Danilo Maramotti, una matita color arcobaleno: “Io non mi arrendo alla guerra” - di Frida Nacinovich

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I lettori del ‘manifesto’ hanno imparato a conoscerlo per le sue puntuali, irresistibili vignette che da qualche anno accompagnano le uscite in edicola del quotidiano comunista. Ma Danilo Maramotti, savonese purosangue, è artista di lungo corso, con una interminabile lista di collaborazioni. Soprattutto è un uomo di sinistra, orgoglioso di esserlo, e odia la guerra. Ogni guerra. Tutte le settimane è possibile incontrarlo nella piazza centrale della sua città, con l’inseparabile bandiera arcobaleno, per contestare civilmente chi chiama alla guerra e al riarmo.

Danilo Maramotti, a leggere i sondaggi siamo rimasti quattro amici al bar ad opporci alla guerra…
“Siamo prigionieri di luoghi comuni imposti dal cosiddetto mainstream. O guerra, o guerra. Ma io sono indignato, davvero. Mi sembra che siamo diventati tutti cretini, tutti ipocriti. Forse non so spiegarmi, sono più bravo a disegnare che a parlare. Ma al di là della politica, dell’opportunismo di chi fomenta la guerra per interessi ben definiti, nella gente comune dovrebbe scattare automaticamente una reazione, un rifiuto. Invece vince la propaganda, che travolge tutto e tutti. Se oso dire qualcosa di diverso da ‘gloria all’Ucraina’, mi rispondono subito di andare a vivere in Russia. Dove sicuramente fanno propaganda, come succede ogni volta che c’è una guerra. Ma da noi non è tanto meglio. Sento parole, dichiarazioni, affermazioni che non stanno né in cielo né in terra. Oggi il presidente Mattarella piange, giustamente, i bambini ucraini che passano le giornate sotto le bombe. Ma quando hanno bombardato Belgrado per tre mesi, e anche lì c’erano bambini, non mi pare di aver sentito parole di condanna”.

Ma è mai possibile che le diplomazie non riescano a far trovare intorno allo stesso tavolo i belligeranti? Da quasi un anno il conflitto russo-ucraino provoca morti, devastazioni, sofferenze quotidiane. Per giunta, come accade in ogni guerra, c’è chi si arricchisce speculando, i soliti noti, e chi subisce gli effetti collaterali del conflitto, sotto forma di inflazione e rincari ingiustificati. Come far finire questo macello?
“Sicuramente non contribuendo a incancrenire il conflitto, come invece succede con il continuo invio di armamenti. Mi chiedo: perché agli ucraini sì, e ai curdi e ai palestinesi invece no? Oggi la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, che prima era ministro della difesa tedesco, invoca un tribunale speciale per i crimini di guerra russi. I crimini turchi invece cosa sono? Ne vogliamo parlare? Oppure cadono subito in prescrizione perché Erdogan, un dittatore, difende la Fortezza Europa trattenendo i migranti nei campi profughi? Mi sembra di vivere in un mondo impazzito, che non mi sarei aspettato di vedere. Un mondo dove non ragiona nessuno. Ho un amico, di vecchia data, con cui da un anno non riesco più a parlare a causa della guerra. Così sua moglie e la mia compagna ci hanno costretto a fare una cena di riappacificazione. Per fare la pace non abbiamo parlato di guerra”.

Chiunque non sia anima e corpo con l’ex comico oggi capo di Stato Zelensky è poco meno di un reietto. Minimo gli danno del putiniano. È successo anche a te, vero?
“Premetto che non sono putiniano, premetto che non sono putiniano, premetto che non sono putiniano. Per i primi sei mesi del conflitto dovevi dire così altrimenti ti sputavano in faccia, adesso anche basta. Ma Putin non era l’amico di Berlusconi e Salvini? Non ha organizzato i campionati mondiali di calcio del 2018, appena quattro anni fa, con tutti i potenti della terra a Mosca? Eppure la guerra durava già da quattro anni. Con morti e devastazioni. Ma se parli così, ti rispondono che sei un nostalgico dell’Urss. Mi sembra di vivere in un mondo di idioti, non perché io mi senta più intelligente ma perché c’è questo pensiero binario: se non sei per il Genoa sei per la Sampdoria, se non sei per Putin sei per la Nato. È una cosa da bambini delle elementari, però lo dicono i laureati, i professori, gli intellettuali”.

 

Avresti mai creduto possibile che un religioso, un pontefice come Papa Francesco, sarebbe diventato il punto di riferimento di tutte le persone di buona volontà che chiedono, implorano il cessate il fuoco?
“L’Avvenire è diventato un giornale di sinistra, e il Papa dice cose in cui ci ritroviamo tutti. Tutto questo era inimmaginabile. Inimmaginabile come quando vedevi da ragazzo i documentari sulle piazze del duce e pensavi: ‘Ma come faceva la gente a entusiasmarsi per questa cosa che a me sembra ridicola?’. Poi riflettevi, e ti davi la spiegazione che era un’Italia contadina, con tantissimi analfabeti, i giornali li leggeva una persona su dieci, non c’era la televisione e in pochi avevano la radio. Ma oggi che tu hai accesso ad ogni tipo di informazione, un comportamento simile di adesione acritica alla guerra è davvero inquietante”.

Anche il mondo dell’informazione, specialmente nei primi mesi di guerra, ha messo l’elmetto ed è partito alla conquista di Mosca….
“Una cosa da non credere. Un’informazione a senso unico. Personalmente, tutti i venerdì insieme a ‘Savona disarmo’ facciamo un presidio nella stessa piazza. È la piazza più importante della città, e ci ritroviamo lì a ripetere il nostro ‘no’ alla follia della guerra”.

Sei un inguaribile romantico, come spesso succede agli artisti veri.
“È l’unica maniera che hai per manifestare qualcosa, ma ti senti come Greta Thunberg quando si andava a sedere da sola con un cartello attaccato al collo chiedendo di salvare il pianeta. La gente passa, ci dice anche frasi tipo ‘andate a lavare le scale’, ‘andate a vivere in Russia’, quelle cose lì. Ma noi continuiamo lo stesso, da un anno. Prima era un presidio ‘Restiamo umani’, adesso è fatto da anarchici, cani sciolti, una coppia di giovani carini che abbassa la media. C’è un po’ di tutto. Con la voglia di far tacere le armi”.

 

E l’Europa? Restano valide le parole del mahatma Gandhi, vecchie di quasi un secolo, che la definì ‘una buona idea’?
“L’Europa è totalmente asservita. Io non capisco dove finisca l’ipocrisia e cominci la malafede. Forse scontiamo ancora l’atlantismo del secondo dopoguerra. Davvero non saprei che altro pensare. Se poi Von der Leyen dice che la Russia è uno stato terrorista, che negoziato puoi fare su quelle basi lì? Le persone sembrano prendere la guerra come se fosse il Covid, un destino ineluttabile. Invece sono scelte volontarie, sono scelte del governo. Non capisco come tanta gente le possa subire senza dire nulla. Noi vendiamo le armi ai turchi, da settant’anni le vendiamo a Israele, evidentemente bisogna far andare avanti anche l’industria delle armi…Mi meraviglio che la gente non se ne accorga da sola. Intanto si è aperto il vaso di Pandora e si è rotto il vaso di coccio che è l’Europa. Un’Europa che ha tutto da perdere, ma che continua con la sudditanza all’atlantismo. A questo punto io mi fido di più della Cina come garante di una pacificazione mondiale, mi fido di più dei Brics che della Nato. Noi facciamo finta che non esistano, ma hanno più della metà della popolazione del mondo”.

 

A proposito di mondo, succede che 185 paesi votano all’Onu contro il bloqueo imposto da più di mezzo secolo a Cuba. Solo Stati Uniti e Israele insistono per isolare il popolo cubano, colpevole unicamente di essere socialista. C’è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo, non trovi?
“Certo, e mi meraviglio che la gente non si accorga di quello che sta accadendo. Secondo me non vogliono sapere. E mettono la testa sotto la sabbia, come gli struzzi. Allora anche questa settimana sarò in piazza con ‘Savona disarmo’. Non vedo altra strada”.

 

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