Il sistema-mondo, la pandemia e il malsviluppo. Le alternative possibili - di Giorgio Riolo

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I.

La pandemia in corso ha svolto la funzione di evento catalizzatore, smascheratore-rivelatore dei tratti nefasti del malsviluppo, del neoliberismo, della logica di funzionamento del sistema capitalistico e del suo modello di sviluppo. Questi ultimi riassunti nella figura dell’apprendista stregone che non è più in grado di dominare gli spiriti che ha evocato. Riassunto nella scommessa faustiana, da patto col diavolo, del capitalismo smisurato, sfrenato, senza limiti.

In particolare, in Italia il Covid-19 ha svolto la funzione di mettere a nudo un Sistema sanitario nazionale rovinato da trent’anni di tagli micidiali alla spesa e dalla manomissione nella sua organizzazione e articolazione. In breve, dalla sanità pubblica, fondata sulla prevenzione, sulla medicina territoriale e sul medico di base come prima istanza fondamentale, alla sanità “ospedalocentrica” e “farmacocentrica”, con il soverchiante e molto profittevole concorso della sanità privata.

La pandemia ripropone la questione dell’unità di analisi minima della realtà, dell’essere-proprio-così del mondo, come sistema-mondo, e del conseguente modo di agire in questa realtà da parte di chi intende cambiare le cose, di chi è impegnato a non subire più le ingiustizie e i nefasti effetti di questo sistema. Ripropone la questione dell’uscita dal nostro atavico provincialismo italiano. Ripropone la questione della totalità, della vertiginosa accelerazione, nella nuova globalizzazione-mondializzazione in cui siamo immersi, dell’interdipendenza, della interazione dei vari momenti economici ed extra economici di questa totalità.

Non è lecito mai, ma ancor più oggi, separare l’economico, l’ecologico-naturale, il politico, il sociale, il culturale, l’antropologico, l’etico, il religioso-spirituale ecc. Tutti questi momenti sono in intensa interdipendenza, in forte interazione, in reciproco influsso. Il sistema mondiale capitalistico è un insieme multidimensionale, multilaterale, multifattoriale.

II.

La deforestazione, la manomissione e la manipolazione di ecosistemi delicati, e gli enormi allevamenti intensivi di animali per l’alimentazione umana (suini, polli, bovini ecc.) sono all’origine del sorgere e del mutare di virus patogeni nuovi per gli esseri umani. La recente pandemia Covid-19 da Sars-CoV-2 rientra in questa fenomenologia.

Fenomeni della eco-predazione ai fini dell’accumulazione e del profitto sfociano processualmente in un fenomeno sanitario esplosivo. La pandemia non è destino cinico e baro. Era annunciata. È il risultato della logica perversa del sistema. La sua enorme diffusione su scala mondiale, la mortalità indotta, l’enorme impatto sui vari sistemi sanitari, esistenti o non esistenti, come in molte aree del sud del mondo, le gravi conseguenze economiche e sociali in corso, la messa in discussione degli assetti democratici e politici e della convivenza umana, costituiscono un fenomeno inedito rispetto alle precedenti crisi sanitarie e alle precedenti crisi economiche.

Alla fine di maggio 2020 nel mondo le morti censite erano circa 350mila e i contagi 5,4 milioni. Ma tutto è comprensibilmente in difetto. Non solo i governi, a nord e a sud, hanno barato sulle cifre. Ma molto del reale vero sfugge alla rilevazione dei dati. Il mondo è molto più complicato di quanto in occidente, nelle élite del mondo, nei mass media, nelle istituzioni ufficiali viene rispecchiato, riflettuto, incasellato. Ricordiamolo sempre.

Dal “rovescio della storia”, dagli occhi delle periferie del mondo, ricordiamo un solo esempio. Ogni anno, soprattutto nel sud, a causa della tubercolosi ci sono circa 1,5 milioni di morti. Ma questo non fa notizia. Come il fatto che la malaria continua a mietere vittime nel sud e ogni anno sale verso il nord.

III.

La pandemia e la crisi economica ed ecologica globale ci costringono a un ripensamento globale della logica del sistema, del modello di sviluppo. Ritornano a essere molto pertinenti, nel contesto mondiale odierno, tutti i temi e i caratteri del movimento altermondialista e dei Forum sociali mondiali. Proprio nella fase storica della crisi e della fase discendente di detti fenomeni contemporanei. Questi temi sono l’ineguaglianza, la fame nel mondo, le privatizzazioni e le liberalizzazioni, l’ambiente e il cambiamento climatico, la terra e la biodiversità, il lavoro su scala mondiale, l’acqua, i beni comuni, la scuola e l’istruzione, il sapere e la conoscenza, il consumismo e lo spreco, ecc.

Al netto di molta retorica, e in alcuni casi di metafisica, in questo movimento, esso ha costituito un laboratorio prezioso in cui i temi posti e le alternative proposte, con una mobilitazione enorme di movimenti sociali, ong, sindacati, partiti, associazioni, persone singole, hanno prefigurato un nuovo modello di sviluppo. Come nuovo ordine mondiale, da qui il famoso slogan “un altro mondo è possibile”.

IV.

Il capitalismo, si dice, è sempre in crisi. Il corso normale degli affari è un’eccezione. Questo paradossalmente. Le grandi crisi capitalistiche hanno agito nell’accezione medica, greca, della nozione. Come fase di transizione a una riorganizzazione complessiva del modello di accumulazione, degli assetti proprietari, dei processi di produzione, delle tecnologie e del paradigma energetico (le cosiddette “rivoluzioni industriali”). Oggi più che mai.

La pandemia rientra nella generale crisi iniziata nel 2007-08, e pertanto più che affidarsi allo spontaneo modo di affrontare il passaggio da parte dei dominanti mondiali, delle oligarchie finanziarie e industriali, una mobilitazione è necessaria per una vera transizione. La Teologia della Liberazione ha parlato di “crisi di civiltà”, come sintesi complessiva della crisi economica e della crisi ecologico-climatica. La sintesi di giustizia sociale e di “giustizia climatica”, soprattutto per i popoli più esposti agli effetti nefasti del cambiamento climatico, dovrebbe essere anche la nostra, nel nord del mondo. La fase storica inedita risiede nel fatto che la lotta per la giustizia sociale oggi non può essere separata dalla lotta per la giustizia ecologico-climatica.

V.

Le alternative possibili entro un programma di breve e medio termine per le forze antisistema (movimenti sociali, sindacati, partiti, organizzazioni della società civile) sono molteplici e affrontano i tanti temi di cui si è parlato sopra. Qui per ragioni di spazio se ne indicano solo alcune.

1. Nella transizione ecologica e sociale, la proposta del “Green New Deal” fatta dai candidati democratici Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez è un punto di riferimento obbligato. Una corrente molto importante che prospetta una alternativa più radicale, nello spirito comunque di tenere assieme questione sociale e questione ambientale, è l’ecosocialismo o socialismo ecologico.

2. Un nuovo “patto sociale”, un rinnovato “piano del lavoro”, nel contesto contemporaneo affatto diverso da quello dell’Italia del secondo dopoguerra, è un altro versante decisivo. Il lavoro è uno dei “sud della pandemia”. La prima vittima. Il “lavoro” è un’astrazione, ma serve per comprendere un ambito cruciale dell’intero storico-sociale. Il lavoro così umiliato, svalorizzato, frantumato nei “40 gloriosi” del neoliberismo, a partire dal 1980. Nella concretezza al suo interno ci sono articolazioni, scissioni, anche contraddizioni. Lavoro formale e il vasto mondo del lavoro informale. Vasto in Italia e vasto nel mondo. In India si calcola che il 70% della manodopera sia lavoro informale. Lavoro dipendente privato e lavoro dipendente pubblico, due mondi nei quali è difficile la solidarietà. Con la necessaria, sacrosanta riforma della Pubblica amministrazione, così inefficiente, così mal concepita, dall’Unità d’Italia a oggi.

3. Investimenti pubblici e capitali dall’enorme risparmio privato italiano per creare posti di lavoro, nello spirito di cui sopra, per lavori socialmente e ambientalmente utili, bonifica del territorio, infrastrutture, ferrovie, strade, ponti ecc. da recuperare e ristrutturare, per creare nuovi settori produttivi, per la ricerca, per l’innovazione, per la cura ecc.

4. “Lavorare meno, lavorare tutti”. Torna e diventa urgente la vecchia questione della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Per rimediare alla disoccupazione. Con l’aumento vertiginoso delle forze produttive, grazie a robots, informatica avanzata, automazione, innovazione nei processi di produzione. Tenendo comunque conto delle articolazioni di cui sopra. Resterebbe fuori “il sud del lavoro”, il lavoro informale e il lavoro autonomo delle partite Iva fasulle.

5. Gli stili di vita e il classico e potentemente incentivato consumismo narcisistico e compensativo, così diffuso nel nord del mondo. Altro ambito nella costruzione delle alternative. Una rivoluzione culturale. Si potrebbe liberare tanto lavoro sociale da indirizzare in lavori secondo la visione di cui sopra. Sempre come modello di sviluppo virtuoso e non secondo il modello del malsviluppo.

6. Riordino della sanità e dei suoi apparati, secondo i principi della prevenzione, della medicina territoriale. Come servizio pubblico essenziale, come la scuola e l’istruzione, e che non sia fonte di sprechi e di profitto per il privato convenzionato. Anche in vista di future pandemie.

VI.

Una rivoluzione culturale. Si tratta di questioni strutturali. Ma la realtà e le strutture passano sempre attraverso la coscienza, la cultura, la scelta etica degli individui e dei gruppi umani coinvolti.

Alla filosofia e all’antropologia complessive del neoliberismo si tratta di contrapporre la cultura della solidarietà, dell’eguaglianza e della responsabilità etica per il vivente. Per esseri umani, classi subalterne e vittime del sistema, a nord e a sud, in primo luogo, e per la riproducibilità della vita nel pianeta.

Tutto ciò, in ultimo, costituisce il retroterra necessario, ineludibile, della tanto agognata “buona politica”.

(vedi anche https://www.giorgioriolo.it/saggio_covid-19)

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