
Dal 9 all’11 maggio scorsi, Roma ha ospitato la 5^ edizione de “Il Coraggio della Pace”: evento che ha dimostrato che la lotta contro guerra e riarmo è necessaria e possibile. Questo appuntamento, nato nel 2023 come primo tentativo di portare la pace al centro dell’attenzione pubblica, ha visto un’evoluzione importante: se all’inizio era una sfida all’indifferenza, oggi è la conferma di un movimento sempre più vasto e determinato.
Da Elena Basile a Moni Ovadia, da Angelo D’Orsi a Alessandro Volpi, da Marco Tarquinio a Luisa Morgantini, fino all’alta commissaria Onu Francesca Albanese, solo per fare alcuni nomi: trasversale agli interventi di tuttə la convinzione che la pace non è un’utopia. È una scelta concreta, che dipende da noi. E oggi siamo più forti di ieri perché sempre più persone stanno rifiutando l’indifferenza e scegliendo di lottare.
La partecipazione, infatti, è stata ampia e attiva, dimostrando che la pace non è più un tema di nicchia: cresce la consapevolezza della necessità di contrastare le politiche belliciste in Europa e nel mondo. Questo risultato è il frutto del lavoro instancabile di “Disarma”, un’organizzazione che, senza finanziamenti istituzionali, continua a sostenere questa causa grazie al contributo volontario di centinaia di persone. Solo in questa tre giorni, oltre 150 persone – molte delle quali alla loro prima esperienza di attivismo – hanno deciso di iscriversi all’associazione.
La verità va detta senza paura
La tre giorni ha generato molti spunti di riflessione, ma tre questioni emergono con particolare forza. La crisi umanitaria e politica in Palestina continua a peggiorare, e il silenzio dell’Occidente è insostenibile. Il governo israeliano sta perpetrando violazioni gravissime contro un intero popolo, e l’assenza di una chiara condanna delle istituzioni internazionali contribuisce a rendere la situazione ancora più disperata. Abbiamo già fatto molto per denunciare quanto sta accadendo a Gaza e in Cisgiordania, ma è il momento di intensificare la nostra azione. Da qui nasce la campagna nazionale #stopgenocidiogaza, attraverso assemblee in tutta Italia, manifestazioni e il coinvolgimento delle amministrazioni locali tramite la mozione congiunta presentata in Parlamento da M5s, Avs e Pd. Come ha ricordato Moni Ovadia, è fondamentale che le parole usate siano chiare e senza ambiguità, “la verità va detta senza paura”.
Bisogna, in secondo luogo, dare continuità alla mobilitazione popolare per la pace. Il 5 aprile è stata una tappa fondamentale nell’attivazione contro la guerra. La manifestazione promossa dal M5s, con l’adesione di numerose realtà della società civile laica e cattolica, con l’eccedenza spontanea di persone non impegnate ma desiderose di far vedere la propria contrarietà al riarmo europeo e alla prospettiva di un conflitto con la Russia, ha dimostrato che esiste una massa critica determinata a cambiare le cose. Ma una protesta isolata non basta. Serve creare un coordinamento stabile tra tutti i soggetti che si oppongono all’agenda di guerra, affinché la spinta del 5 aprile non si esaurisca: una continuità organizzativa e politica, per garantire che il movimento per la pace, in formato ampio e partecipato, cresca e si rafforzi nei prossimi mesi.
Stop Rearm Europe: fermiamo la follia del riarmo europeo
Il progetto da 800 miliardi per il riarmo dell’Ue è una minaccia concreta alla pace. Più armi, più eserciti, più soldi destinati alla guerra. Noi vogliamo un’altra Europa, un’Europa di pace, solidarietà e giustizia sociale. La campagna “Stop Rearm Europe” è già partita, con più di mille organizzazioni aderenti da 18 Paesi. L’obiettivo è costruire una grande mobilitazione europea che culminerà nella settimana del 21 giugno, in concomitanza con il vertice Nato all’Aja. Anche in Italia sono previste azioni e manifestazioni.
Un’importante riflessione riguarda il legame tra guerra, militarizzazione e autoritarismo. La repressione interna e la politica bellicista sono due facce della stessa medaglia. Non è un caso che le forze politiche che si oppongono al riarmo e alla prospettiva di guerra in Ue siano anche quelle che sostengono i 5 quesiti referendari per la difesa della democrazia attraverso la dignità del lavoro e il diritto alla cittadinanza per tuttə. È fondamentale collegare la lotta contro la guerra alla battaglia per i diritti e contro il dl “sicurezza”, che rappresenta un pericoloso passo verso una società sempre più autoritaria.
Il “Coraggio della Pace” non è stato solo un evento. È stato una chiamata all’azione, un momento di confronto e di costruzione. E ci lascia la certezza che la mobilitazione sta crescendo, la coscienza collettiva si sta rafforzando. Ora è il momento di agire. Il calendario delle mobilitazioni attraversa queste priorità: il 31 maggio manifestazione nazionale contro il dl “sicurezza”; l’8-9 giugno la partecipazione alle urne con 5 Sì ai referendum; a Roma il 21 giugno una manifestazione nazionale di “Stop Rearm Europe”. Date decisive. Ogni voce conta. Ogni azione fa la differenza.