A Pistoia una giornata per Lucio Libertini - di Giacomo Signorini

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Si è svolto il 2 dicembre a Pistoia, nella Sala Maggiore del Palazzo Comunale, il convegno “Un protagonista della Sinistra italiana nel centesimo anniversario della nascita”, organizzato dal Comitato nazionale per le celebrazioni di Lucio Libertini. Si è trattato dell’evento principale delle iniziative realizzate durante tutto l’anno, con il riconoscimento del ministero della Cultura, dal Comitato (promosso dalla Fondazione Roberto Marini di Pistoia) costituito nel centesimo anniversario della nascita di un personaggio di grande spessore ideale, politico e culturale, di assoluto rilievo nella storia tormentata della Sinistra italiana, scomparso a 71 anni nel 1993.

Nella prima sessione la vita e l’opera di Libertini sono state trattate dal punto di vista cronologico, nelle sue varie militanze politiche, con relazioni di Sergio Dalmasso, Daniele Pipitone, Diego Giachetti, Paolo Ferrero, Aldo Agosti, Alexander Höbel e Giovanni Russo Spena. Nella seconda hanno svolto relazioni monotematiche Stojan Spetic, Daniela Preziosi, Michele Ruggiero, Giorgio Benvenuto, Anna Donatella Lino, Fabio Maria Ciuffini, Roberto Musacchio e Franco Ferrari.

Hanno inoltre portato o consegnato un contributo Giorgio Benvenuto, Andrea Margheri, Famiano Crucianelli, Claudio Signorile, Claudio Degl’Innocenti, Giorgio Federighi, Giampaolo Pagliai e Fausto Bertinotti, che del Comitato è il presidente. Durante la giornata, i familiari Gabriella Pistone e Cristina Nardelli hanno inaugurato una mostra che, dedicata alla vita di Libertini, ripercorre la storia dell’intera politica italiana dal secondo dopoguerra agli anni ’90.

I lavori, coordinati per l’organizzazione da Giacomo Signorini col supporto di Frida Nacinovich, sono stati conclusi da Roberto Niccolai, direttore della Fondazione Roberto Marini, per illustrare le iniziative previste dal Comitato nel prossimo anno, fra cui un concorso riservato agli studenti delle scuole superiori pistoiesi sulla storia della Sinistra italiana dalla caduta del fascismo alle conseguenze del crollo del Muro di Berlino.

Parlare di Libertini, ripercorrere il senso profondo della sua militanza politica e produzione culturale, attraversando la storia e l’evoluzione non solo delle formazioni in cui ha militato se non cofondato, ma anche delle riviste che ha diretto, vuol dire riflettere su cinquant’anni di storia di tutta la Sinistra italiana del secondo dopoguerra, attraverso le sue battaglie e scissioni, conquiste e sconfitte.

Nonostante le diverse provenienze ed esperienze, tutti i relatori hanno concordato nel sottolineare la necessità di riscoprire un politico laico e innovatore, certamente un dirigente “eretico” del movimento operaio. Ma anche coerente, perché, come ebbe a dire Gaetano Arfé: “Di pochi personaggi si osa dire come di lui che tutta la sua vita è intessuta di una coerenza mai incrinata in circa mezzo secolo di lotte che lo hanno visto sempre in prima fila, sfidando più volte qualcosa di assai peggiore che l’impopolarità: l’incomprensione dei compagni. E il filo lungo sul quale la sua esperienza si è svolta è stato quello di una concezione autonomistica e libertaria del socialismo, a lui congeniale al punto che non ha mai avuto bisogno di irrigidirsi in formule dottrinali, ma che era sempre presente a ispirarlo, a dargli i criteri con i quali interpretare i fatti, e a suggerirgli la via da battere nell’azione politica”.

Se è vero che ognuno è figlio della propria epoca, ed è quindi improprio o problematico individuarne insegnamenti validi per l’attualità, è indubbia l’esemplarità di Libertini laddove, come sottolineato da Bertinotti citando il “balzo di tigre” di cui parla Walter Benjamin, di fronte ai tempi bui e difficili che viviamo “si tratta di tornare radicalmente a movimenti, soggetti sociali e politici e personalità che possano aiutare a compiere il salto in avanti, per riacchiappare quel futuro che sembra sfuggirci di mano”.

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