Ursula, la regina Elisabetta e lo stato dell’Unione europea - di Roberto Musacchio

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A un certo punto glorifica anche la regina Elisabetta, facendone un simbolo dell’eroismo europeo. Sono rimasto senza parole. Mi sono immaginato ancora parlamentare europeo seduto nei banchi ad ascoltare un discorso, quello di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, sullo stato dell’Unione europea, che mi lascia attonito.

Un discorso fondato sulla retorica bellicista e sull’eroicizzazione dell’essere europei. Mi sarebbe venuto da chiederle se lei, che viene da un paese che ha conosciuto il nazismo, pensa veramente che si debba nazistificare Putin e la Russia? Pensa veramente che questa sia la chiave di lettura per capire, agire, evitare tragedie senza precedenti? Un conto è attribuire colpe, schierarsi. Altro è mostrificare e rinunciare a qualsiasi ruolo diplomatico, peraltro quello sì in connessione con la storia europea che ha visto milioni di morti russi sacrificati per fermare il nazifascismo. E nascere l’Europa, e l’Onu, come impegno di pace. Ma, avrei detto, lei sa che Putin è figlio del tradimento occidentale e della Ue agli impegni presi con Gorbaciov, appena morto e di cui si è dimenticata nel suo discorso, e degli insegnamenti di Brandt, Palme, Berlinguer, quelli sì veramente grandi europei? Neanche il Papa ha citato, nel discorso dove trovava spazio la regina Elisabetta. Si vede che le radici cristiane non vanno bene a nessuno, e non per giusto laicismo ma se parlano di pace.

Un comizio retorico e dannoso dunque, quasi insultante per la condizione di vita degli europei chiamati all’eroismo mentre soffrono tutte le conseguenze della tempesta perfetta in cui classi dominanti, e non dirigenti, ci hanno trascinato. Guerra, financo nucleare, pandemia, crisi climatica, energetica, ambientale, economica e sociale. Tutte a colpire i più deboli ed esposti. Prima di distruggere il pianeta, o meglio la presenza umana su di esso.

L’unico barlume di realismo è quando dice che certo le multinazionali stanno esagerando con gli extraprofitti, e qualcosa bisogna pur fare. Lei, che ha ridotto la Ue ad una centrale di acquisti di vaccini da multinazionali ingorde con contratti secretati. Ma di acquisti comuni di energia, piuttosto che di improbabili ‘cap price’ non parla. Dedica qualche passaggio agli extraprofitti che, come le multinazionali del farmaco, hanno generato quelle dell’energia. Ma manca la indicazione di come colpirli al 90%. E di come non farli generare, magari rimettendo mano alle speculazioni borsistiche.

Poi richiama ancora Maastricht, come basamento dell’economia sociale di mercato, dicendo che va flessibilizzato ma resta da guida. Difficile da capire cosa significhi vista l’inflazione esplosa non certo per aumenti salariali ma per le degenerazioni dell’offerta in mano alla finanza. E che si trasforma in debito e spread (malattia di una moneta unica per finta). Certo, lascia qualche spazio agli aiuti di Stato, ma d’altronde la Germania di spazio su questo se ne è preso e molto.

Chissà se Ursula von der Leyen si è accorta che nel suo paese delle meraviglie si stanno combinando gli effetti delle guerre interimperialistiche con quelli del permanente impero finanziario che rimane globale, mentre la globalizzazione si spezza per vie geopolitiche orwelliane peggiori della stessa guerra fredda ideologica.

Ancora, applausi ai baltici che si emancipano dai russi, mobilitazioni contro le infiltrazioni nemiche. E un patchwork di nazionalismo e suprematismo europeo con sedicenti green deal che contendono le terre rare ai cinesi, altro “nemico” sullo sfondo.

Quinti l’elenchetto di cose che ha deciso, fatto, ordinato; tutte con un io che francamente stona e fa presidenzialismo, ma anche una onnipotenza che proprio non esiste. Per citarne alcune, oltre le terre rare, le immancabili imprese con l’idea di riportare un po’ in Europa le catene del valore. Peccato che sull’energia, oltre al fai da te e ai risparmi delle docce, riconosca come partner affidabili certi che poi non lo sono particolarmente, e che i giri che fanno gli approvvigionamenti entropizzino ulteriormente il ciclo dell’energia. Con quelli che addirittura riaprono al carbone sul quale, cosa che von der Leyen non dice, le sanzioni alla Russia sono state attenuate, come quelle sui presidi chimici in agricoltura.

In definitiva un discorso perfettamente interno alla volontà di primazia del progetto Nato 2030, che non cita perché altrimenti si vedrebbe che non comanda ma ubbidisce.

È malridotta la mia cara Europa. Da ex parlamentare europeo mi sento umiliato da un simile discorso. Con dedica alla regina Elisabetta. Ma Ursula non lo è.

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