Libertà per Ocalan e per il popolo curdo - di Giovanni Russo Spena

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L’impegno dei sindacati è molto importante per rafforzare la lotta per la democrazia in Turchia, per la liberazione del popolo curdo dalla oppressione, per la libertà del presidente Ocalan. Già molti sindacati, sia a livello europeo che in altri continenti (per ultimo il sindacato del Sudafrica), sono intervenuti nei confronti dell’Onu affinché la Turchia di Erdogan rispetti i fondamenti dello Stato di diritto che vengono duramente repressi e vilipesi.

Anche la campagna che stiamo conducendo in Italia, che è parte di una straordinaria campagna internazionale che ha raccolto centinaia di migliaia di firme e una forte risoluzione del Parlamento europeo a favore della liberazione di Ocalan, sta ottenendo vasti consensi. Molti sono i sit in, i video, le teleconferenze organizzate in poche settimane. I sindaci di grandi (Napoli, Palermo, Reggio Calabria, ecc.) e piccole città hanno voluto concedere ad Ocalan la cittadinanza.

La campagna in Italia ha un rilievo particolare. Perché proprio in Italia, a Roma, Ocalan ci ha gridato con forza che le vite dei curdi pretendono la loro visibilità, il loro posto al centro della storia, il riconoscimento dei propri diritti. Ocalan portò a Roma, con coraggio, un progetto di liberazione e di cooperazione internazionale. Ventidue anni fa.

Ma l’Unione europea e il governo italiano non vollero capire la generosità storica del messaggio di Ocalan. Il presidente Ocalan fu tradito dall’Europa vigliacca e consegnato nelle mani dei suoi carcerieri turchi. Ora è da 22 anni in un carcere di massimo isolamento nell’isola-prigione di Imrali. La sua condizione carceraria è stata ritenuta, dallo stesso Comitato internazionale contro la tortura, insopportabile e contraria a tutte le norme delle convenzioni internazionali.

L’Unione europea e l’Italia cedettero alle dittatoriali pretese turche perché prevalse la geopolitica degli affari, dell’import/export, delle ingentissime forniture militari italiane alla Turchia, degli interessi strategici della Nato nel Mediterraneo e in Medio Oriente.

La campagna italiana per la libertà di Ocalan si fonda anche su un importante tema giuridico, del quale investiremo con forza governo e Parlamento. Il primo ottobre del 1999 infatti la seconda sezione civile del Tribunale di Roma ha dichiarato il diritto di Ocalan all’asilo politico ai sensi dell’articolo 10, terzo comma, della Costituzione italiana. La sentenza del 1999 è particolarmente importante e attuale, perché contiene una puntuale descrizione dei diritti fondamentali negati dal governo turco al popolo curdo, delle atrocità commesse, e di una situazione peggiorata nell’ultimo ventennio, caratterizzata da assoluta discriminazione.

L’articolo 10 della Costituzione italiana è particolarmente incisivo e stabilisce che “lo straniero al quale sia impedito l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni di legge”. La stessa sentenza del tribunale romano richiama la dichiarazione sull’asilo territoriale, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 15 dicembre 1967. In base ad essa “l’asilo accordato da uno Stato, nell’esercizio della sua sovranità, a persone che possono invocare l’articolo 14 della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo deve essere rispettato da tutti gli Stati”.

Eppure Ocalan, in maniera del tutto incostituzionale, è imprigionato dal 1999 nel carcere-isola di Imrali, unico prigioniero per dieci anni in isolamento assoluto. Le istituzioni italiane non possono ancora colpevolmente ignorare il fatto che non sia stata avviata alcuna procedura per chiedere il rispetto delle decisioni giudiziarie di un tribunale italiano. Il governo italiano non pretende il rispetto dei diritti del cittadino Ocalan a cui ha concesso l’asilo politico. È una insopportabile lesione del diritto internazionale e del nostro Stato di diritto.

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