Amia Verona, i rifiuti piacciono troppo, anche alla malavita - di Frida Nacinovich

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Parafrasando Peppino Impastato (“la mafia è una montagna di m...”), a Verona si potrebbe dire che la ‘ndrangheta è una montagna di rifiuti. L’organizzazione criminale di origine calabrese aveva avvicinato alcuni dirigenti ed ex dirigenti di Amia spa, dall’allora presidente Andrea Miglioranzi (uomo dell’ex sindaco Tosi), all’attuale direttore generale della municipalizzata veronese dei rifiuti, Ennio Cozzolotto. Secondo gli investigatori, Amia avrebbe finanziato corsi di formazione professionale fasulli, agevolando il conseguimento di titoli per aderenti alla costola veneta di una cosca.

Le indagini faranno il loro corso, ma certo non è stata una bella pagina di storia per l’azienda multiservizi che gestisce i rifiuti a Verona e provincia. Una spa pubblica, visto che le sue 495mila azioni sono possedute in toto da Agsm (Azienda generale servizi municipali di Verona), anch’essa società per azioni, a capitale pubblico locale. “Nel 2013 - racconta Antonio Loi - l’allora sindaco Flavio Tosi ebbe la bella pensata di mettere a gara il servizio di raccolta rifiuti, la manutenzione del verde e gli altri servizi erogati da Amia Verona, azienda di proprietà al 100% del Comune, insomma in house. Addirittura pensò al project financing, che in genere viene utilizzato per realizzare grandi infrastrutture, come ad esempio gli ospedali e non certo per i servizi pubblici come il nostro. Già l’anno prima, nel 2012, l’amministrazione comunale aveva deciso di far confluire Amia, cedendone le quote, sostanzialmente in cambio di soldi, ad Agsm”.

Loi ha iniziato a lavorare in Amia vent’anni fa, all’alba del nuovo secolo. “Sono un giardiniere, ho vinto il concorso, e il primo giugno 2000 ho preso servizio”. In questi mesi di chiusura a causa del coronavirus non tutti i settori di Amia hanno funzionato a pieno regime, ad esempio lo smaltimento degli ingombranti, la manutenzione del verde pubblico, mentre il porta a porta è stato potenziato, con particolare attenzione per le famiglie in quarantena. “Io sono rientrato il 4 maggio, all’inizio della fase 2. Ero considerato un soggetto a rischio perché ho avuto problemi di salute, l’azienda ha scelto di mettermi in ferie, come è successo a tanti, poi mi sono fatto qualche giorno di malattia”.

Storico delegato della rappresentanza sindacale unitaria per la Fp Cgil, in prima fila nella continua lotta per mantenere pubblico il servizio, Loi sorride amaramente pensando agli ultimi guai di Amia. “Non ci siamo fatti mancare niente. I vertici sono stati sostituiti con due dirigenti amministrativi, ma è una soluzione tampone”. È stato strappato il velo su un traffico di rifiuti in arrivo dal sud della penisola da stoccare in capannoni presi in affitto da una cosca legata alla ‘ndrangheta nel veronese, e anche nel mantovano. La dicono lunga, sull’argomento, le conclusioni tratte dal gip, secondo cui “Miglioranzi e Cozzolotto hanno svenduto la funzione pubblica dimostrando di essere ‘in vendita’ per poche migliaia di euro, accecati solo dal desiderio di conseguire maggiori profitti...”. Non certo una bella pubblicità per un’azienda che conta seicento dipendenti, impegnati ogni giorno a tenere pulita una città dinamica come il capoluogo scaligero. “In realtà - precisa Loi - siamo più di mille addetti. Altre aziende, più piccole della nostra, impegnate in servizi di igiene ambientale, sono entrate come noi in Agsm”.

I lavoratori di Amia vivono ormai da tempo con la preoccupazione di una strisciante privatizzazione dell’azienda. “Questa storia del project è andata avanti per anni, senza per altro che cavassero un ragno dal buco. Di proroga in proroga, la politica è rimasta ferma, anche dopo la fine dell’epoca Tosi e l’elezione del sindaco Sboarina”. Ora il project è finito in archivio, ma i lavoratori non possono dormire sonni tranquilli. “Negli ultimi mesi dello scorso anno, l’amministrazione comunale ha optato per un progetto di nuova aggregazione, che vede dei partner industriali come Aim, A2a, assieme al gruppo Agsm, che ovviamente coinvolge anche Amia. Ancor prima l’amministrazione aveva tirato fuori dal cilindro un’altra proposta: la gara ‘a doppio oggetto’, ovvero far cedere da Agsm quote ai privati. Insomma una situazione sempre più ingarbugliata”.

La gestione dei rifiuti in questi anni ha assunto un certo peso economico. “Senza un’organizzazione adeguata, investimenti sul personale - riflette Loi - si rischiano deficit evitabili. Ad esempio, noi siamo indietro sulla raccolta differenziata, non superiamo il 50%. E così perdiamo i finanziamenti regionali che premiano i comuni virtuosi”. Non è un mistero che sul settore abbiano messo gli occhi i privati, in alcuni casi anche di dubbia provenienza, come le ultime notizie della cronaca veronese hanno rivelato. “Dobbiamo mantenere il controllo su questa partita, con aziende pubbliche. Siamo preoccupati da scelte che sembrano rispondere unicamente a logiche di interesse, che nulla hanno a che vedere con la pubblica utilità”.

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