Costituzione e servizi pubblici, binomio indissolubile - di Giovanna Lo Zopone

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A Napoli la festa nazionale della Fp Cgil.   

Arriviamo in una Napoli piena di giovani, è il giorno della manifestazione Fridays For Future. La festa nazionale della Fp Cgil si svolge qui, in piazza Plebiscito, che diventa l’epicentro di tre giorni di dibattiti, confronti e idee, insieme a musica concerti cinema e tanto altro ancora. Il tutto con un filo conduttore, il “binomio indissolubile tra la Costituzione e i Servizi pubblici”, ovvero tra i diritti e chi li garantisce con il suo lavoro nella pratica quotidiana. “Vogliamo politiche che tornino ad essere orientate costituzionalmente - afferma Serena Sorrentino aprendo il primo dibattito - “quindi radicalmente diverse da quelle che in questi anni di crisi hanno portato al disinvestimento pubblico, che ha aperto, specialmente al sud, praterie per il privato”.

La parola più utilizzata in questi anni è stata: sostenibilità, intesa solo come paradigma di carattere economico, creando una condizione per la quale nel nostro paese i diritti sono economicamente condizionati. L’ambizione della categoria dei pubblici della Cgil è provare, in un’epoca di smarrimento di senso, a ricostruire una nuova visione, che, ripartendo dalla Costituzione, provi a declinare un nuovo tipo di “sostenibilità”, che parta da universalità ed equità, quali veri valori di riferimento. È l’unico modo per provare ad eliminare le diseguaglianze, soprattutto economiche, che impediscono l’accesso ai diritti. Per fare questo bisogna rilanciare il pubblico e i servizi pubblici, come presidi di legalità e di diritti, attraverso il varo di un piano straordinario di occupazione.

“Serve un piano straordinario di reclutamento nella pubblica amministrazione – ricorda Sorrentino - perché l’ultimo è stato fatto nel 1978, e perché dal 2008 al 2017 ben 257mila persone sono uscite dalla Pubblica amministrazione, e altre 500mila usciranno nei prossimi tre anni. Stiamo desertificando il servizio pubblico, ma questo vuol dire perdere la traduzione materiale dei diritti fondamentali costituzionali. Non ci sono più alibi per la politica”.

Tanti i dibattiti che si sono succeduti, dall’accoglienza al welfare alla salute, per arrivare alle questioni del sud e degli effetti dell’autonomia differenziata. Ad aprire la festa la proiezione del film “Le Quattro Giornate di Napoli” attraverso le immagini di Nanni Loy, a dimostrazione del fatto, così io l’ho letto, che la scelta di questa città ha molti significati. Napoli che si libera dal nazi-fascismo, Funzione pubblica/Funzione partigiana, Napoli che rappresenta il sud che negli ultimi anni è assente da qualsiasi politica dei governi che si sono succeduti, salvo che essere considerato come un “fardello” del nord, “vero motore economico e politico del paese”, fino ad arrivare alla sua “eliminazione” attraverso una tanto ricercata autonomia differenziata, che tanti, me compresa, vedono come un mutante del virus della secessione.

Tanti anche gli ospiti, a cominciare dal sindaco De Magistris. Il ministro della Salute, Roberto Speranza - in un dibattito che ha visto anche la presenza di Rosy Bindi già ministro della Sanità, di Danilo Bono, Conferenza delle Regioni, Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe, Serena Sorrentino, segretaria generale Fp Cgil - ha assunto degli impegni davanti ad una platea gremita, a partire dall’esigibilità dell’aumento di due miliardi del Fondo sanitario nazionale. E poi ancora “La cultura ci salverà se saremo capaci di salvare la cultura”; “Futuro prossimo, potremmo permetterci il benessere?” con Florindo Oliverio, ospite il presidente dell’Inps, Tridico; “Basta morti sul lavoro”; “Disuguaglianze e differenze”, con il sociologo Domenico De Masi, Federico Bozzanca e Rossana Dettori, e “Criticità della Campania, come superarle”.

“Napule è mille culure” (Napoli è mille colori), canta Pino Daniele, ed è proprio così. Una città che mette insieme, molto più di altre, il sacro e profano, città cosmopolita e fucina culturale che alterna paesaggi mozzafiato alla povertà dei vicoli dei “quartieri spagnoli”. C’è l’enorme piazza Plebiscito, davanti al sontuoso Palazzo Reale, ma basta allontanarsi per ritrovarsi nel dedalo di viuzze, povere e piene di panni stesi, una città con molte contraddizioni, ma anche ricca di storia, cultura e di voglia di riscattarsi. E il riscatto, le battaglie della Fp Cgil, ripartono da qui, con la Carta costituzionale in mano e nella testa, verso la riconquista dei diritti fondamentali, attraverso l’allargamento sostanziale del perimetro pubblico.

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