
All’inizio di giugno, un video drammatico ha immortalato le aggressioni a due importanti leader latinoamericani a Los Angeles. Il 6 giugno, David Huerta, leader della United Service Workers West (un’unità locale californiana del sindacato di servizi all’edilizia), affiliata a Seiu, è stato gettato a terra e arrestato dall’Immigration Control and Enforcement (Ice) federale, mentre cercava di monitorare la detenzione di lavoratori immigrati. Pochi giorni dopo, il 12 giugno, il senatore statunitense Alex Padilla è stato gettato a terra con la forza e cacciato da una conferenza stampa dell’Ice, dove stava cercando di interrogare la direttrice dell’Ice Kristi Noem. Sia Huerta che Padilla sono discendenti di immigrati messicani. Huerta è stato detenuto fino al 9 giugno e poi accusato di un reato grave che, se condannato, potrebbe costargli sei anni di carcere. Padilla è stato rilasciato senza essere incriminato, ma l’aggressione nei suoi confronti ha provocato l’indignazione nazionale dei leader del Partito Democratico.
Dopo l’incidente dell’Ice, Padilla ha parlato con fermezza in una conferenza stampa: “Se questo è il modo in cui il Dipartimento della Sicurezza Interna risponde a una domanda di un senatore, potete solo immaginare cosa stanno facendo ai braccianti agricoli, ai cuochi, ai lavoratori giornalieri nella comunità di Los Angeles, in tutta la California e in tutto il Paese”.
Padilla ha anche tenuto la sua conferenza stampa in spagnolo, riconoscendo che Los Angeles è una delle città più popolate di messicani al mondo. Prendendo di mira Los Angeles e la California, Trump sta cercando di umiliare un importante centro del potere politico dei latinos e la quarta economia – quella della California – più grande del mondo.
Il cambiamento demografico è stato ovviamente un fattore determinante in questa trasformazione, ma anche l’organizzazione politica intenzionale ha svolto un ruolo significativo. Le decisioni dei leader sindacali di trent’anni fa hanno un forte impatto su quelle di oggi.
Nel 1994, Pete Wilson, un repubblicano conservatore, si candidò alla rielezione a governatore. Per dare impulso alla sua campagna, contribuì a sponsorizzare la Proposta 187, un referendum statale anti-immigrazione. La legge statale proposta avrebbe demonizzato gli immigrati, portando persino all’espulsione dei loro figli dalle scuole, tra le altre misure draconiane. A quel tempo, i leader del movimento sindacale, in gran parte nativi, dovettero fare una scelta difficile: marciare con un movimento di immigrati in gran parte messicani o farsi da parte, temendo che marciare con manifestanti che sventolavano bandiere messicane avrebbe potuto allontanare i loro iscritti.
Fortunatamente, i leader hanno scelto di marciare con gli striscioni sindacali ben visibili. È stato un punto di svolta in California, che ha contribuito a creare un’alleanza tra il mondo del lavoro e latinoamericani e che ha trasformato la California in un solido stato “blu” democratico.
In risposta all’arresto di Huerta, tre giorni dopo, il 9 giugno, migliaia di sindacalisti si sono radunati presso il municipio di Los Angeles, insieme a decine di manifestazioni di sostegno più piccole in altre parti del paese.
Il tentativo di Donald Trump di usare l’esercito americano per celebrare il suo compleanno (come un piccolo dittatore despota) ha ispirato oltre duemila raduni “No Kings” in tutti i cinquanta Stati Usa il 14 giugno. Si stima che la partecipazione nazionale sia stata di oltre cinque milioni di persone. Alimentata dall’arresto scandaloso di Huerta e dall’aggressione al senatore Padilla, hanno manifestato 101 città e paesi della California con la più grande protesta a Los Angeles, con oltre 200mila persone.
Nonostante le proteste siano state forti e intense, non sono ancora riuscite a fermare i raid contro gli immigrati, né a fermare il ricorso all’esercito da parte di Trump per reprimere le proteste. Tuttavia, il 12 giugno l’amministrazione federale ha annunciato che avrebbe interrotto i raid in agricoltura, nel settore della lavorazione delle carni, nei ristoranti e nelle attività alberghiere. Questa inversione di tendenza non sorprende, data la struttura dell’economia statunitense e la sua dipendenza in alcuni settori dalla manodopera immigrata. Smaschera, inoltre, l’ipocrisia dei raid di Trump. Il presidente Usa ha sempre inquadrato i raid come un’azione contro “stupratori e assassini”. Invece gli obiettivi sono stati i lavoratori immigrati, pilastro di settori chiave dell’economia.
Prima delle elezioni di novembre, le autostrade della Central Valley in California, un’importante zona agricola, erano dominate da cartelli a sostegno di Trump. Ora, molte aziende della zona implorano il presidente di cessare i raid contro la loro forza lavoro, perché non saranno in grado di fare i loro raccolti.
Fermare le azioni tiranniche di Trump e i suoi tentativi di schiacciare la democrazia è una sfida che non abbiamo mai visto nella nostra vita. Mentre i tribunali hanno bloccato con successo molte delle azioni esecutive del presidente, la Corte Suprema da lui personalmente designata ratificherà in ultima analisi molte delle sue decisioni.
Le elezioni di medio termine del 2026 determineranno il controllo della Camera e del Senato. Data l’impopolarità degli attacchi a programmi sociali come Medicaid e Previdenza Sociale, i Democratici potrebbero prendere il controllo della Camera dei Rappresentanti. Ciò potrebbe porre un freno ai peggiori eccessi di questa amministrazione.
La portata e il numero di manifestazioni contro il programma di Trump sono un segnale di speranza. La partecipazione è più che triplicata (da 5 a 15 milioni di persone) rispetto a un momento analogo del suo primo mandato. Ma come ha sottolineato Faye Gunther, leader della sezione locale 3000 (Washington State, Oregon, Idaho) dello Ufcw (commercio alimentare e al dettaglio, sanità, macellazione, cannabis e altri), “…se non sfruttiamo questa opportunità per costruire un potere duraturo, allora stiamo solo perdendo energie. Quindi, mentre siamo là fuori a marciare, dobbiamo anche organizzarci. Organizzare i nostri colleghi, i nostri compagni di studio e i nostri vicini. È così che costruiamo il potere per fermare gli aspiranti re”.
Il movimento sindacale statunitense non vanta una lunga storia di scioperi politici come invece la maggior parte dei paesi europei. Tuttavia, lo sciopero non è un concetto completamente estraneo. Si sta discutendo sempre più su cosa sarebbe necessario fare per frenare e indebolire gravemente Trump. Un esempio significativo negli Stati Uniti è il nostro sindacato dei lavoratori portuali della costa occidentale (Ilwu), che vanta una lunga storia di scioperi e paralisi nei porti a sostegno della liberazione del Sudafrica e della democrazia in Corea del Sud.
Uno sviluppo promettente negli Stati Uniti è la coalizione “May Day Strong”, una rete nazionale di sindacati e organizzazioni comunitarie che si sta preparando per le azioni del Labor Day, Primo Maggio, nell’ambito di #SeptemberSolidarity. Forte del potente sindacato degli insegnanti di Chicago, la coalizione sta cercando di rafforzare la capacità di lotta dei lavoratori sviluppando una strategia congiunta con i sindacati nazionali dell’istruzione, i sindacati federali, i lavoratori della logistica e l’Afl-Cio.
La storia delle lotte contro la dittatura in altri paesi dimostra che il movimento operaio è una delle poche forze dotate del potere strutturale necessario per trasformare la società. Quando i lavoratori si uniranno e si impegneranno in scioperi e proteste di massa, prevarremo contro Trump e i sostenitori del Maga. Per il bene della democrazia e dei diritti umani, speriamo che quel momento arrivi presto.
(17 giugno 2025. Traduzione di Leopoldo Tartaglia)