La risposta del movimento dei lavoratori all’omicidio di George Floyd - Peter Olney e Rand Wilson

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Il crudele assassinio di George Floyd da parte del dipartimento di polizia di Minneapolis il 25 maggio ha portato a una rivolta mondiale contro la violenza della polizia verso i neri. Proteste militanti sono continuate quotidianamente e hanno dominato un nuovo ciclo negli Stati Uniti e ovunque nel mondo. Il movimento Black Lives Matter è cresciuto inizialmente in risposta all’omicidio di Michael Brown nel 2014 a Ferguson, Missouri, e si è riacceso in ogni successiva uccisione di persone di colore da parte della polizia. Nonostante molte dichiarazioni e impegni alle riforme, gli omicidi sono continuati.

Ma questa volta il movimento sembra diverso. Le domande sono più radicali, con gli appelli a “de-finanziare la polizia” e anche alla completa abolizione dei dipartimenti di polizia, diventati senso comune. E la grande partecipazione di giovani – neri e bianchi – che marciano insieme è veramente di rilievo. Politici di qualsiasi posizione si stanno agitando per dare risposta.

L’intensità del movimento e il suo carattere multirazziale hanno intimorito esperti e politici. Un indicatore della forza del movimento è la sua influenza sulla cultura popolare. In America, il football è lo sport più popolare. Non il football giocato con una palla di cuoio, ma quello con combattenti vestiti con imbottiture ed elmetti, e allenati ad annientare i loro concorrenti nel campo di gioco. Il gioco è strettamente legato al fanatismo militaristico della destra, spesso esibendo il sorvolo di aerei da guerra e il saluto patriottico alle forze armate.

È lo sport che ha bandito il talentuoso mediano arretrato Colin Kapernick nel 2016, per “essersi inginocchiato” durante l’inno nazionale in protesta per l’assassinio di neri da parte della polizia. Le azioni di Kapernick l’hanno portato nella “lista nera” dello sport. Il presidente Trump ha notoriamente incitato i proprietari delle squadre a licenziare ognuno di “questi figli di p… che si inginocchiano durante l’inno nazionale”.

Circa cinque anni dopo, l’opinione pubblica nazionale si è così spostata che il Commissario della Lega Nazionale Football, Roger Goodell, si è scusato per non aver sostenuto le proteste in passato, e ha fermamente respinto l’attacco via twitter di Trump. La Nascar, il circuito di corsa automobilistica popolare tra molti sostenitori di Trump, ha fatto un passo inimmaginabile bandendo la bandiera confederata dai suoi percorsi di gara. La bandiera confederata, simbolo della repressione razzista, era una presenza fissa delle corse Nascar, sia issata sulle auto in gara che sventolata dagli spettatori. La cultura popolare riflette l’umore sociale.

Come spieghiamo questo marcato spostamento in sei anni? Il crudele atto dell’agente di Minneapolis che preme il ginocchio sul collo di George Floyd per quasi nove minuti, mentre lui lo prega piangendo per la sua vita dicendo “non posso respirare”, ha scioccato la nazione e il mondo. La pandemia Covid 19 e le sue devastanti conseguenze economiche hanno creato il contesto e le condizioni per una nuova militanza.

L’inetta e apertamente criminale risposta di Trump alla pandemia, e all’omicidio di polizia, hanno ulteriormente infiammato la rivolta. Un’intera generazione di giovani si è radicalizzata dopo Ferguson nel 2014 e con le campagne elettorali di Bernie Sanders nel 2016 e 2020. La presenza di giovani di tutte le nazionalità nelle strade ha portato ad un numero senza precedenti di manifestazioni e proteste in tutto il Paese, inclusi molte piccole città e sobborghi che non avevamo mai visto proteste prima.

Come ha risposto alla crisi il movimento dei lavoratori? Ci sono stati esempi grandiosi dove il mondo del lavoro si è fatto avanti. Il sindacato Amalgamated Transit Union’s a Minneapolis ha rifiutato di guidare i bus noleggiati per portare in prigione i manifestanti. Altrettanto ha fatto la Transit Workers Union di New York.

L’International Longshore and Warehouse Workers Union (Ilwu) ha fermato il lavoro nella West Coast il 9 giugno per 8 minuti e 46 secondi, il tempo in cui l’agente ha premuto il suo ginocchio sul collo di George Floyd. L’International Longshoreman’s Association (Ila) ha portato avanti azioni simili fermando i porti dell’East Coast.

Ancora, venerdì 19 giugno, “Juneteenth”, la Ilwu ha bloccato l’attività in tutti i 29 porti della West Coast per un intero turno di otto ore. “Juneteenth” celebra il giorno del 1865 in cui gli schiavi neri furono liberati nel Texas, e la fine della guerra civile (Juneteenth, Wikipedia, https://en.wikipedia.org/wiki/Juneteenth). Molti altri sindacati si sono uniti a Ilwu in questa azione di lotta.

Comunque il movimento dei lavoratori non ha avuto una risposta unificata, in parte perchè l’Afl-Cio, la confederazione maggioritaria negli Usa, è compromessa dal fatto che nove dei sindacati suoi affiliati hanno sezioni sindacali di poliziotti tra i loro membri, e un sindacato nazionale di polizia è affiliato alla confederazione. In un podcast su Zoom l’11 giugno, la segretaria-tesoriera dell’Afl-Cio Liz Schuler ha assimilato la sfida di affrontare agenti omicidi a quella di affrontare cattivi insegnanti o lavoratori delle costruzioni incapaci. La sua dichiarazione era al contempo imbarazzante e vergognosa.

Purtroppo non ha destato sorpresa che la sede centrale dell’Afl-Cio, dall’altra parte della strada rispetto alla Casa Bianca, sia stata imbrattata dai manifestanti nella stessa notte in cui Trump ha fatto uso di gas lacrimogeni e truppe federali per sgomberare pacifici manifestanti, per poter fare una foto davanti alla chiesa episcopale di Park Lafayette.

L’applicazione della legge negli Usa ha troppe delle sue origini nelle pattuglie contro gli schiavi e nelle milizie rivolte alla soppressione dei neri, dei nativi americani e al controllo degli immigrati. Nonostante ciò, molte federazioni sindacali locali hanno storicamente accolto sindacati di poliziotti. Alla luce del brutale assassinio di polizia a Minneapolis e delle conseguenti rivolte, queste federazioni si sono mosse per riconsiderare queste scelte.

A Seattle, uno degli epicentri delle rivolte su George Floyd, il consiglio del lavoro ha fatto appello al sindacato di polizia ad impegnarsi ad un fondamentale cambiamento o a lasciare il consiglio. Risoluzioni sindacali di condanna della violenza della polizia sono state molto diffuse, ma visibili e concordate azioni sindacali a sostegno delle proteste sono state sporadiche.

La crisi da Covid 19 ha mostrato la debolezza dei sindacati statunitensi, ma ha portato a un maggior numero di azioni di sciopero che in ogni altro anno del recente passato, molti di questi promossi da lavoratori militanti senza il sindacato. Il movimento Black Lives Matter ha messo a nudo alcune delle contraddizioni incancrenite nel movimento sindacale Usa, e il grido per l’espulsione dei sindacati di polizia risuona nella sinistra sindacale, ed è diventato un segno rivelatore della legittimità del sindacato nel movimento per la giustizia sociale.

Ma come sottolinea lo studioso e stratega del movimento operaio Bill Fletcher “proporre che questi sindacati lascino l’Afl-Cio, o che i loro componenti nell’applicazione delle legge abbandonino i loro comportamenti razzisti, ignora la realtà che il movimento sindacale Usa è stato incoerente in materia di giustizia sociale. I sindacati dei rappresentanti della legge sono tra i più conservatori e razzisti, ma non sono gli unici” (The Central Issue Is Police Repression, Not Police Unions,” by Bill Fletcher, Jr., Working In These Times, June 12, 2020, http://inthesetimes.com/working/entry/22598/the_central_issue_is_police_repression_not_police_unions).

Il razzismo è il cuneo capitalista che indebolisce la classe lavoratrice. Oggi i giovani – radicalizzati dalla pandemia e dalla scarsità di posti di lavoro – stanno evidentemente raggiungendo piena coscienza di questo. Può essere un punto di svolta nella storia degli Usa, e un’opportunità che i nostri sindacati non possono perdere. Il movimento Black Lives Matter sta forzando un quantomai necessario confronto sul razzismo in termini di classe, e sulla lotta di classe in termini razziali.

La prova per il movimento sindacale Usa sarà, dopo tutte le prime dichiarazioni e manifestazioni: i dirigenti sindacali e gli iscritti condurrano avanti l’attività dei nostri sindacati in maniera differente? Fare questo significa che dobbiamo prepararci a rendere le politiche antirazziste parte della vita quotidiana delle nostre organizzazioni nella contrattazione collettiva, nella gestione delle rivendicazioni, e nell’applicazione dei contratti, in politica. Più facile a dirsi che a farsi, ma è essenziale per la futura crescita di un movimento sindacale rivitalizzato.

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