
L’8 e il 9 giugno sono arrivati: la possibilità di modificare concretamente la condizione di milioni di persone tra qualche giorno potrà essere più di un’intenzione, più di un giusto obiettivo.
Questi sono gli ultimi giorni di una campagna elettorale bella, faticosa e generosa. Abbiamo incontrato milioni di donne e uomini in tutta Italia, nei luoghi di lavoro, nei mercati, nelle strade e nelle piazze. Persone alle quali abbiamo proposto di essere protagonisti del loro futuro, persone alle quali abbiamo chiesto di prendere parola insieme a noi.
Ci siamo impegnati nella campagna elettorale con la convinzione che è necessario produrre un cambiamento, che bisogna rimettere al centro un’idea di futuro e di democrazia nel segno dei diritti sociali, dei diritti civili e della partecipazione.
I referendum sul lavoro e il referendum sulla cittadinanza parlano a tutta la società italiana, ma soprattutto parlano ai milioni di giovani, sia nella loro condizione di lavoratori, sia nella prospettiva di essere futuri lavoratori, indipendentemente dalla loro condizione economica e dal luogo di nascita.
Il diritto a lavorare e a non essere licenziati illegittimamente, ad un giusto trattamento risarcitorio, a non essere ricattati nella precarietà, a lavorare in sicurezza, ad avere gli stessi diritti senza discriminazioni e sfruttamento, altro non è che un progetto di futuro che vuole sottrarre uomini e donne, giovani e anziani, ad una vita senza la speranza di riscatto.
Equità e uguaglianza sono le parole d’ordine della nostra proposta di futuro. Abbiamo scelto di farlo attraverso uno strumento della nostra democrazia costituzionale come quello del referendum abrogativo. Abbiamo scelto questa via perché abbiamo preso atto che la politica di chi governa, di chi ha governato, non è in grado, non è stata in grado, di parlare alle persone e alla loro condizione.
Questo non solo non è accaduto nel passato, non è accaduto soprattutto in questa fase in cui la maggioranza di governo non ha neanche provato ad aprire un confronto nelle aule parlamentari per legiferare nel senso dei quesiti referendari. Al contrario abbiamo sentito le dichiarazioni della seconda carica dello Stato, il presidente del Senato, La Russa, che invitavano all’astensionismo. Parole oggettivamente fuori dallo spirito della Costituzione sulla quale ha giurato.
Il nostro obiettivo è superare il quorum e far vincere 5 Sì per dare più diritti alle persone che vivono e lavorano nel nostro Paese.
Nel segno dell’equità e dell’uguaglianza, il voto è la nostra rivolta!