Vauro: “No alla guerra senza Ze e senza Vla” - di Frida Nacinovich

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Vauro Senesi non ha bisogno di presentazioni, con le sue vignette ha fatto ridere, riflettere, commuovere generazioni di lettori. Toscanaccio nel senso più nobile del termine, polemista sanguigno e appassionato, non ha mai smesso di dichiararsi orgogliosamente di sinistra. Così oggi di fronte alla follia di un conflitto nel cuore dell’Europa conferma il suo rifiuto verso ogni avventura bellica: “No alla guerra senza Ze e Vla”.

 

Partiamo da questa vignetta, che ritrae i due leader di Russia e Ucraina per lanciare un chiaro messaggio di pace, “no alla guerra senza se e senza ma”. Eppure ne è uscita la solita inutile bufera….

“Sono stato accusato di tutto, persino di essere antisemita per la caricatura di Zelensky. Con questa guerra non credo si possa più parlare di informazione. Piuttosto di propaganda bellica. Esclusivamente di propaganda bellica”.

 

E chi non sta con la guerra? Peste lo colga?

“Io ormai sono anziano, sono stato in molte zone di guerra. Ero anche nel Donbass, nel 2015. Urlo che quello che ascoltiamo, vediamo, leggiamo ogni giorno non ha niente a che fare con l’informazione. È propaganda. Faccio un esempio: la responsabile ucraina del comitato che si occupa dei crimini di guerra è stata costretta a dimettersi dagli stessi vertici di Kiev perché le diceva troppo grosse. La propaganda, quando diventa eccessiva, può essere controproducente. Eppure i nostri media hanno preso come oro colato tutte le presunte informazioni, chiamiamole così, che questa signora generosamente elargiva. A partire dagli stupri dei bambini. Hanno continuato imperterriti a fare da megafono alla più bieca propaganda nazionalista. Un nazionalismo, quello ucraino, con venature filo-naziste. Intanto il Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ndr) si occupava di stigmatizzare trasmissioni che hanno ospitato giornalisti russi, nelle quali peraltro questi ultimi venivano sistematicamente linciati”.

 

Per sentire parole di pace bisogna ascoltare il Papa…

“È così, ed è paradossale. Anche perché Francesco si esprime contro la guerra in termini etici, come giustamente gli compete. Ma spetterebbe anche a tutti noi. Perché il concetto ‘ripudio della guerra’, contenuto nell’articolo 11 della nostra Costituzione, ha una valenza etica ancora prima che politica. Il ripudio è un rifiuto radicale, senza se e senza ma”.

 

L’Associazione nazionale dei partigiani ha provato a ricordare la Carta fondamentale della Repubblica. Ed è finita anche lei nel tritacarne.

“Pure quello riservato all’Anpi è un trattamento legato alla propaganda, al pensiero unico. Ma nonostante questo bombardamento propagandistico, per fortuna la maggioranza dell’opinione pubblica è contro l’invio delle armi, contro ogni misura che faccia proseguire all’infinito, senza obiettivi, questo macello. C’è dietro un disegno ben preciso nel voler colpire tutte le aggregazioni, che hanno anche una valenza politica, e che avrebbero potuto essere una sponda e uno sponsor per un movimento pacifista. Sono rimaste poche, penso a parte della Cgil e appunto all’Anpi. Sono stato all’ultima marcia Perugia-Assisi, eravamo più di 50mila a chiedere pace, ma siamo stati totalmente oscurati dai media”.

 

La guerra è solo morte e distruzione, lo sanno anche i bambini.

“Bisogna capire come si è arrivati a questo punto di non ritorno. Papa Francesco non si è espresso solo in termini etici, ma anche politici. Ha detto che “la Nato abbaia ai confini della Russia”, un’impeccabile fotografia della situazione. E questo non giustifica l’invasione, ma sicuramente aiuta a comprendere quello che sta succedendo. Sono personalmente convinto, l’ho ribadito in ogni occasione, che la guerra insieme alla distruzione di vite umane e di interi territori macina anche torti e ragioni. È molto difficile distinguere quando c’è una guerra in corso fra chi ha torto e chi invece ha ragione. Hanno tutti torto”.

 

Ricordo le conclusioni di Brecht: quando c’è una guerra alla fine perde solo la povera gente.

“Stanno combattendo sulla pelle della popolazione ucraina. Sul merito voglio sottolineare come si stia facendo diventare una rock star un signore con la maglietta verde militare. Ormai è ovunque, a Hollywood come a Cannes. Alla manifestazione ‘pacifista’ di Firenze chiamava addirittura alla ‘no fly zone’, cioè alla terza guerra mondiale. Recentemente Zelensky ha dichiarato: “Il mio esercito è il mio popolo”. Mi vengono i brividi. Perché ogni popolo non è fatto solo di militari, ma anche di bambini, donne, anziani, civili. Solo una mente criminale può considerare il suo popolo un esercito. Uno degli ultimi che ha fatto un ragionamento del genere è stato Adolf Hitler, che chiamò alle armi anche vecchi e bambini. E chi conosce un po’ di storia ricorda con orrore l’episodio”.

 

Quando sei andato in tv ti hanno trattato malissimo. Ne vale la pena?

“In alcune trasmissioni non vado più, (sorride, ndr). Però penso che poter dire quattro, cinque parole, di più non me ne concedono, di fronte a quello che sta succedendo possa essere utile. Altrimenti questi se la cantano e se la suonano”.

 

Sei accusato di putinismo…

“Chi muove accuse di putinismo quasi sempre fa parte di partiti politici che fino a ieri sono andati d’amore e d’accordo con Putin. Ne avevano fatto addirittura un mito. A me non è mai capitato di andare a giro con il faccione di Putin sulla pancia, ad altri sì. E non mi è mai neppure accaduto di avere in regalo un lettone dal presidente russo. Dirò di più, non mi è mai successo di scrivere - come ha fatto la Meloni nel suo libro ‘Io sono Giorgia’ - che Putin è l’ultimo difensore dei valori cristiani ed occidentali nel mondo. Posso aggiungere una cosa blasfema? Non solo non sono putiniano, ma non mi considero neppure anti-putiniano. Putin è una figura controversa della storia contemporanea, che va studiata non solo da un punto di vista morale o psicologico, ma anche politico. Per il suo popolo è stato indiscutibilmente anche il simbolo di un riscatto rispetto al saccheggio eltsiniano voluto dagli Stati Uniti. Questo spiega il forte consenso di cui ancora gode in Russia. Lui con il comunismo non c’entra niente. Sintetizzando, e a costo di banalizzare, ha ricostruito lo Stato russo mettendo gli oligarchi di Eltsin di fronte ad un aut-aut. Chi lo ha seguito ha potuto continuare ad arricchirsi, e ad arricchirlo, pensando al tempo stesso che c’era da ricostruire l’identità di un intero paese. Certo, visto il destino dei dissidenti, uno può osservare che la Russia non è certo un paese a democrazia compiuta. Ma gli oligarchi esistono anche nei paesi democratici, non ci sono solo in Russia. Qui in Italia, ad esempio, abbiamo poteri finanziari, economici e persone che li rappresentano, oligarchi a tutti gli effetti, che sono stati anche presidenti del Consiglio”.

 

Putin non parla di guerra ma di operazione militare speciale.

“La guerra si combatte anche sul terreno delle parole. Siamo tutti scandalizzati perché Putin parla di ‘operazione militare speciale’. Una cosa riprovevole, perché una guerra si chiama guerra. Ma quelle che abbiamo fatto noi le abbiamo definite ‘missioni umanitarie’. Spesso cancellando anche la parola militare. Le vittime che abbiamo fatto noi, e sono tante, dalla Jugoslavia all’Afghanistan, all’Iraq, sono state chiamate “effetti collaterali”. Nessuno si è sognato di farle vedere in televisione. Dentro la propaganda bellicista c’è una dose di ipocrisia gigantesca, schifosa, odiosa”.

 

Su un cartellone degli studenti di Berkeley durante la guerra in Vietnam fu scritto ‘occhio per occhio e il mondo sarà cieco’…

“Non ho mai pensato che un orrore giustifichi altro orrore. O che un orrore precedente possa giustificare orrori successivi. La guerra in Ucraina è un crimine, come tutte le guerre. E chi fa le guerre è un criminale. In questo senso io ho sempre sostenuto - non posso dire serenamente solo perché non c’è alcun motivo di essere sereni - che Putin è un criminale. Ma anche chi determina le condizioni perché le guerre scoppino è criminale. Chi determina le condizioni perché le guerre proseguano è criminale. Quindi tutti i potentati finanziari, politici, geopolitici che sono coinvolti in questa guerra sono realtà criminali. Invece la nostra narrazione è passata da ‘Putin è cattivo’ a ‘tutti i russi sono cattivi’. Devono essere esclusi dal consesso civile. Persino dai concorsi di violino. Ho la lettera di una giovane violinista russa appena esclusa da un bando, nelle motivazioni è stato precisato che non si tratta di ‘razzismo’, e che nei suoi confronti ‘non c’è nulla di personale’. Speriamo che questa follia finisca presto. L’ipocrisia ha raggiunto vette inesplorate, non giustifico ma posso capire che l’informazione diventi propaganda in un paese in guerra. In Russia e in Ucraina buona parte dell’informazione fa propaganda, il democratico Zelensky ha chiuso tre televisioni, è rimasto un solo canale, il suo. Ma che c’entriamo noi, che non siamo in guerra? Questa stretta bellicista sull’informazione è del tutto immotivata”.

 

Come se ne esce?

“Fino ad ora qualsiasi voce fuori dal coro è stata zittita. O ti arruoli o non hai diritto di parola. Se intervieni devi sempre premettere che c’è un aggressore e un aggredito, devi puntualizzare chi è l’aggressore e chi è l’aggredito, poi puoi finalmente iniziare a ragionare. Ci sarebbero tante cose da dire in proposito, ma lasciamo perdere. Io voglio smettere di fare premesse perché dire no alla guerra è un diritto di civiltà”.

 

 
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