
L’8 e 9 giugno andiamo a votare, e a votare Sì. Per un cambiamento possibile e che ci riguarda tuttə
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ricordandoci come voto e partecipazione siano l’essenza della nostra democrazia, ha regalato una lezione di etica non solo a tutti noi ma a chi, tra le istituzioni, ha in seguito confuso il proprio ruolo istituzionale con il ruolo politico, e dimenticato di aver giurato sulla Costituzione.
Gli inviti all’astensione ai cinque referendum dei prossimi 8 e 9 giugno scommettono sull’allontanamento dalla partecipazione democratica. Rivelano il timore che si riunifichi un mondo che, con una legislazione sbagliata, si è voluto frantumare. Astensione, quasi che il “non voto” sia sinonimo di libertà e la partecipazione non sia più, invece, un diritto da esercitare.
Su temi centrali quali il lavoro e la cittadinanza, centrali non solo per l’oggi ma anche per il futuro, si invitano i cittadini alla neutralità, al disinteresse, all’estraneità, alla insensibilità. Come se la condizione del dilagare del lavoro povero, del lavoro precario che si perpetua e diventa vita precaria, degli appalti e sub appalti per aggirare la responsabilità, dell’aumento degli infortuni e delle morti sul lavoro, della negazione del diritto alla cittadinanza non riguardassero tutte e tutti, e non fossero all’origine della regressione sociale ed economica del nostro Paese. Come non fosse necessario cambiare queste leggi ingiuste e mettere al centro “la persona”. Come se chi ha diritto al voto non dovesse occuparsi di questioni così importanti.
Certo, chi sta “a palazzo” ed ha prodotto queste leggi ingiuste e crede al “dover lasciar fare al mercato”, dimentica o finge di dimenticare gli effetti che si sono prodotti nella vita quotidiana e reale delle persone, e che negano anche una vera prospettiva ai moltissimi giovani che ormai sono costretti a lasciare l’Italia.
Ognuna delle forze sociali, sindacali e politiche che hanno invece un contatto vero con la condizione reale delle persone nel Paese, hanno costituito i Comitati referendari per il Sì. Hanno promosso ed ottenuto, con ciò, i cinque referendum attraverso la raccolta di milioni di firme, e invitano ogni cittadina e cittadino all’interesse, alla sensibilità, alla partecipazione, per realizzare un cambiamento possibile.
Perché questa è la caratteristica propria dei referendum: rendere possibile la modifica di leggi ingiuste con il contributo diretto di ognuno di noi.
Il voto dell’8 e 9 giugno non eleggerà una rappresentanza, ma otterrà direttamente e immediatamente un cambiamento. Quindi non ascoltiamo le sirene dell’astensionismo e dell’indifferenza. Non andiamo “solo” a votare i cinque referendum, ma facciamo in modo che a votare vadano, consapevolmente, tutti e tutte. Per un cambiamento possibile e che ci riguarda.