Intervista ad Alberto Negri

Grande è il disordine sotto il cielo, la situazione è tutto fuorché eccellente. Per avere una bussola e orientarci nel caos delle guerre che infestano il pianeta con tutto il loro portato di orrori, morti e distruzioni, ci rivolgiamo a uno degli osservatori più acuti della politica internazionale, l’inviato di lungo corso Alberto Negri, per decenni firma del ‘Sole 24 Ore’ ed oggi imprescindibile editorialista de ‘il manifesto’.

Sono giorni di tregua. Ma il conflitto è davvero finito?

“Il conflitto non finisce con la tregua in Iran. Tra l’altro le parole di Donald Trump al vertice Nato all’Aia fanno capire quanto siano confusi gli Stati Uniti. Prima il presidente americano dice: ‘Potremmo negoziare con gli iraniani’. Poi si corregge: ‘Non c’è nulla da negoziare. Abbiamo distrutto il loro nucleare’. Ma davvero qualcuno può pensare che una tregua risolva i problemi del Medio Oriente, dell’Iran, della Palestina, di Gaza? C’è una sola certezza in questi trent’anni di guerre, dall’Afghanistan all’Iraq alla Libia, nessuno di questi paesi è mai stato pacificato, perché dopo presunti cessate il fuoco, presunte guerre vinte, non c’è stato un trattato, un accordo, una conferenza internazionale. Sembra che la parola diplomazia sia stata eliminata dal vocabolario”.

Donald Trump parla e tutti lo stanno a sentire, come fosse una voce divina. Dove è finito il fisiologico confronto politico fra gli Stati, a partire da quelli occidentali?

“Un interrogativo che fa da premessa: Trump è veramente protagonista dello scacchiere internazionale o è solo un pupazzo? Il presidente Usa ha bombardato l’Iran perché ce l’ha tirato dentro Netanyahu. Come è andata? Gli Stati Uniti hanno trattato per sessanta giorni sul nucleare, poi si sono messi d’accordo con gli iraniani di incontrarsi in Oman. Ma tre giorni prima dell’appuntamento Netanyahu attacca l’Iran e chiede l’aiuto di Trump, dicendogli ‘da soli non riusciamo a distruggere il nucleare, abbiamo bisogno dei vostri cacciabombardieri e delle vostre super bombe’. E Trump dà l’ordine di attacco. Subito dopo impone una tregua, ma deve frenare sia Israele che l’Iran perché nessuno dei due obbedisce. Soprattutto perché i piani di Netanyahu ovviamente andavano ben oltre, voleva un cambio di regime, non a caso era stata messa nel mirino la guida suprema Khamenei. A quel punto Trump, forse frenato da qualche consigliere di Washington, si è fermato. Avrà detto: ‘Tutte le volte che abbiamo fatto un cambio di regime, si è risolto in un disastro’. Però questa tregua non pone certo fine alle questioni e ai problemi mediorientali, è un’illusione”.

L’impressione è quella di essere spettatori di decisioni prese altrove. Soprattutto per l’Europa c’è la possibilità di recuperare un minimo di autonomia?

“La risposta europea è quella di governanti senza alcuna dignità, basta ascoltare le orribili parole pronunciate dal neo segretario della Nato, Mark Rutte, che si è prostrato davanti al presidente americano, nemmeno fosse il più servile dei camerieri. Penso che i fondatori dell’Unione europea, persone come De Gasperi, Adenauer, Monnet, si sarebbero vergognati a sentire Rutte. Ma i capi europei non si sono vergognati, molti hanno scelto il silenzio e tutti hanno sottoscritto un accordo che impegna a investire il 5% del Pil per la difesa. Un impegno che nessuno potrà sostenere, forse solo la Germania. Il problema però non è solo destinare il 5% al riarmo, lo facciamo perché temiamo di essere invasi dalla Russia… Va da sé che a Trump non importa nulla. Anzi, con Putin sono diventati quasi amici. Il Kiel Institute, un importante istituto economico tedesco, rivela che fra marzo e aprile gli Stati Uniti non hanno versato neppure un dollaro per gli aiuti militari all’Ucraina. Quale è il vero risultato del vertice Nato? Che la difesa dell’Ucraina peserà sulle spalle degli europei”.

Intanto il presidente israeliano continua a massacrare i gazawi.

“I leader europei sono indegni e inaffidabili. Non riescono a capire quello che succede. Se per due anni lasci fare a Netanyahu quello che ha fatto nella Striscia di Gaza, gli stai dando mano libera per incendiare il Medio Oriente e attaccare anche l’Iran. Il massacro di Gaza ha conseguenze politiche, la prima è l’attacco israeliano a Teheran. Il mattino dopo è uscito un mio articolo su ‘il manifesto’, in prima pagina, che spiega come sia imminente una nuova guerra del golfo. Siamo stati gli unici. Del resto Netanyahu non ha avvertito nessuno, nemmeno Trump, figuriamoci gli europei…”.

Già, Trump parla di due settimane per decidere e invece agisce subito…

“Trump ha detto deciderò ‘entro due settimane’, non ‘fra due settimane’. Il giorno stesso sono uscito con un post per chiedere: ‘Secondo voi Trump può forse dire di no a Israele?’. È del tutto evidente che non gli può dire ‘no’, perché è Israele a comandare Washington. Non viceversa. È Netanyahu che decide, che detta l’agenda, l’ha fatto con Gaza e anche con l’Iran. Intanto i governi europei hanno deciso di mettere altre sanzioni alla Russia, il cui capo è un ricercato dalla Corte penale. Risulta forse qualche sanzione anche per Israele, governata da un altro ricercato dalla Corte penale internazionale? Neanche una sanzione in due anni. Non solo non contiamo nulla, siamo inutili. Ma siamo complici del massacro dei palestinesi”.

Che fine farà la Nato?

“Nel 2019 il presidente francese Macron aveva dichiarato la Nato in coma celebrale. Se Putin non avesse invaso l’Ucraina, probabilmente oggi della Nato non si parlerebbe. Era diventata un ente sostanzialmente inutile, aveva incassato una sconfitta clamorosa in Afghanistan. In quella missione non erano coinvolti solo gli Stati Uniti, anche tutti gli altri. E la fuga da Kabul era stato il de profundis dell’Alleanza atlantica. Senza Putin la Nato sarebbe già morta, una sorta di consesso lasciato a dotti analisti per dire il nulla. Invece è stato resuscitato il nemico sovietico, russo, l’impero rosso”.

La Spagna ho osato frenare sul riarmo…

“Ora gli Stati Uniti dicono che raddoppiano i dazi alla Spagna, che fa parte dell’Ue… quanta insipienza nelle parole di questi leader. A tal punto che viene da pensare: ma sono veramente capaci di governare il mondo? Io qualche dubbio ce l’ho”.

Evocare Hiroshima e Nagasaki non fa venire i brividi?

“Mai nessun presidente americano negli ultimi ottant’anni ha fatto discorsi del genere. Stai evocando la distruzione completa come soluzione dei problemi? Non c’è umanità, né alcun acume politico. Trump lo aveva già dimostrato nel 2018 cancellando l’accordo fatto da Obama sul nucleare iraniano, rinunciando di fatto a controllarlo. Ma oggi il problema non è solo il nucleare iraniano, è quello dell’India, del Pakistan, di Israele, della Corea. Tutti paesi che non hanno mai firmato il trattato di non proliferazione. Almeno l’Iran lo aveva firmato, infatti c’erano le ispezioni dell’Aiea. Così oggi ci sono altri paesi che vogliono l’atomica per non essere attaccati, a partire dalla Turchia e dall’Arabia Saudita. Un leader minimamente lungimirante dovrebbe parlare di non proliferazione, non evocare Hiroshima e Nagasaki”.

Negri, che cosa c’è dietro l’angolo?

“Gli scenari futuri non sono facilmente prevedibili. Dobbiamo monitorare con attenzione tutti i quadranti, a partire dal Mediterraneo e dall’Ucraina. Ad esempio, cosa faranno gli stati arabi? Accetteranno l’egemonia israeliana ed entreranno tutti nel ‘patto di Abramo’? Poi attenzione alla Cina, perché è il miglior cliente del petrolio iraniano e saudita, ed ha l’obiettivo di Taiwan. Dovremo vedere anche quello che accadrà da altre parti del mondo, con la consapevolezza che l’Occidente conta 1/4 dell’umanità. Gli altri 3/4 hanno già fatto capire di non avere alcuna fiducia in noi, infatti sono nati i Brics. E questo potrebbe profilare un ordine mondiale diverso, anche dal punto di vista economico e finanziario”.

Nel mentre impera la disinformazione e i pacifisti vengono criminalizzati…

“Non siamo disinformati, piuttosto imbevuti di propaganda, questo è il problema. Passa un solo tipo di informazione, una sola versione della storia. Quella di Israele è un’ideologia di fine ottocento, nazionalismo e colonialismo insieme, questo ha fatto negli ultimi decenni nei territori palestinesi. Una versione aggiornata e più tecnologica di quello che è stato il colonialismo inglese, francese, tedesco, italiano, ecc. Ma dobbiamo guardare avanti. E allora faccio una provocazione: invece di due popoli e due Stati di cui si parla da cinquant’anni senza fare un solo passo avanti, si crei un unico Stato, lo si chiami pure di Israele, però con dentro tutti i palestinesi, con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Tutti cittadini. È una provocazione certo, ma dobbiamo partire anche da quella. Non siamo spettatori di qualcosa che accade in una lontana galassia. Non mi stanco di ripetere che quello che viene fatto oggi ai palestinesi un giorno potrebbe accedere anche a noi. Guardate come si sono prostrati i leader europei di fronte a Trump. Lui magari non ci bombarderà, si accontenterà dei nostri soldi per le armi fatte negli Usa, e di farci pagare il debito americano che ha raggiunto proporzioni innominabili. A tal punto che ci vorrebbero due secoli per poterlo ripagare”.