A quando i diritti per i riders? - di Riccardo Chiari

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Per costruire insieme il futuro dei ciclofattorini, un futuro di dignità, diritti, tutele e sicurezza, è partita da Bari, Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino la campagna “No easy riders”, promossa dalla Cgil. In questo mese di luglio sono in programma numerose iniziative e volantinaggi, soprattutto davanti ai luoghi di lavoro abitualmente “frequentati” dai ciclofattorini, in prima fila Burger King e Mc Donald’s, senza comunque dimenticare i Runner Pizza spuntati come funghi, al pari di tante altre aziende il cui core business è la consegna di cibo a domicilio.

La Cgil ha deciso così di scendere in strada, facendo pressione sulle piattaforme del food delivery per denunciare lo sfruttamento dei ciclofattorini, e proporre al tempo stesso cornici legislative e contrattuali che assicurino diritti e tutele. “Per noi – ribadisce il sindacato di Corso d’Italia - è chiarissimo che queste prestazioni lavorative sono a carattere dipendente, ed è quindi fondamentale che rientrino nei contratti collettivi nazionali, a partire da quello della logistica. Tutto il mondo del lavoro deve avere stessi diritti e protezioni sociali, come una retribuzione equa, il diritto al riposo, alle ferie, al Tfr, alla disconnessione, alla previdenza, alla salute e alla sicurezza”.

La presa di posizione della Cgil, va da sé, è meritoria: un lavoro senza uno stipendio certo, senza sicurezze, e in dei conti senza dignità, è un lavoro che non può avere cittadinanza in un paese fra i più industrializzati del pianeta, e con una solida tradizione sindacale. Sono chiamate a rispondere le imprese, che a parole si dicono innovative, ma che nei fatti sono spesso chiuse a ogni evoluzione dei rapporti di lavoro. Ma anche il governo giallobruno deve dare risposte, e non limitarsi a promesse che vanno avanti ormai da mesi.

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