Usa: il movimento contro le armi ad un bivio - di Graham Shelor

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E' il 3 aprile in una soleggiata Tampa, Florida, alla scuola superiore Howard W. Blake. Sei studenti si trovano in un’aula di storia americana debolmente illuminata. Sulle pareti diversi poster, non solo sulla storia, ma anche slogan come “sanità per tutti” o “la lotta di classe non ha confine”. E’ l’aula solitamente utilizzata per le riunioni dei Giovani socialdemocratici d’America (Ydsa) della scuola, un gruppo impegnato nell’attivismo di sinistra ed estrema sinistra e nell’educazione socialista. I sei si incontrano per cominciare ad organizzare una marcia contro la violenza armata, un tema molto caldo negli Stati Uniti, prevista per il 20 aprile.

L’organizzazione di iniziative contro le armi è diventata qualcosa di usuale nelle scuole superiori degli Usa. Il 14 febbraio, è sorto il presupposto per queste marce contro le armi. Diciassette studenti di scuola superiore sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco durante l’orario di lezione da un ex studente diventato terrorista suprematista bianco nel campus della Marjorie Stoneman Douglas High School a Parkland, Florida. Per molti questa è stata l’ultima goccia di una serie di violenze iniziate con il massacro alla scuola superiore di Columbine nell’aprile del 1999. Migliaia di persone sono morte per assassinii di massa commessi da furiosi uomini bianchi in spazi pubblici degli Stati Uniti.

La gente si è rapidamente organizzata dopo Parkland, e marce contro le armi si sono svolte in tutti gli Stati per tutti i mesi di febbraio e marzo. Il movimento degli studenti si è fatto conoscere come “marcia per le nostre vite” (Mfol), appoggiato da numerose celebrità e politici, con principali leader studenti sopravvissuti al massacro di Parkland come Emma González e David Hogg. Di recente, il 24 marzo, Mfol ha tenuto un gigantesco raduno nella capitale, Washington, con molti studenti che hanno preso la parola, esibizione di icone popolari e la presenza di influenti attivisti. Un movimento virale è stato lanciato sui social media opportunamente chiamato #Neveragain (mai più), ispirato dalla campagna #Metoo, promossa dalla Marcia delle donne, che solidarizza con Mfol.

Per quanto forte sia stato il movimento ad assicurare che il dibattito sulla violenza armata rimanesse all’attenzione generale, mobilitando i teenager e aiutandoli a trovare la loro voce per chiedere il cambiamento, i militanti di Ydsa della scuola Blake ne hanno anche individuato i limiti. Per dimostrare che le istanze di centro-sinistra del Mfol non sono abbastanza radicali, Ydsa ha proposto alcuni punti di unità per la propria Marcia del 20 aprile per differenziarsi e proporre il tema delle armi nei suoi effetti verso tutti i gruppi sociali: anticapitalismo, credibilità della polizia, giustizia per gli immigrati e le comunità nere, riforma della salute mentale, lotta al nazionalismo bianco.

La tempistica del Mfol, che ha preso spazio dopo il massacro in una scuola di una città per l’84% bianca e con un reddito medio di oltre 131mila dollari, la dice lunga sulle relazioni razziali negli Stati Uniti di oggi. “Le cose che stanno succedendo sono legate a come la maggior parte della gente si muove improvvisamente per risolvere i problemi quando riguardano soprattutto i bianchi – spiega Andy Villegas, un ‘anziano’ della scuola superiore Blake – ma le sparatorie colpiscono continuamente le scuole frequentate dai neri, o li colpiscono più in generale nei luoghi pubblici”.

La gente di colore ha lottato per anni per le stesse cose, ma i giovani bianchi sono in una posizione di privilegio, che consente loro di alzare la voce con risorse molto più grandi. Questo, quindi, mostra cosa ci vuole per portare temi all’attenzione degli americani. Certo, la gente di colore ha più spesso messo in evidenza la brutalità della polizia e il suo abuso nell’uso delle armi e del potere. Non si trova questa enfasi nel movimento Mfol, dove ci sono persone che ringraziano la polizia per il suo servizio armato a difesa dei cortei. Come dice Villegas, “Mfol dovrebbe essere più inclusivo delle idee altrui. Non dovrebbero ignorare la brutalità della polizia, soprattutto riguardo agli assassinii di giovani di colore”.

Su altri temi la Blake sta cercando di mostrare con i suoi punti di unità che questo movimento non può fare molto nella sua connotazione attuale. Come socialisti, dobbiamo dare la giusta direzione all’organizzazione degli studenti, chiedendo cambiamenti che riguardino tutti e puntando alle variabili nascoste che portano a questo tipo di violenze. “Speriamo che i ragazzi coinvolti in Mfol continuino a mobilitarsi - dice ancora Villegas - ma devono cercare di cambiare direzione: dalle istanze finora proposte dovrebbero sforzarsi di mettere in luce temi come la lotta al nazionalismo bianco, al militarismo e al potere delle imprese”.


 

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