Tre leggi di iniziativa popolare da firmare - di Alfonso Gianni

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Cancellazione del pareggio di bilancio in Costituzione, abolizione delle leggi della “buona scuola”, introduzione di una legge elettorale proporzionale.

Mentre il quadro politico del dopo 4 marzo oscilla fra elezioni subito e, nelle ultime ore, la formazione di un governo Lega-5Stelle con la “critica benevolenza” di Berlusconi - il cosiddetto “nuovo” che nasce grazie al via libera del più vecchio tra i ceti dominanti da decenni nel nostro paese - prosegue la raccolta delle firme per tre leggi di iniziativa popolare (Lip) lanciate dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale. Lo stesso che aveva guidato la lotta contro la deforma costituzionale di Boschi e Renzi, sconfitta nel referendum popolare del 4 dicembre 2016.

Le Lip sono una delle forme con le quali “il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno 50mila elettori, di un progetto redatto in articoli” (art. 71 Costituzione). L’ultima modifica regolamentare del Senato, per quanto criticabile, ha introdotto una novità importante: l’obbligo per il Parlamento di esprimersi con un voto sulle Lip, che quindi non rischiano più di finire in fondo a un cassetto come è successo negli anni passati.

Per questo è importante - abbiamo tempo fino a luglio – che si raggiunga l’obiettivo delle 50mila firme, meglio 60mila, per evitare che errori sempre possibili possano invalidare la proposta. Il sovrapporsi della campagna elettorale, il suo risultato deludente per la sinistra, la scarsa sensibilità dimostrata da alcune grandi organizzazioni di massa fra le quali, purtroppo, la stessa Cgil, con l’eccezione di alcune categorie, ha aumentato le difficoltà della raccolta di firme, che comunque dobbiamo assolutamente raggiungere entro l’estate.

Il contenuto delle Lip riguarda tre grandi temi: la cancellazione del pareggio di bilancio in Costituzione; l’abolizione delle leggi cosiddette della “buona scuola”; l’introduzione di una legge elettorale proporzionale. Per quanto gli argomenti siano diversi, non dovrebbe sfuggire il legame che li unisce.

L’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, pudicamente chiamato “equilibrio di bilancio”, venne deciso nel 2012 su iniziativa del governo Monti, e ottenne una maggioranza parlamentare superiore ai due terzi, impedendo così il ricorso al referendum. Si disse che ce lo chiedeva l’Europa. Ma non era vero. La Ue ci ha imposto e ci impone restrizioni di bilancio, ma non ha mai esplicitamente preteso una modifica costituzionale. Infatti in altri paesi della Ue non è avvenuta. E’ stato quindi un di più, voluto dal governo di allora per dimostrare un’assoluta fedeltà alle logiche rigoristiche della governance europea.

In pratica si è introdotta in Costituzione una norma che impedisce in partenza una spesa in deficit da parte dello Stato, particolarmente necessaria nei momenti di crisi quale quello attuale. E’ come se si fosse cancellata la teoria, e le politiche di tipo keynesiano, dalla Carta fondamentale. Il che è un assurdo dal punto di vista giuridico-costituzionale, oltre che economico. Ma è perfettamente coerente con le politiche di smantellamento e di privatizzazione degli istituti dello stato sociale, di riduzione della spesa pubblica, di prevalenza del pareggio di bilancio sul soddisfacimento dei diritti fondamentali delle persone, che invece la Lip considera prioritari.

La cancellazione della cosiddetta “buona scuola”, che porta ad un’aziendalizzazione dell’istituto scolastico con la trasformazione autoritaria della figura del preside in una sorta di manager, e che spinge ad un’assurda alternanza scuola-lavoro, è quindi coerente con una lotta contro le privatizzazioni, e in particolare contro l’asservimento dell’istruzione alle esigenze momentanee del mercato del lavoro. Proprio le trasformazioni di quest’ultimo richiedono la formazione di un cittadino capace di attività diverse lungo l’arco della vita, e soprattutto attivo nella difesa e nell’allargamento della democrazia.

L’utilità di una legge elettorale proporzionale, la terza Lip, si chiarisce proprio alla luce di quanto sta succedendo. Il parlamento ha prodotto il Rosatellum, in cui sono evidenti nuove violazioni costituzionali e distorsioni maggioritarie, in primis quella della libertà di voto, nella illusione di favorire la governabilità. Come si è visto dopo il 4 marzo, si è ottenuto il risultato opposto. In realtà solo una rappresentanza effettiva della volontà politica dei cittadini, conseguita attraverso una legge proporzionale, può poi permettere la costruzione di parlamenti autorevoli e di governi solidi.

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