Abbiamo scoperto, grazie all’inchiesta sulla strage ferroviaria di Viareggio, che i pericolosissimi picchetti di segnalazione delle curve sono stati tolti dal gruppo Fs solo sulle tratte ferroviarie ad alta velocità, ma non su quelle dove passano i treni dei pendolari e quelli merci, che possono trasportare carichi assai pericolosi. Ora sappiamo che ci sono tratte ferroviarie italiane ancora sprovviste di un sistema automatizzato di blocco del treno. In altre parole, di un sistema di sicurezza in grado di prevenire i disastri, anche quando può esserci un errore umano.

I familiari delle vittime di Andria e quelli dei morti di Viareggio sono accomunati da un drammatico destino: tutti loro hanno perso uno o più congiunti perché, in pieno ventunesimo secolo, c’è ancora chi considera la sicurezza un optional, sulla quale poter risparmiare. La sicurezza sul tratto Andria-Corato era affidata a una telefonata fra i due capistazione: tanto basta a far capire che la procura di Trani non sta sbagliando l’obiettivo delle indagini, quando punta i vertici di Ferrotramviaria, la società che gestisce le Ferrovie Nord Barese.

Il vescovo di Andria, Luigi Mansi, di fronte alle bare allineate non è rimasto zitto: “Le nostre coscienze sono state addormentate da prassi che ci sembrano normali ma non lo sono: quelle prassi dell’economia in cui non si pensa alla vita delle persone ma alla convenienza e all’interesse, senza scrupoli e con piccole e grandi inadempienze del proprio dovere”.

Vale anche per i morti di Viareggio, e per ognuna delle mille vittime del lavoro insicuro che si contano ogni anno in Italia.

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