Il dado Knorr non si scioglie più a Verona - di Frida Nacinovich

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Per capire l’importanza dello stabilimento veronese di Sanguinetto, basta aprire il frigo e cercare la scatola dei dadi. Oggi ci sono le comode vaschette ‘cuore di brodo’, una gelatina vegetale versatile, senza glutine né glutammato, ottima per tutti i piatti. I tradizionalisti possono comunque scegliere il classico parallelepipedo, da sciogliere nell’acqua bollente. In entrambi i casi si può leggere sul fondo della confezione ‘stabilimento di Sanguinetto, via Roma 23, Verona’.

Da generazioni a generazioni un’eccellenza italiana nelle nostre pentole, seppur di adozione, visto che i tedeschi della Knorr nel secolo scorso avevano impiantato fabbriche nella penisola. Però quei dadi che ci hanno ammaliati da bambini nelle pubblicità tv, e che poi hanno insaporito i nostri piatti, lasceranno l’Italia e si trasferiranno ai confini occidentali dell’Unione europea, in Portogallo. Cambio di stagione, deciso da quel colosso agroalimentare e non solo che è Unilever, la multinazionale olandese-britannica che ha fatto incetta di marchi celebri, e che oggi ha un impero da 165mila addetti e produzioni di ogni genere. Qualche esempio? Dal cornetto Algida all’ammorbidente Coccolino, passando per i prodotti per l’igiene personale Clear, Mentadent, Dove, e persino il tea Lipton e la maionese Calvè.

A Sanguinetto non l’hanno presa bene, sia perché intorno alla fabbrica è nata una vera e propria cittadina, sia perché nel grande corpaccione della ‘factory’ saranno chiuse intere linee di produzione. Claudio Loris Sbampato lavora qui da trent’anni e guarda con amarezza al progressivo ridimensionamento. “All’inizio del nuovo secolo, quando fummo acquistati da Unilever, eravamo in più di trecento. Da allora, attraverso ‘riorganizzazioni’, prepensionamenti, e accompagnamenti - anche dolorosi - alla mobilità, siamo rimasti la metà. Ora ci ridurremo ad essere un centinaio, forse meno”.

Sbampato è reduce dall’ultima vertenza con la multinazionale, quella aperta contro il trasferimento della produzione del dado Knorr in Portogallo. “Più che di una vittoria parlerei di un’onorevole sconfitta. Unilever è molto sensibile alla pubblica opinione. In un’estate come questa, dove alcune grandi vertenze come Whirlpool e Mercatone Uno sono finite sotto i riflettori dei media, a partire dalle televisioni, non è stato difficile inserirci e dare visibilità alla nostra protesta”. Un faro acceso sui 76 lavoratori di troppo, ad opera di un’azienda che pubblicizza le sue produzioni ad ogni ora del giorno con robusti investimenti, facendo leva sulla familiarità e sulla tradizione di marchi di uso comune in ogni casa.

Un passo indietro. Sbampato, combattivo delegato della Flai Cgil, ricorda che non più di un anno fa c’era stata una vertenza legata a una trentina di esuberi. “Lo scorso inverno ci hanno fatto fare orari assurdi, anche sei turni notturni consecutivi. Ti lascio immaginare cosa possa significare avere solo la domenica per riposare in orari ‘normali’, arrivi a casa e crolli. Il motivo di questi ritmi lavorativi era l’esigenza di Unilever di riempire i magazzini, in vista del trasferimento della produzione”. Allora di Portogallo non si parlava. Con una battuta, si potrebbe dire che stavano facendo i portoghesi.

Veniamo all’oggi, Sanguinetto non chiuderà, continuerà a fare uscire dadi in gel, risotteria, brodo granulare, marmellate Santa Rosa. Partirà una nuova linea di produzione di maionese in tubo (la Kraft, ndr) che riassorbirà una quindicina di addetti. “Per l’altra metà di potenziali esuberi - spiega l’esperto sindacalista - è stato attivato lo strumento della ‘isopensione’, una sorta di scivolo, con la possibilità di abbandonare il lavoro e arrivare alla pensione addirittura con sette anni di anticipo. Anche io, che dovrei lavorare ancora tre anni e otto mesi, andrò in pensione”.

In definitiva, Unilever spenderà un sacco di soldi ma non tornerà sui suoi passi. “Oltre agli incentivi all’esodo - spiega ancora Sbampato - la multinazionale si è attivata con le aziende del territorio per una possibile ricollocazione degli addetti”. Sarà possibile l’eventuale assunzione presso lo stabilimento di Sant’Iria in Portogallo con sostegno logistico ed economico. I sindacati hanno lavorato bene, contenendo il danno. Certo, resta l’amaro in bocca nel vedere che più di sessant’anni di storia industriale - lo stabilimento di Sanguinetto era sorto negli anni del boom - se ne vanno pur lentamente in archivio, con i loro esperti operai. La palazzina dove venivano prodotti i dadi diventerà ben presto l’ennesimo pezzo di archeologia industriale, in un’Italia che avrebbe invece bisogno come il pane di incentivare le produzioni, specialmente nei suoi settori di eccellenza. “Se avessero usato gli stessi soldi che hanno investito per la diminuzione del personale per l’ammodernamento dello stabilimento, non ci troveremmo in questa situazione. Il limone è stato spremuto fino alla fine”.

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