Omicidi bianchi, una piaga biblica - di Riccardo Chiari

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Anche nella settimana appena trascorsa il bollettino degli omicidi bianchi si è tragicamente arricchito. Solo nelle 48 ore fra mercoledì e giovedì si sono contate sei vittime e due feriti gravi, fra tetti che crollano sotto i piedi degli operai, camion e trattori che li travolgono, macchinari che li trascinano fra gli ingranaggi. Una strage continua, e si si va avanti così, alla media spaventosa di tre morti al giorno, festivi compresi, senza contare gli infortuni invalidanti.

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha fatto un amarissimo rendiconto della situazione: “Dall’inizio dell’anno i morti sono stati più di 200, e aumentano gli infortuni e le malattie professionali. Prevale ancora una cultura che vede nella salute e nella sicurezza non un investimento ma un costo, e si continua a morire come si moriva cinquant’anni fa. Si fa un gran parlare di era digitale e di tecnologie, di nuovi modi di lavorare, ma spesso i modelli organizzativi e le logiche sono altre. Su questo bisogna agire: c’è bisogno di investire di più in formazione e prevenzione. E sugli organi ispettivi”.

Da quest’orecchio però il governo non ci sente, o ci sente pochissimo. I segretari confederali di Cgil Cisl Uil, Rossana Dettori, Angelo Colombini e Silvana Roseto, hanno chiesto un incontro urgente al ministro del lavoro Luigi Di Maio. “Non si può perdere altro tempo – denunciano – è necessario intervenire e trovare soluzioni efficaci con investimenti sulla prevenzione e sulla formazione, rilanciando un tavolo di confronto tra il governo e le parti sociali”. Invece il governo ha annunciato un taglio delle imposte sul lavoro pagate dagli imprenditori, che in alcuni casi arriverà fino al 30%, senza specificare che sarà finanziato da un taglio di circa mezzo miliardo, in tre anni, ai fondi che incentivano gli imprenditori a migliorare la sicurezza.

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