Politiche industriali, nuovo governo stessi silenzi - di Riccardo Chiari

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Dalle Acciaierie d'Italia alla ex Gkn, solo per ricordare due fra i casi più emblematici, si stanno evidenziando ancora una volta alcune patologiche linee d'azione da parte imprenditoriale, tanto evidenti quanto trascurate sia dal nuovo governo che da quello “dei migliori” che l'ha preceduto.

La decisione di Acciaierie d’Italia di sospendere l’attività di 145 aziende che operano nell’appalto, dopo che per mesi Arcelor Mittal che ancora controlla il polo siderurgico aveva pagato poco e male le ditte dell'indotto tarantino, si aggiunge a decisioni analoghe con i fornitori di materie prime, come il caso Sanac insegna. E' la riprova di un comportamento indecente della multinazionale, manifestato anche dalla sua plateale assenza al primo tavolo di crisi del nuovo ministero “delle Imprese e del made in Italy”, l'ex Mise. Il tutto dopo che per la sopravvivenza delle Acciaierie il governo precedente ha stanziato un miliardo di euro. Pubblici.

Sul destino della ex Gkn, tutti i nodi mai sciolti della mancata reindustrializzazione di uno stabilimento che era all'avanguardia nella produzione di semiassi sono arrivati al pettine. Francesco Borgomeo, ex advisor che ufficialmente ha ottenuto la fabbrica gratis dal fondo (speculativo) Melrose, dopo aver sottoscritto precisi impegni non solo li ha disattesi, ma ha anche finito per scaricare le responsabilità sui 300 operai rimasti, che difendono un sito industriale altrimenti destinato a morte certa.

In tutto questo, e senza dimenticare le altre, numerose vertenze che da un capo all'altro della penisola vedono a rischio il futuro di decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori, le prime (non) risposte del nuovo governo sembrano confermare le considerazioni più pessimistiche di chi, in direzione ostinata e contraria, continua comunque a chiedere indirizzi – e sostegni – di politiche industriali. Gli stessi che vengono messi in pratica da altri grandi paesi dell'Unione europea.

 

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