Quinto rapporto Gimbe sul Servizio sanitario nazionale - di Sinistra Sindacale

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La Fondazione Gimbe ha presentato lo scorso 11 ottobre il 5° Rapporto sul Servizio sanitario nazionale (Ssn). “All’alba della nuova legislatura – per il suo presidente Nino Cartabellotta – la Fondazione Gimbe ribadisce l’urgente necessità di rimettere la sanità al centro dall’agenda politica, perché il diritto costituzionale alla tutela della salute non può essere ostaggio dell’avvicendamento dei governi”.

Ben prima dello scoppio della pandemia la Fondazione Gimbe aveva rappresentato il Ssn come “un paziente cronico affetto da varie patologie che ne compromettevano lo stato di salute”: il definanziamento pubblico di circa 37 miliardi di euro nel decennio 2010-2019; l’incompiuta del Dpcm sui nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) senza la necessaria copertura finanziaria; gli sprechi e le inefficienze; l’espansione incontrollata dell’intermediazione assicurativo-finanziaria. In questo contesto la pandemia Covid-19 ha fatto emergere soprattutto l’imponente depauperamento del personale sanitario e la fragilità dell’assistenza territoriale.

Secondo il Rapporto i fattori che condizionavano lo stato di salute del Ssn prima della pandemia sono rimasti sostanzialmente irrisolti, fatta eccezione per il rilancio del finanziamento pubblico, che l’emergenza sanitaria ha al tempo stesso imposto ed eroso. Peraltro, la pandemia presenta il conto dei suoi effetti a medio-lungo termine: dal ritardo nell’erogazione di prestazioni chirurgiche, ambulatoriali e di screening che hanno ulteriormente allungato le liste di attesa, all’impatto di nuovi bisogni di salute.

Soprattutto, l’ulteriore indebolimento del personale sanitario: pensionamenti anticipati, demotivazione, licenziamenti volontari e fuga verso il privato. Per far fronte alla domanda di personale si ricorre così ad insolite modalità: cooperative di servizi, reclutamento di medici in pensione e chiamate di medici dall’estero.

Il Rapporto si concentra sugli indirizzi politici fondamentali per determinare il destino del Ssn. Per il finanziamento pubblico, dal 2020 ad oggi è passato da 113,810 miliardi a 124,960 miliardi, con un aumento di 11,2 miliardi di cui 5,3 assegnati con decreti Covid-19. Ma è evidente che questo rilancio è stato imposto dall’emergenza pandemica e non dalla volontà politica di rafforzare in maniera strutturale il Ssn, come confermano le previsioni del Def e della Nadef 2022 che, nel triennio 2023-2025, prevedono una riduzione della spesa sanitaria media del’1,13% per anno e un rapporto spesa sanitaria/Pil che nel 2025 precipita al 6,1%, ben al di sotto dei livelli pre-pandemia.

Il confronto internazionale conferma risultati simili a quelli dell’era pre-Covid: la spesa pubblica pro-capite nel nostro Paese è ben al di sotto della media Ocse (3.052 vs 3.488 dollari) e in Europa ci collochiamo solo al 16° posto.

Per quanto riguarda i Lea, il Rapporto affronta le criticità relative al loro aggiornamento, esigibilità e monitoraggio. Non si è mai concretizzato il loro continuo aggiornamento per mantenere allineate le prestazioni all’evoluzione delle conoscenze scientifiche; in secondo luogo, le nuove prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica non sono esigibili su tutto il territorio nazionale; infine il “Nuovo sistema di garanzia” non è uno specchio fedele per valutare la qualità dell’assistenza.

Il Rapporto analizza in dettaglio le maggiori autonomie richieste in sanità da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Se alcune oggi rappresenterebbero uno strumento per fronteggiare la grave carenza di personale sanitario da estendere in tutto il Paese, altre rischiano di sovvertire totalmente gli strumenti di governance nazionale.

La Fondazione Gimbe ha da sempre ribadito che manca un esplicito programma politico per il salvataggio del Ssn, e il Rapporto contiene un “piano” finalizzato all’attuazione di riforme e innovazioni di rottura, per il rilancio definitivo di un pilastro fondante della nostra democrazia.

Innanzitutto, mettere la salute al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie, ma anche ambientali, industriali, sociali, economiche e fiscali, attuando un approccio integrato alla gestione della salute, perché la salute dell’uomo, degli animali, delle piante e dell’ambiente, ecosistemi inclusi, sono strettamente interdipendenti.

Quindi, rafforzare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni per ridurre diseguaglianze, iniquità e sprechi, e rilanciare il finanziamento pubblico per la sanità in maniera consistente e stabile, al fine di allinearlo alla media dei paesi europei.

Il 5° Rapporto Gimbe è disponibile a: www.salviamo-ssn.it/5-rapporto

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