
Il Contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto Sanità 2022-2024, discusso all’Aran, non è stato firmato dalle sigle Fp Cgil, Uil Fpl. I sindacati come Nursind, Cisl Fp, Nursing Up e Fials hanno firmato, ma non hanno raggiunto la maggioranza necessaria all’Aran.
Per Fp Cgil si tratta di una proposta a risorse invariate rispetto al passato: pochi euro di aumento mensile sulle indennità (+5-12 euro lordi), senza un contrasto significativo all’inflazione, e carenza di risorse per i diritti contrattuali; oltre a una “garanzia” di un “aumento medio lordo di circa 172 euro mensili” ma calcolato al netto dell’inflazione reale (quasi +17,2%), restano dunque solo 50-60 euro netti, depurati della vacanza contrattuale e di arretrati che non verranno erogati se non per l’anno 2024.
A coloro che durante il covid sono stati chiamati eroi, mancano risorse per valorizzare le indennità, progressioni di carriera e riconoscimenti delle competenze specialistiche.
Il comparto Sanità è composto non solo dal ruolo di infermiere ma anche da altri sette profili professionali che non vedono, come per il primo, nessun riconoscimento e definiscono oltretutto delle importanti debolezze del quadro normativo, tra cui nessuna tutela per il part-time, per caregiving e per l’assistenza a familiari fragili (il settore vede per oltre l’80% la presenza di donne lavoratrici). L’inserimento della previsione dell’aumento prevede un incremento dell’orario obbligato (pronta disponibilità fino a 10 turni/mese), per lavoro aggiuntivo esclusivamente per il personale infermieristico. Continuano a persistere problemi su pause, ferie pregresse, forme di tutela (patrocinio gratuito, welfare, psicologia), infine i buoni pasto non riconosciuti strutturalmente ma con differenziazioni sulle turnistiche.
Per Fp Cgil l’intesa proposta è un rinnovo al ribasso, privo di risorse serie ed elementi di tutela concreti. Si è già ricevuto dalla parte datoriale (il governo) un secco no ad incrementi effettivi, fatto che ha bloccato la contrattazione.
Preoccupante è l’idea del nuovo modello contrattuale del Pubblico impiego in cui non vi è autonomia di contrattazione rispetto alle risorse, ma vincoli economici precostituiti e anticipati con atti normativi preventivi che esautorano il ruolo sindacale. Infine, si ritiene che tale contratto vada a minare anche un’idea di salute, in quanto il settore Sanità vive una crisi profonda di perdita di nuove leve per le professioni, ed emorragia di personale che si riversa nel privato, più appetibile economicamente e per i rischi e attività che si svolgono.
Come Fp Cgil si andrà avanti con le mobilitazioni, assemblee e iniziative trasversali per la riapertura del tavolo di un contratto nazionale (quello firmato da Cisl, Nursing Up, Fials, Nursind è già scaduto) che sia dignitoso.
Nel 2021 si era riusciti a fare un buon lavoro di rinnovo e anche nel 2019, perché oggi no? Forse perché le risorse ad oggi devono essere indirizzate per cose meno nobili, tra cui le spese militari e gli armamenti. Rispetto alla tutela della salute, il governo ha scelto la guerra.