Ora e sempre Resistenza - di Carlo Ghezzi

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Va ricordato e onorato l’impegno e il sacrificio delle e dei combattenti per la libertà, mentre continuiamo a contrastare ogni tentativo di rianimare la bestia fascista e razzista. 

La celebrazione dell’anniversario dell’insurrezione vittoriosa del 25 aprile del 1945 cade in un momento difficile per l’Italia, per l’Europa e per il mondo intero. Nel nostro paese ci troviamo a dover quotidianamente fronteggiare una recrudescenza di rigurgiti nazi-fascisti e razzisti promossi da Casa Pound, da Forza Nuova e da altre realtà, così come di iniziative di tante destre xenofobe, omofobe e antisemite che si sentono coperte dal ministro degli interni e dal clima di destra che spira in Italia. Invece di affrontare i problemi reali del paese, i nostri governanti sono tenacemente impegnati ad aizzare i penultimi contro gli ultimi e, tra l’altro, disattendono regolarmente l’applicazione della 12/a disposizione transitoria della nostra Costituzione, mentre diffondono i virus della violenza, della discriminazione, del razzismo e dell’odio contro il diverso.

Questo contesto ha una dimensione purtroppo mondiale, come evidenziano le vittorie elettorali di Trump e Bolsonaro, mentre proseguono guerre in Africa e in Medio Oriente e, nel nostro continente, i paesi di Visegrad e i sovranisti sono all’attacco in un’Unione europea che ha fatto del rigorismo e del liberismo i suoi tratti di fondo, anziché fare emergere un’Europa sociale e dei diritti delle persone. Un’Europa capace di portare la propria esperienza, fatta da un intreccio tra un forte sviluppo tecnologico e le protezioni sociali garantite dal welfare universale e solidale, come riferimento in un mondo sconvolto dal dilagare di una globalizzazione guidata solo dalla finanza.

Vogliamo un’Unione europea profondamente cambiata, che valorizzi il lavoro, la persona e la sua dignità, con un’altra politica economica; un’Europa sempre più forte, sempre più coesa, sempre più popolare. Vogliamo che dalle prossime elezioni esca vincitrice questa Europa e sia sconfitta l’Europa dei muri, delle barriere, dell’odio e delle discriminazioni.

Nelle ultime stagioni, dalle incursioni xenofobe avvenute a Como agli spari di Macerata, dai fatti di Ostia alle celebrazioni del centenario della nascita dei fasci, a mille altri episodi per giungere fino al Convegno mondiale delle famiglie di Verona, emergono le inerzie di troppe istituzioni (prefetti, questori, sindaci, ministri), mentre il Parlamento si prepara a promulgare leggi sul regionalismo che lacerano l’unità del paese, e strumenti demagogici che mettono in discussione la democrazia partecipativa.

Non possiamo non lanciare un allarme democratico. Siamo di fronte a un salto di qualità, a un cambio di fase in un paese storicamente a democrazia fragile, che ha attraversato tanti momenti difficili, e nella cui storia vi sono stati lo scelbismo, il governo Tambroni, il Piano Solo, il terrorismo nero e brigatista, le bombe della mafia e i momenti bui del berlusconismo. Dobbiamo prendere rapidamente atto del mutato contesto e comportarci di conseguenza, sapendo che abbiamo tre strumenti importanti per rispondere: l’unità popolare, l’antifascismo pacifico, e l’applicazione piena della Costituzione.

Gli antifascisti italiani sono tuttavia in campo, e i sentimenti che esprimono le grandi masse popolari sono solidi e si sono organizzate tante risposte importanti: dal 24 febbraio 2018 a Roma in Piazza del Popolo, ai 250mila di Milano del 2 marzo, fino alla recente bella manifestazione antifascista di Prato, con l’Anpi alla testa di un grande movimento pluralista e unitario.

Dobbiamo incalzare in Italia la destra costituzionale e antifascista a fare la propria parte, quella destra antifascista che in Francia come in Germania non rincorrerebbe mai i reazionari, scegliendo piuttosto di perdere le elezioni, mentre da noi si accoda abitualmente alle forze più retrive. Dobbiamo ricordare sempre che la Resistenza, e il Cln che la guidava, furono vincenti perché seppero tenere insieme i cattolici con i comunisti, i liberali con gli anarchici, i repubblicani con i monarchici, per contrastare insieme il nemico comune.

I combattenti per la libertà del 1943-45 sopravvissuti sono oramai pochi, ma il messaggio di coloro che in tante forme hanno guidato e sostenuto la Resistenza e ridato all’Italia la sua libertà e il suo onore è più valido che mai. Il loro impegno, come il loro sacrificio, va ricordato e onorato, mentre seguitiamo ad essere impegnati a contrastare qualsiasi tentativo di rianimare la bestia fascista e razzista.

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