I lavoratori delle costruzioni nelle piazze italiane per rilanciare il settore e il paese - di Giorgio Carnicella

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L’appuntamento del 15 novembre scorso, organizzato unitariamente dai sindacati delle costruzioni e dell’edilizia Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, si è svolto con iniziative in cento piazze italiane, presidi, volantinaggi, incontri con le istituzioni, per ribadire la richiesta al governo di intervenire con scelte chiare e misure concrete che riportino il settore al centro della politica, rilanciando così la competitività e la produttività di tutto il paese.

Mentre si svolgevano le manifestazioni era in corso una emergenza dovuta al maltempo, con acqua alta a Venezia ed eventi violenti su tutto il territorio nazionale, con inondazioni, frane, mareggiate sulle coste. Danni per decine di milioni di euro e lutti che segnano troppo spesso il nostro paese, da un lato per le conseguenze del riscaldamento globale, dall’altro per la fragilità di un intero sistema infrastrutturale e per la scarsa manutenzione del territorio.

La mobilitazione unitaria ha chiesto con forza di aprire un confronto complessivo con il governo, dopo il parziale confronto già avviato con il ministero delle Infrastrutture. Dopo gli annunci delle scorse settimane il sindacato si è mobilitato per capire i tempi e le modalità con cui si vuole intervenire per affrontare quella che è una vera e propria “emergenza costruzioni”, che in undici anni di crisi, la più drammatica dal dopoguerra e in assenza di un’idea di politica industriale, ha lasciato sul terreno 120mila imprese chiuse, e 800mila operai senza lavoro.

I sindacati edili hanno chiesto il rilancio delle infrastrutture, la riqualificazione e messa in sicurezza del territorio, la riforma delle pensioni e del fisco, un impegno più forte sulla legalità con il rafforzamento del Durc e della congruità, un inasprimento delle pene, una reale riforma del Codice degli Appalti che riduca il ricorso al subappalto e il numero delle stazioni appaltanti, e favorisca il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, per spazzar via la cultura devastante delle offerte al massimo ribasso.

In Lombardia, si è svolto un flash mob dei lavoratori sul ponte della strada statale 36 di Annone Brianza a Lecco, con lo scopo di sollecitare le istituzioni competenti a programmare la manutenzione preventiva delle opere, dei viadotti, dei ponti e delle strade. Un luogo simbolo: ci riporta alla data del 28 ottobre 2016, quando il ponte è crollato portandosi via una persona, Claudio Bertini di Civate, che è stato ricordato dai lavoratori e dalle lavoratrici con un minuto di silenzio. Ma la dimensione del crollo poteva avere ben altri esiti.

Non è più tollerabile che si ripeta la tragedia di Annone Brianza o il drammatico crollo del ponte Morandi a Genova con il suo pesante carico di morti e feriti. Il sindacato, nei diversi incontri con la Regione e con i Prefetti, non ha chiesto l’aumento delle risorse economiche da investire ma lo sblocco dei finanziamenti già approvati. Solo il 6% dei finanziamenti stanziati sono stati spesi per realizzare le opere. Dallo sviluppo della rete ferroviaria per lo spostamento di persone e merci, dal collegamento dei porti e aeroporti con la rete ferroviaria nazionale, dall’implemento delle opere infrastrutturali dei mezzi pubblici nelle città, dal completamento di alcune opere stradali come l’autostrada pedemontana, dal raddoppio di alcuni tratte ferroviarie, (Milano-Mantova, Bergamo-Monza, etc.), dal quadruplicamento della ferrovia Rho-Gallarate, transita lo sviluppo sociale ed equilibrato di un paese nell’alveo di un’economia circolare che sia compatibile con l’ambiente.

Il Piano del Lavoro della Cgil aveva individuato come proposta complessiva per la crescita e lo sviluppo del paese il tema dell’intervento pubblico. Semplificando, se si vuole costruire un nuovo modello di sviluppo, o se intendiamo fermare davvero il declino, contrastare la deindustrializzazione e riavviare una crescita, l’intervento pubblico per il governo dei processi economici è non solo necessario ma essenziale. Questo significa selezionare le politiche economiche e gli investimenti e scegliere un nuovo modello di sviluppo con al centro la cura del territorio, introducendo come priorità la sostenibilità ambientale delle grandi direttrici: aria, acqua terra e città verdi.

Manutenzione del territorio, consolidamento delle zone montane contro il rischio frane e alluvioni, investimenti sulla viabilità e sul sistema dei trasporti, messa in sicurezza degli edifici pubblici, riqualificazione del patrimonio edilizio: possono essere non solo un’opportunità di lavoro per il settore dell’edilizia e delle costruzioni, ma un’occasione per rilanciare l’intero paese.

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