Le tv erano distratte da altro, ma la giornata mondiale “Safe day” per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ha visto in prima fila anche l’Italia, grazie agli sforzi del sindacato. Il 28 aprile scorso sono state organizzate iniziative dagli edili, settore tradizionalmente ad altissimo rischio, e dai cavatori, che hanno scioperato per otto ore dopo le recenti, ripetute tragedie sotto le Apuane. Si è manifestato dietro l’ideale striscione “Ricordiamoli Tutti”. Che sono tantissimi: l’Inail nel 2015 ha conteggiato ben 1.172 morti, oltre a decine di migliaia di feriti anche gravi, e in tanti casi con infortuni invalidanti. Rispetto al 2014 c’è stato un incremento di oltre il 16% delle vittime. Numeri terribili.

Di fronte alla tragica contabilità dei decessi, Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl mettono il dito nella piaga: “Promuovere la prevenzione e la formazione non basta, se non si intensifica la lotta all’irregolarità e all’elusione delle regole. Occorre rafforzare controlli e sanzioni, e rendere i luoghi di lavoro ‘case di vetro’. Soprattutto i cantieri”. Ma il passaggio dalla teoria alla pratica, al solito, è esteso come un oceano. Basta guardare al nuovissimo Codice sugli appalti, che consente il massimo ribasso nelle gare al di sotto di un milione di euro (il 90% degli appalti nelle costruzioni). “Questo significa continuare a mutuare l’idea, diffusa tra le imprese, che la sicurezza e il lavoro siano costi da ridurre - denuncia il sindacato - altrimenti come si può vincere un appalto con il 40 o 50% di ribasso?”.

La risposta è drammaticamente facile.

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