Jean-Luc Mélenchon, Ribellatevi! Verso la Rivoluzione del XXI Secolo, Meltemi, pagine 340, euro 20.

È uscita, pubblicata dall’editore Meltemi, la traduzione italiana del libro di Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise, “Faites mieux! Vers la Révolution citoyenne”, dal titolo “Ribellatevi! Verso la Rivoluzione del XXI Secolo”. Il libro uscito in Francia nel settembre 2023 è stato tradotto anche in spagnolo ed in inglese. Mélenchon sta effettuando un tour internazionale per pubblicizzarlo in Messico, in Canada, negli Usa – dove ha dialogato con Bernie Sanders – ed in Italia, dove è stato presentato al Salone del libro di Torino ed alla ex-Gkn di Campi Bisenzio.

Mélenchon, nel corso della presentazione, non ha risparmiato battute critiche ai Democratici italiani: “Gente che pensava di fare la cosa giusta: si sono messi la cravatta per rendersi rispettabili aderendo alla dottrina socialdemocratica, ma nel momento peggiore. Cioè quando non poteva più funzionare … La dinamica del capitalismo non può più produrre vantaggi per il popolo. E avete un partito che per non essere divisivo si chiama Partito democratico. Ma chi può dirsi ‘anti-democratico’? Tanto vale chiamarsi Partito-partito. È il vuoto che non convince nessuno”.

E, rivolto alla sinistra radicale, a proposito di insorgenze popolari anche spurie come è stata quella dei gilets jaunes che il suo movimento ha appoggiato senza esitazioni: “Per questo a voi in Italia dico che il movimento di Beppe Grillo non lo avete capito e avete fatto male”.

L’analisi di Mélenchon si è affinata in seguito al lavoro di inchiesta ed alle discussioni seguite alle tre grandi mobilitazioni popolari nel suo paese: il già citato movimento dei gilets jaunes, le manifestazioni e gli scioperi contro la riforma delle pensioni voluta da Emanuel Macron, e le rivolte delle banlieue del 2023 seguite all’uccisione da parte della polizia del giovane Nahel.

Il testo propone un’analisi politica di cui abbisogna l’azione di una sinistra di rottura, una teoria che dimostra come siamo entrati nell’era del popolo e della rivoluzione cittadina.

Si tratta di una riflessione densa che non possiamo certo riassumere in poche righe. La sua esposizione parte dalle nuove basi materiali della civilizzazione umana, segnata da un duplice raddoppio della popolazione mondiale in un secolo la cui maggiorana si è urbanizzata, e dalla mutazione del modo di produzione capitalistico. Il capitalismo non è più un sistema economico basato solo sullo sfruttamento del lavoro ma ha assunto un aspetto predatorio delle reti sociali e delle infrastrutture essenziali alla vita di tutti i giorni, con la finanziarizzazione della vita economica e il ritorno a forme di capitalismo rentier, una forma di accumulazione per spossessamento, con la nascita di una oligarchia; quel fenomeno che altri autori hanno chiamato il tecno-feudalesimo.

Emerge ai giorni nostri una nuova conflittualità sociale, che supera quella tra capitale e lavoro e diventa quella tra l’oligarchia ed il popolo. Un popolo che non è una costruzione politica prodotta dall’alto, come nelle tesi di Ernesto Laclau, ma il risultato di un’ampia mobilitazione intersezionale di una classe lavoratrice profondamente trasformata e molteplice dal punto di vista etnico, di genere, professionale, con una larga presenza di lavoratori della logistica e dell’informatica. Ceti popolari che complessivamente subiscono l’imposizione di rendite da parte dei gestori monopolistici delle reti oggi indispensabili per la vita quotidiana, da quelli delle piattaforme, dell’acqua, dell’energia, della mobilità.

L’autore mette al centro della sua analisi i meccanismi della crisi ecologica come acceleratori della Storia. Essi portano al fallimento non solo del modo di produzione capitalista ma di tutti i programmi e partiti politici che basano i loro progetti su una crescita senza fine. Con davanti a noi un tempo che scadrà a breve. Il collasso della civiltà umana sembra all’ora attuale come inevitabile se non si modifica radicalmente questa deriva. Il cambiamento climatico iniziato è irreversibile.

A Campi Bisenzio il leader francese ha poi spiegato perché ha accettato l’invito del Collettivo di Fabbrica dell’ex-Gkn: “I temi del libro riguardano anche quello che accade qui. Ci sono operai che stanno avendo la capacità di pensare a un progetto di riconversione produttiva. Se guardi con gli occhi di un capitalista, pensi: ‘Quanti soldi mi frutta? Sono abbastanza?’ Se invece guardi con gli occhi di un essere umano, allora pensi che queste persone, per difendere il loro lavoro, stanno progettando di produrre pannelli fotovoltaici. Perché conta il saper fare, bisogna guardare alla professionalità degli operai”.

Questo testo, scritto da uno dei pochi leader della sinistra europea che propone un nuovo pensiero strategico, rappresenta un importante contributo su cui dovremmo tornare a confrontarci.