Gli anziani della Bat, tra solitudine e invecchiamento attivo - di Luigi Antonucci

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Quando raccontavo di essere appena andato in pensione, le risposte erano varie, andavano dal “ti mancherà il lavoro” al “hai già scelto il cantiere da andare a guardare?” all’ancora più tremendo “tua moglie ti caccerà di casa perché gli sarai sempre tra i piedi”. In pratica gli stereotipi ormai consolidati sull’anziano chiuso in casa a rimuginare il tempo passato o a guardare i cantieri (cosa ci sarà da guardare poi…).

Chiusi in casa poco, solo se il tempo è brutto, se c’è il sole, e qui per fortuna ne abbiamo tanto, le panchine sono sempre occupate. I cantieri poi non se li fila nessuno. Neanche chi avrebbe il dovere di controllare che i lavori procedano speditamente.

Nel territorio della provincia Bat (Barletta-Andria-Trani) vivono oltre 70mila anziani, ovvero donne e uomini che hanno più di 65 anni. Cosa significa essere anziani per quel quasi 20% della popolazione di questo territorio? In molti casi significa essere soli. Specie se, come succede sempre più spesso, i figli per lavorare sono dovuti andare via, per i più fortunati in Italia, per quelli meno all’estero.

Quali sono gli strumenti che vengono messi in campo per combattere la solitudine degli anziani della Bat? La società in generale e i Comuni in particolare hanno da tempo chiuso gli occhi; gli assessorati ai servizi sociali dei comuni più grandi Barletta, Andria, Trani sono immobili, chiusi nelle loro stanze come fortini inespugnabili, immuni alle richieste di intervento che arrivano.

Qualche tempo fa da noi si è parlato di invecchiamento attivo. Lo Spi ha anche attivato una raccolta di firme per una proposta di legge popolare. La proposta è poi diventata legge regionale. Ma praticamente niente è cambiato. I nostri anziani hanno continuato a passare le loro giornate sulle panchine da soli, o in compagnia di altri panchinari a parlare della pensione sempre insufficiente, ma che deve bastare per sé e per i figli o i nipoti disoccupati, a maledire il governo, e dei propri malanni e acciacchi che con i giorni che passano diventano sempre peggio.

Nella Bat sono tanti gli iscritti allo Spi Cgil. Molti di loro erano iscritti alle rispettive categorie di lavoro: braccianti, operai delle aziende calzaturiere e tessili che erano la spina dorsale del tessuto produttivo della nostra zona. Frequentavano spesso le Camere del Lavoro comunali, non solo per motivi strettamente legati ai problemi aziendali o per i servizi, ma anche per il puro piacere di incontrarsi, di incontrare altri iscritti e discutere di politica o leggere i quotidiani messi a disposizione. Ma una volta andati in pensione, al “sindacato”, come con affetto veniva chiamato, non c’era più motivo di andarci, se non per informarsi dal compagno dell’Inca se e quando la misera pensione sarebbe aumentata.

Come Cgil ci siamo mai preoccupati di come trascorrono le giornate gli anziani iscritti e no? Di come la società immagina un pensionato? Del senso di colpa che i governi hanno voluto scaricare su di loro per quello che sarà il futuro dei giovani? Che alternative abbiamo dato? Tranne qualche lodevole eccezione, nessuna.

Le nostre lodevoli eccezioni sono la Lega dello Spi di Barletta, dove compagne e compagni sono punto di riferimento di tanti iscritti che si rivolgono a loro per risolvere problemi, dalla compilazione del 730 allo Spid gratuito. Ma anche per partecipare ai corsi che vengono organizzati come quello sui pc, o alle iniziative sulla salute.

Al contrario, purtroppo, ci sono Leghe che sono solo delle stanze vuote, dove non mette mai nessuno piede e dove, se a qualcuno viene in mente di farle vivere, viene messo gentilmente nelle condizioni di “non nuocere”.

Poi c’è l’Auser di Trani, dove il compagno Antonio, in anni di impegno costante (proprio da qualche giorno ha deciso di passare la mano e di prendersi del meritato riposo), non sempre supportato dai vertici provinciali e regionali dell’associazione, ha messo in piedi un modello di aggregazione da far invidia a molti.

Così villa Guastamacchia, che è il centro nevralgico dell’Auser tranese, è sempre piena di pensionati che sono partecipi delle innumerevoli iniziative che si svolgono. I corsi di formazione sono tanti e spaziano su tutto, per finire ai viaggi organizzati in giro per l’Italia e, ciliegina sulla torta, una fornitissima biblioteca a disposizione del quartiere.

Questo significa che, quando si vuole, si può dare all’anziano di questa provincia la possibilità di non essere semplicemente un pensionato, ma una persona che nella sua vita ha dato e continua a dare tanto, ma vuole anche avere. Vuole vivere la propria vita al meglio dei malanni, e dei cantieri...

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