Riders: il contratto pirata del sindacato nero Ugl bocciato anche dal ministero del Lavoro - di Sinistra sindacale

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Assodelivery firma un accordo con il sindacato già fascista Ugl, beffa lavoratori e sindacati e tenta di spacciare il contratto per “storico” e migliorativo delle condizioni di lavoro, mentre rimangono cottimo, precarietà, lavoro falsamente autonomo.

“Assodelivery e il sindacato Ugl Riders hanno firmato il Ccnl Riders: si tratta del primo contratto collettivo nazionale del lavoro in Europa della on-demand economy che introduce maggiori tutele e diritti per il lavoro dei rider nel settore del food delivery”. Sono stati questi i toni trionfalistici usati dalle multinazionali delle consegne a domicilio – Deliveroo, Glovo, Just Eat, Uber Eat, ecc. - nella lettera inviata ai ciclofattorini per informarli di un momento che definiscono addirittura “storico”.

Ma si tratta della solita manovra padronale di utilizzare un sindacato “giallo” (in questo caso, nero, i già fascisti dell’Ugl) per predeterminare un contratto pirata, firmato proprio mentre al ministero del Lavoro era aperto da luglio un tavolo sindacale con Cgil, Cisl, Uil e Union (i riders autorganizzati in diverse città), aggiornato a settembre, per giungere ad un contratto entro ottobre, prima che diventino cogenti le norme della legge 128/2019.

Ovviamente le presunte tutele e i diritti sbandierati sono già presenti nei rapporti di lavoro esistenti, che non vengono modificati nella loro natura giuridica, il cuore del problema. E Ugl non è affatto rappresentativa dei lavoratori del settore. Un episodio quindi che richiama ancora una volta alla necessità di una legge sulla rappresentanza sindacale, che impedisca contratti pirata firmati da associazioni datoriali che si scelgono sindacati di comodo privi di reale rappresentatività.

Assodelivery e le imprese sue associate non hanno mai voluto riconoscere il contratto collettivo della logistica sottoscritto per i riders dalle categorie dei trasporti di Cgil, Cisl e Uil nel 2018, che individua davvero diritti e tutele per i lavoratori, ed evidentemente vuole sottrarsi con ogni mezzo a un vero confronto sindacale.

“Scegliere un interlocutore di comodo è un errore che pregiudica un percorso negoziale che, a prescindere dalle reciproche posizioni, avrebbe potuto portare a maggiori garanzie per i riders – sostengono Cgil Cisl e Uil in una nota unitaria. “L’operazione Ugl-Assodelivery è una finta operazione di miglioramento delle condizioni di lavoro”.

Infatti i lavoratori in giro per l’Italia sono davvero arrabbiati per questo falso contratto. Stando al quale rimangono dei cottimisti: 10 euro all’ora vengono riconosciute solo se si consegna. Se si aspetta per strada, magari tre ore sotto la pioggia in attesa di una chiamata, nulla è dovuto.

“Questi lavoratori rimangano autonomi, ossia collaboratori occasionali e partite Iva, senza nessuna possibilità di avere un’occupazione stabile”, rilevano Cgil Cisl e Uil. Ciò consentirà alle varie Glovo, Just Eat, Uber Eats di continuare a disporre di una manodopera potenzialmente infinita e facilmente sostituibile, scaricando sui lavoratori il proprio vantaggio fiscale e contributivo. Infatti non c’è traccia di diritto a malattia, tredicesima, ferie e maternità retribuite. È prevista la possibilità di essere licenziati. E quando viene raggiunto il tetto retributivo massimo per le collaborazioni occasionali (5mila euro annui), c’è l’obbligo di riconsegnare i loro nuovi dispositivi di lavoro “generosamente” concessi in virtù di questo accordo.

Cgil Cisl e Uil, si legge ancora nel comunicato unitario, “intendono intraprendere tutte le azioni possibili, dallo sciopero, alle vertenze legali per contrastare l’applicazione di questo contratto” “penalizzante per i lavoratori ed illegittimo”.

Il sindacato confederale, giustamente, chiama in causa anche il governo, e in particolare il ministero del Lavoro. “Da che parte sta?”, chiedono Cgil Cisl e Uil. E soprattutto sollecitano iniziative immediate e concrete: “Chiediamo da subito la riconvocazione del tavolo sindacale in sede istituzionale, e l’avvio di una campagna straordinaria di ispezioni mirate alla verifica della legittimità di questi rapporti di lavoro, che la giurisprudenza attraverso diverse sentenze ha qualificato come etero organizzati”.

Almeno questa volta il ministero del Lavoro ha compreso e non ha indugiato: con una lettera inviata al presidente dell’associazione delle piattaforme e numero uno di Deliveroo in Italia, Matteo Sarzana, l’ufficio legislativo del ministero contesta i contenuti dell’accordo. Sono tre i problemi rilevati: la questione della retribuzione, “senza garantire un minimo orario”; la non sufficiente rappresentatività nazionale del sindacato firmatario; la qualificazione di lavoratori autonomi, contraddicendo una sentenza della Corte di Cassazione. 

Tempestiva anche la riconvocazione dei sindacati confederali e di Union al ministero per il 23 settembre.

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