Auser: “Fra presente e futuro. Per una rinnovata visione sociale” - di Domenico Pantaleo

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L’Auser ha svolto il suo X Congresso in un contesto difficilissimo, dentro un’emergenza sanitaria e sociale che ha modificato profondamente le nostre vite ingenerando paure, precarietà esistenziale e senso di sfiducia sul futuro. Nonostante le difficoltà abbiamo tenuto 1.421 assemblee di base con tanta partecipazione e passione dei soci e dei volontari. In un mondo dove tutto diventa effimero, con la politica sempre più lontana dal rappresentare il disagio sociale, essere portatori di istanze concrete per migliorare la vita e la dignità delle persone apre ampi spazi collettivi di discussione e impegno. Nei mesi dell’emergenza pandemica le volontarie e i volontari dell’Auser, con dedizione e coraggio, hanno svolto moltissimi interventi a favore dei più fragili e indifesi, ricevendo numerosi attestati di gratitudine dalle più alte cariche dello Stato.

Noi riteniamo che occorra un modello di sviluppo, ambientale e sociale, radicalmente diverso, mettendo in discussione i dogmi del mercato, del consumismo e dell’individualismo. L’aumento costante delle povertà segna il fallimento del modello in atto. Si rappresenta la povertà come una colpa, e non la conseguenza di precise scelte politiche da parte degli stessi che si scagliano contro il reddito di cittadinanza, che invece andrebbe migliorato e ampliato.

Per l’Auser la solidarietà non è carità, ma un valore e una pratica per affermare i diritti aprendosi agli altri, non avendo mai il timore delle diversità che sono una ricchezza per una cittadinanza attiva. Vogliamo investire la forza e la credibilità di rete del Terzo settore per affermare un modello di società realmente inclusivo. Il progetto sociale, discusso e approvato in tutti i congressi, assolve a quella funzione, tenendo strettamente connessi la transizione ecologica e digitale con la giustizia sociale.

Il punto di congiunzione deve essere un welfare autenticamente universale a partire dalla sanità pubblica, dal sistema socio-assistenziale e dall’istruzione. Occorre un cambio culturale rispetto ai processi di progressivo invecchiamento, non considerando gli anziani scarti umani e un problema, ma un ulteriore stimolo a cambiare l’organizzazione sociale. Non è più rinviabile una legge sulla non autosufficienza dotata di risorse adeguate e dentro un progetto complessivo di rafforzamento dei servizi di prossimità.

Una società che invecchia ha bisogno di soluzioni efficaci per mantenere in buona salute le persone, investendo sulla prevenzione e sull’invecchiamento attivo. Il Terzo settore può essere un interlocutore importante, per ridefinire un welfare sintonizzato con processi demografici in continua trasformazione. Le risorse del Pnrr possono rappresentare un’opportunità irripetibile, a condizione che si favorisca una larga partecipazione dal basso e non decisioni tecnocratiche.

La legge di riforma del Terzo settore offre molte opportunità per giocare un ruolo da attore protagonista, nel rispetto di regole e procedure sottoposte al controllo delle istituzioni, e alla rendicontazione sociale. Quei vincoli di presidio legale devono riguardare anche l’applicazione dei contratti, e il contrasto delle forme di sfruttamento presenti in tante parti della cooperazione. La sussidiarietà orizzontale non significa sostituirsi o rispondere ai limiti dell’intervento pubblico, ma migliorare qualità e quantità dei servizi. Con le pratiche di co-programmazione e co-progettazione si intende allargare la collaborazione con le amministrazioni pubbliche, aperti al contributo progettuale delle tante soggettività sociali che occupano gli spazi tra Stato e mercato.

Uno dei temi ricorrenti nella discussione congressuale è stato il rapporto con la Cgil e lo Spi. La scelta di Bruno Trentin di promuovere l’Auser rimane strategicamente attuale, in considerazione del peggioramento delle condizioni dei lavoratori, della precarietà dilagante, delle povertà crescenti, delle difficoltà a garantire una vita dignitosa a tanti pensionati, delle accentuate differenze territoriali tra nord e sud, della disperazione delle nuove generazioni, e dell’assenza di pari opportunità per le donne.

Se si vuole ricomporre una società frantumata e frastornata, bisogna rispondere in modo complessivo ai bisogni collettivi e individuali. Non bastano la contrattazione e le azioni rivendicative della Cgil e dello stesso Spi! È indispensabile una modalità nuova nel praticare la confederalità, come risposta ai tanti egoismi e corporativismi.

L’assemblea organizzativa della Cgil individua nel territorio il baricentro dell’azione di rappresentanza e reinsediamento nel lavoro che cambia. L’Auser, insieme a Federconsumatori e al Sunia, può dare un contributo al rafforzamento e radicamento della Cgil e dello Spi. Il territorio non è solo luogo fisico, ma comunità fatta di relazioni con una pluralità di attori istituzionali, sociali, culturali e movimenti, con cui bisogna realizzare alleanze e reti. Tutti devono essere pronti a rimettersi in gioco, senza autoreferenzialità e senza chiusure nei propri recinti.

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