Lo smembramento di Alitalia - di Riccardo Chiari

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“Ue e Italia in sintonia su Alitalia”, hanno titolato i quotidiani dopo l’incontro “positivo e costruttivo”, parola dei ministri Giorgetti, Franco e Giovannini, con Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione europea e commissaria per la concorrenza. Traduzione: si va verso lo “spezzatino” degli asset della compagnia aerea, lo vogliano o meno gran parte degli 11mila addetti diretti di Alitalia e i sindacati che li rappresentano. Solo piloti e assistenti di volo, il cosiddetto settore aviation, hanno già fatto sapere che si può fare, visto che il loro comparto passerebbe alla newco statale Ita, sia pur con una flotta ridotta a meno di 50 aerei dagli attuali 104, e con il rischio di perdere slot importanti, soprattutto all’aeroporto milanese di Linate. Ma gli altri?

Il confronto “tecnico” fra l’Ue e il governo Draghi sarà avviato in settimana, “per valutare nel dettaglio le possibili soluzioni volte a garantire che il nuovo vettore aereo nasca al più presto, nel rispetto delle procedure del diritto nazionale ed europeo”. Un passaggio, quest’ultimo, che fa capire per l’ennesima volta come, anche in piena pandemia e in un settore come quello del trasporto aereo messo ko dal virus, a Bruxelles si continui a ragionare con gli schemi “privatistici” del passato.

I sindacati confederali della categoria del trasporto aereo, Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti, sono critici. Non accettano lo “spezzatino” degli asset, sul punto ricordano al governo: “Bisogna mettere Ita nelle condizioni di poter operare, l’ipotesi di una compagnia con 40-50 aerei ci lascia perplessi, se dobbiamo inserire la compagnia nel mercato deve poter competere con gli altri vettori”. Un ragionamento che non sembra avere contraddizioni. Ancor più espliciti i sindacati di base Cub e Usb: “Il solito piano della ‘miseria’: licenziamenti, smembramento e ridimensionamento. Altro che il rilancio promesso dagli ultimi due governi”. Più di due, a guardar bene.

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