Disumanità e razzismo. Ora basta! - di Giacinto Botti

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Ancora una volta la morte di un bracciante, profugo e immigrato, sfruttato, bruciato vivo nel ghetto senza luce e acqua di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro. La fine violenta di Moussa Ba, come tante altre, è una morte annunciata che pesa come un macigno su tutti i governanti e i politici, di ieri e di oggi. Siamo di fronte a una tragedia profonda che riguarda milioni di essere umani, che fuggono dalle loro terre devastate da guerre e carestie. Persone alla ricerca di un futuro migliore, che vengono a morire nel nostro “bel paese” e in un’Europa cieca e irresponsabile. Questo chiama tutti noi a responsabilità morali.

Si piange ipocritamente l’ennesimo morto senza chiedersi perché oltre 30mila esseri umani siano morti nel mare nostrum, ben oltre duemila solo nel 2018, nonostante lo sbandierato drastico crollo delle traversate, e mentre i profughi intercettati dai libici vengono ricacciati nelle carceri libiche, a subire torture e morte. Grave è la responsabilità dei governi di centrosinistra in questa deriva disumana, per aver assecondato l’onda nera invece di contrastarla. Non ci sarà umanità sino a quando non penseremo che quei morti sono nostri morti. Non ci sarà coscienza diffusa finché non capiremo che nessuna madre metterebbe i propri figli su barconi fatiscenti, se l’acqua non fosse più sicura della terra da dove fuggono.

La redenzione delle “razze”, il pericoloso pregiudizio e il nuovo antisemitismo, l’omofobia e il sessismo “moderno”, il razzismo e la xenofobia che attraversano l’Europa e il paese vanno contrastati. Il sonno della ragione genera mostri. Il razzismo e il nazionalismo, fonti del fascismo, possono produrre la degenerazione di una civiltà europea faticosamente conquistata, mentre l’Italia del governo fascio-leghista rischia la lacerazione della secessione differenziata e la divisione sociale del “prima gli italiani”.

Per la Cgil, presidio antifascista dei valori costituzionali, è essenziale incrociare la lotta politica ed economica con quella valoriale e culturale, per far vincere un’idea alta di paese e di progetto solidale e di uguaglianza per il futuro. Un impegno sostenuto dal segretario generale Cgil nel suo intervento nella bella manifestazione di Roma. Occorre allora riportare l’attenzione positiva sul fenomeno epocale dell’immigrazione, non stancarsi di lavorare per impedire le tanti morti di profughi e di immigrati che segnano la cronaca italiana, né denunciarle per un sol giorno, lasciandole poi cadere nel dimenticatoio.

La Cgil, la Flai, le Camere del lavoro sono da tempo impegnate con generosità nel contrasto al caporalato, allo sfruttamento e al nuovo schiavismo. Ora tutta la Cgil, insieme ai movimenti, al volontariato, dovrebbe scendere in campo, organizzando una straordinaria risposta di massa della parte migliore del paese, a partire dalla manifestazione del 2 marzo a Milano. Perché la Cgil non è indifferente, né rassegnata. 

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