I 120 anni della Camera del Lavoro di Varese - di Gian Marco Martignoni

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E' stata una mattinata intensa quella di lunedì 13 settembre, che la Cgil di Varese ha dedicato con un attivo provinciale dei delegati e delle delegate alla celebrazione dei 120 anni della locale Camera del Lavoro. Ha aperto i lavori la relazione della segretaria generale Stefania Filetti, richiamando una lunga storia di lotte, di rivendicazioni contrattuali e sociali, di battaglie contro il precariato che ha contraddistinto un arco di tempo più che secolare, ricco di conflitti vittoriosi ma anche di cocenti sconfitte. Una storia che ci permette, però, di guardare con fiducia alle sfide determinate dai grandi cambiamenti in atto nel mondo del lavoro, per via degli impetuosi e inarrestabili processi di digitalizzazione e di automazione in corso, nonché anche a quelle dedicate al tutt’altro che facile governo dell’emergenza sanitaria post covid-19.

Allo storico Enzo La Forgia è poi toccato il non facile compito di ripercorrere le vicende che hanno caratterizzato la vita della Cgil di Varese, in particolare soffermandosi dapprima sulla nascita, che le testate locali – il settimanale repubblicano “Il Cacciatore delle Alpi” e il quotidiano “Cronaca Prealpina” – attestano in data 12 maggio 1901, in seguito alla decisione di venti “leghe di resistenza e miglioramento”, che vantavano circa duemila iscritti, di dare vita ad una serie di agitazioni nei diversi rami dell’industria all’interno del conflitto capitale-lavoro.

Quindi, trattando la sua rinascita dopo la Liberazione dall’occupazione nazi-fascista, rinominando come primo segretario Guido Canziani, una figura di alto spessore politico e culturale. Altresì, tramite le fonti dell’Archivio Storico, oggi ubicato grazie a una convenzione presso l’Archivio di Stato, è stato possibile ricostruire i nominativi dei segretari generali dal 1945 ad oggi, procedendo alla premiazione degli otto tutt’ora viventi sui diciassette che hanno ricoperto quel ruolo. La premiazione, con la donazione di una targa ricordo, ha permesso a ognuno dei segretari e delle segretarie (nell’ordine Claudio Donelli, Licurgo Monelli, Rino Campioni, Sandro Zaccarelli, Ivana Brunato, Franco Stasi, Umberto Colombo, Stefania Filetti) di ritornare sugli avvenimenti salienti del loro incarico.

Sandro Zaccarelli, segretario dal 1993 al 1999, ha colto l’occasione per segnalare, in un territorio che è stato la culla della Lega Nord e del suo discorso decisamente razzista, il contributo essenziale sia dell’immigrazione interna (negli anni ’50 e ’60 prima dal Veneto e dall’Emilia e Romagna e poi dal Meridione) che di quella straniera per lo sviluppo non solo industriale della provincia.

Inoltre, prima di dare la parola a Maurizio Landini, hanno portato il loro contributo al dibattito una dozzina di delegati e delegate delle categorie che compongono la Cgil di Varese. Tra cui il compagno Guglielmo Domenico, delegato della Fp Cgil e ispettore del lavoro, che ha evidenziato come la vigilanza nei luoghi di lavoro sia stata totalmente depotenziata negli ultimi trent’anni, rivendicando l’inderogabile necessità del rafforzamento degli organici e delle risorse a disposizione degli enti preposti alla funzione di controllo del lavoro irregolare e alla prevenzione in materia di sicurezza, a partire dallo sblocco delle farraginose procedure concorsuali da tempo già bandite.

Nelle conclusioni, Maurizio Landini, riprendendo tutte le tematiche su cui la Confederazione è impegnata nei vari tavoli di confronto con il governo e le parti sociali - dalla riforma delle pensioni a quella degli ammortizzatori sociali, dalla riforma fiscale al decreto sulle delocalizzazioni, alla gestione del Pnrr – ha insistito a lungo sulla differenza abissale tra la cultura del lavoro che permeava sia il Paese che il Parlamento negli anni ’70, e quella che oggi, invece, dopo la sbornia neo liberista innescatasi dalla sconfitta alla Fiat del 1980, ha come centralità esclusiva quella dell’impresa. Tanto che dalla stagione che ha condotto allo Statuto dei lavoratori siamo pervenuti a quella della progressiva mercificazione del lavoro, con tutte le difficoltà che ne conseguono per affermare i principi e le regole contenute nella Carta dei diritti universali, e combattere coerentemente quella precarietà che sta minando il futuro lavorativo ed esistenziale non solo delle nuove generazioni.

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