Le lotte e una chitarra - di Claudio Zucchellini

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Pubblicato grazie a un crowdfunding “A cosa può servire una chitarra” di Flavio Carretta, a cura di Edoardo Frassetto, progetto grafico di Margherita Baccega, pagine 143, stampato presso Printbee.it, Noventa Padovana. Viene distribuito in occasione delle varie presentazioni. 

Un garofano (rosso naturalmente) con cinquantadue petali. Ventisei ritratti disegnati da ventisei amici di Flavio Carretta: su Flavio militante, sindacalista (Segretario Fiom Cgil di Treviso negli anni ’70-‘80, anni di lotta dura), promotore d’arte e artista. E ventisei ritratti di Flavio sui ventisei amici, militanti, sindacalisti, promotori d’arte e artisti.

Un gioco di specchi. Specchi non deformanti. Un gioco di specchi militanti. Dal caro, intimo amico Claudio Lolli (il titolo del libro è tratto da una delle sue più celebri canzoni) a Paolo Capodacqua (che di Lolli è stato il chitarrista “storico”), da Paolo Pietrangeli a Gualtiero Bertelli, da Luigi Grechi a Marino Severini (Gang) e ad Alberto Cantone, solo per fermarsi ai più noti. Ma ci sono anche altri, che con passione e dedizione disegnano la vita con le note e con le parole in nota.

Sì, un mondo di note e parole, colori e atmosfere, sentori e dolori, esperienze, ricordi che si “fondono, confondono e infine rifondano” (per richiamare ancora una volta Claudio Lolli) il mondo del sentire, dell’ascoltare, del guardare. Del provare a capire. Il mondo del sindacato, dell’Anpi, della società civile. Ma non solo.

Soprattutto un universo di pulsioni e pulsazioni. Un universo animato e percorso, sotto traccia e carsicamente, dalla progettualità dei “malinconici forse ma mai rassegnati” (Claudio Lolli non lo scordiamo mai). E poi amici, cari amici, amici di sguardi, di viaggi, di “ombre”, come dalle sue parti, a Treviso, si chiamano i bicchieri di vino da bicchierata. Insomma un argine contro l’inciviltà e il disamore.

Chi non conosce Flavio conclude che sì, Flavio è un militante convinto e inarrestabile. Militante in fabbrica, militante sul territorio, in trattoria, intorno a un palco, inventore di palchi. Poi ci pensa. E si accorge, inevitabilmente, che Flavio è una persona sensibile e buona, cui è bello e inevitabile voler bene.

Così conclude – chi non lo conosce – che in fondo Flavio è anche una persona fortunata ad aver incontrato persone che si sono intrecciate in questo voler bene. In questo volersi bene. E che gli vogliono così bene. Un bene che è bello pensare spinto e portato, sostenuto e sospirato da note e canzoni che possono abbracciare il mondo. E tutti noi. Ne ha bisogno il mondo. Ne ha bisogno ciascuno di noi.

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