Come può il movimento dei lavoratori Usa esprimere efficacemente nell’arena elettorale la sua politica contro l’impresa? Il sistema elettorale bipartitico, “il vincitore prende tutto”, significa che i candidati che corrono su una piattaforma anti-impresa sono estremamente penalizzati. Se corrono come candidati di una terza forza, corrono il rischio che i loro voti spostino l’elezione a favore della destra capitalistica dei Repubblicani, significativamente peggiori dei Democratici.

Nei primi anni ‘90 c’è stato un tentativo di formare un Partito del Lavoro, che ha tentato di acquisire una massa critica di sostegno all’interno del lavoro organizzato. Però, non appoggiando alcun candidato e rifiutando la politica dello scontro elettorale, il progetto è scomparso pochi anni dopo.

In assenza di un’alternativa praticabile, i dirigenti sindacali statunitensi ogni quattro anni cedono al sostegno del partito Democratico. Lo spettro di eleggere un Repubblicano avrebbe reali conseguenze per le questioni del “pane e companatico” dei loro iscritti. Gli attacchi al lavoro sono peggiori se i Repubblicani controllano il Senato, La Camera dei rappresentanti e la Casa Bianca.

Ma il sostegno ai Democratici presenta un’enorme contraddizione. Nei tre anni che portano alla prossima elezione presidenziale i dirigenti sindacali chiedono una politica che sia contro le imprese, contro Wall Street. Ma alla fine, a causa del dilemma esposto sopra, cedono ancora e spingono i loro iscritti a sostenere candidati favorevoli alle imprese e a Wall Street.

La candidatura di Bernie Sanders, il senatore socialista del Vermont, alle primarie democratiche del 2016 ha scosso la consueta equazione del “minore dei due mali”. Ora c’è in corsa una persona con una chiara e definita piattaforma anti-impresa, anti Wall Street, a favore della classe operaia e del 99%. Sanders dice: “Tassiamo Wall Street; dividiamo le banche; diamo un salario minimo di 15 dollari orari e l’accesso gratuito ai college per tutti”. Sta dicendo le cose che si possono sentire in tutte le sedi sindacali del paese, salvo quando si avvicina il giorno delle elezioni, quando la scelta “razionale” è quella del minore dei due mali.

Il movimento operaio Usa ha circa 15 milioni di lavoratori organizzati in due principali confederazioni, e in diversi grandi sindacati non affiliati. La maggior parte dei principali sindacati sono corsi ad appoggiare il favorito del partito, l’ex segretario di Stato, Hillary Clinton. All’interno di sindacati come Service Employees International Union (SEIU) c’è stato un aspro dibattito sull’appoggio alla Clinton, impegnata solamente per un salario minimo di 12 dollari l’ora e generalmente a sostegno del libero scambio, mentre SEIU sta vigorosamente facendo campagna per il minimo a 15 dollari per tutti i lavoratori. Molte sezioni locali di SEIU hanno appoggiato Sanders, sconfessando la casa madre. La ribellione pro Sanders della base si è replicata in altri sindacati, dove strutture locali e regionali sconfessano i dirigenti nazionali e appoggiano Sanders. Tre importanti sindacati nazionali hanno comunque appoggiato Sanders: la National Nurses United, l’American Postal Workers Union e i Communications Workers of America. Più di 80 sezioni sindacali locali hanno appoggiato Sanders.

Forse il fenomeno più interessante è stato il sostegno a Sanders all’interno di uno dei sindacati delle costruzioni, la International Brotherhood of Electrical Workers (IBEW). Questo è un antico sindacato di mestiere, fondato nel 1891, di lavoratori elettrici, delle comunicazioni e delle imprese municipali. Il presidente del sindacato, Lonnie Stephenson, all’inizio ha detto che avrebbe ben visto un dibattito aperto, e che non ci sarebbe stato un appoggio immediato ad alcun candidato. Come risultato, più di 40 sezioni locali hanno appoggiato Sanders, compresa la sezione del Nevada che ha costruito la diga Hoover.

La rete “Labor for Bernie” conta ora tra le sue fila più membri delle IBEW che di ogni altro sindacato. E’ un esempio entusiasmante di quello che succede quando agli operai è data l’opportunità di una scelta di classe in politica. La scommessa per la sinistra sindacale Usa è che cosa rimarrà dopo la sfida di Bernie alle primarie e la convenzione democratica di Filadelfia. Può un movimento operaio progressista costruire una coalizione permanente, capace di affrontare le elezioni, che unisca i sindacati di sinistra con il resto del movimento politico progressista, per battersi per il governo oltre il 2016?

Rimanete sintonizzati. La sollevazione di Sanders è una brezza di aria fresca nella politica del movimento operaio Usa.

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