Francesco Giacomelli, sindacalista di strada, pacifista e non violento - di Valter Bartolini

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Il 4 novembre scorso il nostro compagno Francesco Giacomelli, a soli 69 anni, ci ha lasciato, colpito da una terribile malattia. Lascia la moglie Teresa, il figlio Andrea, la sua adorata nipotina Emma, e nel dolore i tanti di noi che l’hanno conosciuto e apprezzato. Ci mancherà molto. Francesco è stato un nostro compagno di viaggio fin dalle origini della sinistra sindacale nella Cgil. Ho avuto il privilegio di frequentarlo molto, soprattutto quando, a partire dal 1991 le nostre strade si sono incrociate aderendo, fra i pochi, al documento Essere Sindacato nella Camera del Lavoro di Pistoia e al nascente Partito della Rifondazione Comunista.

Francesco, dipendente Asl, ha iniziato il suo percorso sindacale nella Funzione pubblica per poi passare molti anni nella Filtea, occupandosi prevalentemente dei calzaturieri del distretto della Valdinievole nella Camera del Lavoro di Monsummano. E’ poi passato alla Slc, e ha concluso il suo percorso sindacale nella Flai. In tutte questa categorie ha lasciato un ottimo ricordo per la sua disponibilità, il suo impegno, la sua grande capacità di intessere relazioni umane.

Nonostante amasse dare di sé un’immagine talvolta un po’ svagata, apparentemente un po’ fricchettone, era in realtà un compagno serissimo che affrontava le battaglie sindacali con grande consapevolezza e attenzione. Sia che si trattasse di crisi aziendali o contrattazioni, le affrontava con determinazione e, oserei dire, con puntiglio, così come con puntiglio affrontava le discussioni interne alla Cgil e alle battaglie congressuali che lo hanno visto protagonista.

Ma Francesco era molto di più, era un uomo buono, generoso e disinteressato, che si trattasse di beni materiali, di cui si interessava pochissimo, o che si trattasse di ambizioni di ruolo e di protagonismo. Voglio ricordare, ad esempio, la vertenza dell’ex Answers, un call center occupato per oltre cento giorni, durante i quali, lontano dai riflettori, è stato sempre giorno e notte fra quei lavoratori, svolgendo un ruolo oscuro ma determinante per risolvere ogni piccolo problema, sedare ogni elemento di frizione, ogni screzio, inevitabili in tali situazioni di tensione, grazie alla sua capacità di ascolto e di instaurare rapporti umani e di fiducia, un collante insostituibile. Ed è stato così, posso testimoniarlo, in ogni altra crisi aziendale che ha seguito con passione e generosità.

Francesco era anche un convinto pacifista e non violento, un credente che aveva stabilito un suo personale rapporto con Assisi, alle cui marce non mancava mai, e il movimento francescano, militante dei Social forum. Amava i viaggi e i popoli, le moltitudini come le definiva lui, ed amava la vita come pochi altri. Ed era una persona straordinariamente simpatica e piacevole, un amico carissimo di cui sentiremo, in molti, la mancanza.

Caro Francesco, “un altro mondo è possibile” era una frase che ci ripetevi spesso. Non hai avuto il tempo di vederlo realizzare, né temo accadrà a noi. Ma certo oggi, senza di te, è un mondo ancora un po' più povero.

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