Dopo un’attesa lunga più di due anni, è stato finalmente sottoscritto il rinnovo del Ccnl dei gestori aeroportuali. Un contratto firmato da Filt Cgil, Uiltrasporti e Ugl Trasporto aereo, che mette fine a una lunga e inaccettabile vacanza contrattuale. Un’intesa che contiene alcuni elementi positivi, ma che, lo diciamo con franchezza e onestà, non rappresenta quel salto di qualità strutturale di cui il settore avrebbe oggi un bisogno drammatico. Si è scelto di firmare per senso di responsabilità, non certo per completa soddisfazione.

Il contratto riconosce un aumento complessivo del trattamento economico di circa 415 euro al quarto livello, una una tantum da 1.800 euro, e una serie di ritocchi su indennità e welfare. Viene sbloccato l’ottavo scatto d’anzianità, viene riconosciuta l’indennità anche durante le ferie, e si registra un piccolo ma significativo miglioramento sulle maggiorazioni domenicali. È stato inoltre raddoppiato il contributo alla sanità integrativa, mentre il fondo previdenziale Prevaer è stato rafforzato. Sono passi avanti, ma non certo la svolta che ci si aspettava.

Tutto utile, tutto giusto, ma anche ampiamente al di sotto delle aspettative legittime dei lavoratori, dopo anni in cui i gestori aeroportuali hanno registrato una crescita esponenziale di traffico, profitti e dividendi per i propri azionisti. A fronte di risultati aziendali brillanti, il riconoscimento del lavoro delle persone rimane ancora troppo timido, quasi simbolico. Il lavoro in aeroporto è cambiato, è diventato più intenso, più esigente, ma il contratto non è riuscito a cogliere fino in fondo questa trasformazione.

I 210 euro di aumento reale, spalmati su tre anni, fino al 2027, non compensano il potere d’acquisto perso. Le nuove indennità restano marginali rispetto alla durezza del lavoro in turni h24, nei festivi e nei fine settimana. Il tema della revisione delle declaratorie e degli inquadramenti è stato rinviato. Alcune buone tutele ci sono, come su patologie gravi, conciliazione vita-lavoro, violenza di genere, ma non è sufficiente per parlare di svolta storica. La verità è che serviva, e serve ancora, una visione più larga, più coraggiosa, più strutturale.

Rimane l’assenza di una strategia vera su orari, carichi di lavoro, qualità dell’occupazione, valorizzazione del lavoro reale. Questo rinnovo affronta le urgenze ma lascia scoperti i nodi strutturali. E la sensazione diffusa tra i lavoratori è che il contratto parli troppo poco della realtà concreta dei piazzali, dei terminal, dei controlli, dei carichi, del peso della responsabilità, della fatica fisica e mentale quotidiana. E questo è un limite che pesa.

In questo quadro già complicato, la Fit Cisl ha scelto di non firmare. Ma non dopo un confronto pubblico, o una proposta alternativa. Semplicemente si è sfilata, senza spiegazioni credibili. Una scelta grave e incomprensibile, che sa tanto di tattica politica e molto poco di sindacato. Per mesi ha partecipato ai tavoli, condiviso bozze, costruito una posizione unitaria. Poi, al momento di decidere, ha fatto un passo indietro. Una decisione che ha sorpreso molti e che non ha prodotto alcun beneficio per i lavoratori.

Perché? Nessuna risposta. Nessuna alternativa. Solo un vuoto. E un danno per il fronte sindacale e per chi lavora. Invece di rafforzare la posizione collettiva, la Fit Cisl ha scelto di indebolirla, rompendo un’unità faticosamente costruita. Così non si rappresentano le persone, così si fa solo il gioco delle controparti.

La Filt Cgil, pur tra mille contraddizioni, ha deciso di assumersi la responsabilità della firma. Non ci nascondiamo: il contratto è lontano dalle nostre ambizioni. Ma firmarlo, oggi, significa fermare l’arretramento. Abbiamo detto no a flessibilità selvaggia, tagli su malattia e legge104, riduzione delle fasce notturne. Abbiamo ottenuto tutele nuove, anche se parziali. Soprattutto abbiamo aperto una battaglia sul recupero delle attività esternalizzate, per riportare sotto contratto centinaia di lavoratori oggi esclusi. È un obiettivo ambizioso, che richiederà tempo e determinazione, ma che segna una direzione chiara.

Non ci accontentiamo. Continueremo a lavorare per migliorare il contratto, garantirne l’applicazione piena ed esigibile, ridare centralità al lavoro reale, coinvolgere i lavoratori con un referendum che dia loro l’ultima parola. Vogliamo costruire un contratto vivo, che incida realmente sulla vita quotidiana nei luoghi di lavoro. Noi, Filt Cgil Venezia, ci siamo. Con critiche, proposte, con la volontà concreta di ricostruire un sindacato forte, credibile, indipendente. Capace di dialogo e pronto al conflitto, se necessario. Non siamo qui per accontentarci, ma per rappresentare davvero le persone che lavorano ogni giorno negli aeroporti.

Abbiamo firmato per rispetto dei lavoratori, e per continuare a lottare. Solo partendo dalla realtà quotidiana possiamo costruire, insieme, un futuro migliore per tutto il settore del trasporto aereo.