L'unica guerra giusta è quella che non si fa - di Riccardo Chiari

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Sul link Change.org (https://chng.it/DbrdHDvtw4) sta avendo un lusinghiero successo l’appello “Non votare i parlamentari responsabili dell’aumento delle spese militari”, firmato in origine da un piccolo gruppo di giuristi, intellettuali e uomini di fede (Alessandro Santoro, Andrea Bigalli, Beniamino Deidda, Bernardo Gianni, Sandra Gesualdi, Tomaso Montanari) e controfirmato da tanti e tante altre.

“La guerra è sparita dalla campagna elettorale – è scritto nell'appello - ma non è sparita dai pensieri del 'piccolo ma deciso gruppo di coloro che, attivi in ogni Stato e indifferenti di fronte a considerazioni e limitazioni sociali, vedono nella guerra, cioè nella fabbricazione e vendita di armi, soltanto un'occasione per promuovere i loro interessi personali e ampliare la loro autorità personale', come scriveva Albert Einstein a Sigmund Freud nel 1932. E la pace è un bene troppo grande per lasciarla all’arbitrio di questi signori della guerra”.

L’unica guerra giusta è quella che non si fa, continua l'appello, denunciando con forza il voto parlamentare che, negli ultimi mesi della legislatura, ha deciso l’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil. “Questo questo vuol dire preparare la guerra, non la pace. Vuol dire sovvertire il progetto della Costituzione, gettare al vento il sacrificio di chi è morto nella Resistenza.”.

Infine i firmatari ritengono che sia stato un grave errore alimentare la guerra in Ucraina attraverso l’invio di armi, anche se salvano la buona fede di alcuni parlamentari. E, citando Papa Francesco nell'enciclica “Fratelli tutti”, ricordano: “Francesco dice che non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile 'guerra giusta'”.

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