Geografia del caporalato - di Mariapia Mazzasette

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Un proficuo confronto con gli studenti alla Sapienza di Roma. Presentato il Quaderno dell’Osservatorio Placido Rizzotto. 

Il fenomeno della migrazione di persone da un territorio all’altro alla ricerca di una possibilità di lavoro risale agli inizi del Novecento ed è un dato strutturale dell’agricoltura italiana, caratterizzata da una forte presenza di lavoro stagionale.

Nonostante negli ultimi anni il settore primario abbia subito una notevole trasformazione, frutto della meccanizzazione e della crescita dimensionale delle aziende, il lavoro stagionale rimane strutturale. La forza lavoro stagionale in agricoltura è oggi composta prevalentemente da lavoratori stranieri, che si spostano da un territorio all’altro seguendo le necessità delle colture, spesso in situazioni di grave vulnerabilità sociale.

La Flai Cgil da tempo denuncia la presenza radicata e organica nel mondo agricolo di sfruttamento lavorativo, intermediazione illecita di manodopera e caporalato.

Per fare maggiore luce su questi fenomeni, all’attività di denuncia si è deciso di affiancare l’indagine e lo studio dell’Osservatorio Placido Rizzotto che ha prodotto il Rapporto “Agromafie e caporalato”, giunto nel 2020 alla sua quinta edizione.

L’Osservatorio Rizzotto ha deciso di aggiungere all’importante lavoro del Rapporto una collana di Quaderni con l’intento di realizzare uno strumento agile e di facile consultazione, utile per affrontare singole tematiche e per una maggiore divulgazione.

È nato così il Quaderno n. 1 “Geografia del Caporalato”, composto da una cinquantina di pagine, ricche di infografiche e di semplice lettura.

Al suo interno particolarmente interessanti sono le mappe regionali dello sfruttamento, frutto del lavoro capillare della Flai che, attraverso l’attività del sindacato di strada, negli anni sta rilevando casi e andamento del fenomeno. Dalle mappe si rileva come lo sfruttamento lavorativo e il caporalato non siano una caratteristica dell’Italia del sud, come si è spesso portati a credere, ma riguardino l’intero territorio italiano, con una significativa presenza anche nell’Italia settentrionale, infatti, le Regioni con la maggiore presenza di procedimenti giudiziari per sfruttamento lavorativo sono Lombardia e Veneto.

Nel Quaderno è presente una sezione relativa all’attività di vigilanza effettuata in agricoltura dall’Ispettorato nazionale del Lavoro. L’incidenza del lavoro irregolare nel settore primario risulta essere al 38,5%, nell’industria è al 7,4%. L’agricoltura è l’unico settore in cui si registra un aumento del lavoro subordinato irregolare (+0,4%) a fronte di un tendenziale calo negli altri settori produttivi (-1,3%).

Un focus particolare è dedicato alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, prevista dalla Legge 199/2016 come strumento di contrasto al lavoro sommerso e irregolare presente in agricoltura. Purtroppo, ad oltre cinque anni dall’approvazione della legge, questa disposizione legislativa rimane in gran parte inattuata: sono solo 21 le sezioni territoriali attivate e 5.978 le aziende iscritte alla Rete, su una platea potenziale di 250mila aziende agricole.

Particolarmente significativa la presentazione, avvenuta lo scorso 23 marzo, del Quaderno “Geografia del Caporalato” all’università La Sapienza di Roma, a cui hanno assistito con attenzione ed interesse un centinaio di studenti e studentesse. Non è stata casuale la scelta di affrontare all’interno di una lezione universitaria il tema dello sfruttamento lavorativo in agricoltura e l’analisi di un fenomeno quale il caporalato, che sembra appartenere al secolo scorso ed invece è presente, non solo in agricoltura ma anche in altri settori produttivi.

Irregolarità e sfruttamento lavorativo sono temi complessi che esigono risposte complesse. Fondamentali sono la conoscenza dell’esistenza e la consapevolezza della gravità di un fenomeno che ha pesanti ricadute sociali e investe la vita quotidiana, a partire dalla qualità ed eticità di quello che mangiamo.

L’aula universitaria e il rapporto con le giovani generazioni possono essere strategici, per l’acquisizione e la diffusione della consapevolezza necessaria per riuscire a garantire a tutte le persone il diritto ad un lavoro dignitoso.

 

La successiva richiesta, arrivata dagli studenti, di un ulteriore incontro per poter rivolgere domande a Flai Cgil e all’Osservatorio Placido Rizzotto, per approfondire le questioni presentate, dimostra l’opportunità della scelta e la giustezza del percorso avviato.

 

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