Industria Alimentare: il Ccnl che non piace a Bonomi - di Andrea Gambillara

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Il contratto sottoscritto il 31 luglio è l’unico del settore alimentare. La Flai Cgil non accetterà mai la frammentazione contrattuale che alimenterebbe il dumping e la concorrenza tra imprese, indebolirebbe i lavoratori e danneggerebbe l’intero settore. 

L’ipotesi di rinnovo del Ccnl Industria Alimentare è firmata. Si sta avviando, appena dopo gli attivi regionali unitari con i delegati, la tornata di assemblee nei luoghi di lavoro per l’approvazione di quanto conquistato con lunghi mesi di trattativa e di lotte. L’approvazione sarà il secondo capitolo di un rinnovo inedito, per molti aspetti storico. Sarà essa stessa una nuova sfida innovativa, sia per il perdurare del rischio pandemico sia per l’improbabile “crociata” lanciata dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, e dal suo responsabile delle relazioni sindacali Maurizio Stirpe.

La modalità e i contenuti di questo rinnovo risultano assai indigesti a questa “rappresentanza d’opinione”. Non è gradito che la nostra convinta strategia di tenere insieme un unico contratto sia risultata vincente. Viene considerata “lesa maestà” la sottoscrizione con chi è rimasto al tavolo. Viene definito come una violazione del “Patto della fabbrica” l’aumento salariale di 119 euro (che realizza anche un montante complessivo nel quadriennio superiore al precedente rinnovo), e in particolare il meccanismo dell’“incremento aggiuntivo della retribuzione” che diventa elemento fisso, incrementabile nei futuri rinnovi in base all’andamento del settore e delle ragioni di scambio. Quanto agli aspetti normativi, siamo oltre l’intolleranza; siamo all’allergia. La definizione di elementi come l’universalità del diritto alla formazione e alla bilateralità, di tutti gli aspetti del lavoro agile (diritto alla disconnessione incluso), l’aggiornamento sulla regolamentazione degli appalti, l’introduzione della comunità di sito, la revisione che rende efficace l’elemento di garanzia retributiva (per la effettiva contrattazione di secondo livello), fino alla definizione contrattuale della rappresentanza, vengono rigettati ora come elementi imposti a chi non ha sottoscritto l’accordo.

La delegazione trattante però, nella lunga notte del 31 luglio scorso, ha esaminato a fondo i veri accadimenti. La verità storica dei tre tavoli negoziali è stata di condivisione quasi totale della parte normativa; si erano trovati i punti di mediazione necessari per completare la trattativa ma, sull’elemento salariale, alcune imprese hanno valutato di seguire le pressioni di Confindustria a non concedere aumenti salariali, e hanno abbandonato il negoziato. Perciò all’unanimità la delegazione trattante ha valutato di sottoscrivere validamente i testi a lungo contrattati con tutti. Quindi non ci sarà una riapertura della trattativa, non ci sarà un altro contratto. Il percorso di validazione arriverà a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, a maggior ragione in quelle aziende che non riconosceranno loro il nuovo contratto.

Inoltre nei confronti delle aziende che non riconosceranno la validità del rinnovo, su indicazione delle associazioni di riferimento, è già stato proclamato uno stato di agitazione con blocco di straordinario e flessibilità per tre settimane, ma sono già in corso valutazioni unitarie per eventuali ulteriori azioni.

“Spezzatino no grazie – Ccnl già sottoscritto”, #ESSENZIALI SEMPRE#, sono alcuni esempi di comunicazione nelle fabbriche che rivelano come delegati e lavoratori siano pronti e abbiano compreso. I lavoratori non solo hanno diritto al contratto e hanno diritto all’aumento, ma se lo meritano. Perciò al lavoro e alla lotta, compagne e compagni.

 

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