E’ ora di riconoscere lo Stato di Palestina - di Sergio Bassoli

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Domenica 29 novembre, in occasione della 43ma giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, indetta dalle Nazioni Unite, si è svolta la video-conferenza, in collegamento dalla Cittadella di Assisi, per la “Pace giusta tra Palestina ed Israele”. Una iniziativa promossa da un’ampia coalizione nazionale, composta da Cgil, Cisl, Uil, Agesci, Acli, Anpi, Arci, Associazione comunità Papa Giovanni XXIII, Assopacepalestina, Legambiente, Libera, Centro internazionale studenti Giorgio La Pira, Fondazione Giorgio La Pira, Fondazione Lelio e Lesli Basso, Pax Christi, Piattaforma ong italiane Mediterraneo e Medio Oriente, Pro Civitate Christiana di Assisi e Rete italiana pace e disarmo, che attraverso un appello rivolto alle istituzioni italiane chiede il riconoscimento dello Stato di Palestina, come condizione indispensabile per la costruzione della pace giusta tra i due popoli.

L’appello, e la richiesta, sono stati il filo conduttore di tutti gli interventi. Nella prima parte della video-conferenza voci laiche palestinesi ed israeliane e religiose delle comunità cristiana, musulmana ed ebraica, hanno ribadito la necessità e l’urgenza del riconoscimento dello Stato di Palestina per ristabilire confini certi, la piena sovranità dei due Stati e porre fine all’occupazione ed alle sofferenze dei due popoli.

Autorevoli politici come Yasser Abde Rabbo, Abraham Burg, Alon Liel e Jamal Zakout hanno ammonito la comunità internazionale che il tempo della pace giusta non è infinito. Vent’anni di paralisi dei negoziati di pace hanno permesso la costruzione e l’ampliamento degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi e nella parte araba della città e del distretto di Gerusalemme, la costruzione del Muro di separazione, una fitta rete di check point e l’isolamento della Striscia di Gaza che rendono impossibile la vita dei palestinesi, e che rappresentano un enorme ostacolo per la costruzione dello stato palestinese.

Il messaggio che arriva unanime è quello di agire subito, dando forma compiuta a quanto espresso e definito dal quadro giuridico internazionale: il riconoscimento dei due Stati per i due popoli.

Vale la pena soffermarsi su quella che fu la decisione e la volontà della comunità internazionale, già nel 1947, che, sull’onda degli avvenimenti e delle tragedie della Seconda Guerra Mondiale, con la risoluzione 181, intese chiudere il contenzioso territoriale, post-coloniale, dividendo la Palestina originale in due parti; riconoscendo così il diritto al popolo ebraico ad avere un proprio Stato sul 55% della Palestina originale ed il restante 45% per lo Stato degli arabi-palestinesi.

Tutto l’impianto del diritto internazionale riferito al conflitto tra Israele e Palestina si basa su questa decisione politica, tradotta poi nel principio di “due Stati per i due popoli”.

E’ storia nota che i leader ebraici di allora accettarono la risoluzione ma senza riconoscerne i confini territoriali, dando poi vita allo Stato d’Israele. Mentre i leader palestinesi la rifiutarono, per l’evidente smacco ed ingiustizia subita da parte della comunità internazionale. Solamente, in seguito, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina accettò quella risoluzione con il riconoscimento dello Stato di Israele, aprendo così la strada agli accordi di Oslo, a conclusione dei quali, le due parti accettarono che, entro cinque anni, si sarebbe costituito lo Stato di Palestina, anche se non più sul 45% del territorio originale, bensì sul 22%.

Dal 1947 ad oggi non si contano le risoluzioni Onu di condanna di Israele per il mancato rispetto del diritto internazionale, per le violazione dei diritti umani e di ritiro dell’occupazione militare e civile dai territori palestinesi. Non sono bastate le guerre, le operazioni di trasferimento forzato della popolazione civile, l’isolamento e le punizioni collettive, gli atti di terrorismo e gli omicidi mirati, le migliaia di morti a smuovere la comunità internazionale per passare dalla situazione di “non pace”, alla costruzione della “pace giusta”, sulla base del diritto internazionale, ed esigendone la sua applicazione, a partire dal riconoscimento dei due Stati e non solamente di uno.

Nella seconda parte della video-conferenza si sono alternati messaggi dei rappresentanti delle organizzazioni promotrici. Landini, Furlan, Bombardieri, Chiavacci, Rossini, Ciafani, Pagliarulo, Morgantini, Ciotti, Tortora, Uda, Dell’Olio, Ricchiuti, Redaelli, Certini, Ramunda e Zecchini hanno confermato la solidarietà al popolo palestinese, e l’impegno per costruire la pace giusta tra i due popoli e nel Medio Oriente. La dichiarazione finale di Assisi suggella questo impegno, e la volontà di proseguire questo percorso fino ad ottenere il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dello Stato italiano.

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