanno tutti registrando una crescita, in particolare l’industria si sta riprendendo positivamente ed è considerata una forza trainante fondamentale per l’economia del Paese.

Il tasso di povertà è diminuito dal 58% nel 1993 al 1,93% nel 2024. Secondo la classifica delle Nazioni Unite, l’indice di felicità del Vietnam nel 2024 è salito di 11 posizioni, classificandosi al 54º posto su 143 nazioni, realizzando le basi per un Paese moderno. Nel 2024 gli scambi economici tra Italia e Vietnam hanno raggiunto i 6 miliardi di dollari, il Vietnam per l’Italia è il terzo paese in Asia per i volumi di scambio.

Il Vietnam ha scelto la via del socialismo

Oggi il Vietnam è un paese con 100 milioni di abitanti, libero, prospero e in pace con tutte le nazioni della Terra, e ha tutte le condizioni per divenire a breve un Paese moderno, con l’obiettivo di realizzare la società socialista entro il 2050, uno Stato diverso basato sui principi della solidarietà internazionalista e della democrazia partecipata quale condizione per un futuro della specie umana.

Dopo aver realizzato un referendum nazionale, proposto da alcuni ministri, per cambiare il nome dello Stato da Repubblica Socialista a Repubblica Popolare, il ’76% del popolo ha votato per mantenere la definizione “Repubblica Socialista”, lo Stato di diritto socialista, la distribuzione equa della ricchezza, l’armoniosa combinazione tra progresso economico e sociale e relazioni di lavoro avanzate.

Il capitalismo moderno, pur avendo raggiunto numerosi successi, specialmente nello sviluppo delle forze produttive e nelle conquiste scientifiche e tecnologiche, non è riuscito a superare le contraddizioni di fondo. La crisi finanziaria globale del 2008-09 ha messo in luce in maniera evidente le disuguaglianze sociali: il tenore di vita dei lavoratori si è deteriorato, la disoccupazione è aumentata e il divario tra ricchi e poveri si è ampliato. A ciò si sono aggiunte crisi energetiche, alimentari, ambientali e di risorse naturali, tutte dimostrazioni dell’instabilità economica, sociale ed ecologica di un modello capitalistico che pone il profitto al di sopra di tutto, e misura il progresso esclusivamente attraverso il consumo e la proprietà privata.

Nel 2023 il 13° Congresso del Partito Comunista Vietnamita (Pcv), in accordo con tutti gli altri partiti presenti in Parlamento, tutte le strutture sociali, economiche, sindacali, politiche e di solidarietà, si è preso l’impegno di realizzare entro il 2050 lo Stato Socialista, a questo scopo Parlamento, governo, partiti di maggioranza, Partito comunista stanno adeguando i propri programmi, concordi sul fatto che il Vietnam abbia bisogno di una via di sviluppo differente da quella capitalistica.

La proposta vietnamita può essere una grande opportunità anche per gli altri popoli che oggi sono alla ricerca di modelli economico-sociali alternativi per evitare un futuro catastrofico per il pianeta. “Teoria e pratica del socialismo in Viet Nam” del compagno Nguyen Phu Trong, segretario generale del Pcv (Anteo Edizioni, 2023), costituisce un utile strumento per approfondire la storia, la teoria, le prospettive del socialismo vietnamita.