Il 130° della Camera del Lavoro di Milano. La nostra storia è il futuro - di Massimo Bonini

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La nostra storia è una cosa importante, non solo per noi, crediamo lo sia anche per la città. Vorrei trasmettere l’orgoglio di rappresentare la più grande Camera del Lavoro d’Italia, che può contare su un riconoscimento delle istituzioni, delle altre organizzazioni sindacali, sociali e politiche, delle associazioni datoriali e soprattutto sulla partecipazione di oltre 180mila iscritte ed iscritti. Sono orgoglioso di quanto abbiamo fatto, di rappresentare un gruppo dirigente che non si è fermato di fronte all’emergenza, ma soprattutto dobbiamo essere orgogliosi e debitori di fronte alle lavoratrici e ai lavoratori che non si sono fermati - hanno rischiato la propria vita e quella dei propri cari - pur di compiere il loro dovere. A loro, ai lavoratori, il Paese deve restituire tanto!

La democrazia è uno degli aspetti più interessanti del secolo scorso, ma la sua attualità è per noi attenzione quotidiana. La nostra sede, strappata a forza alla dittatura fascista, ne è la dimostrazione. Democrazia, libertà e antifascismo. La nostra Costituzione, il rispetto dei diritti nel lavoro, l’affermazione dei diritti civili, il miglioramento delle condizioni materiali di milioni di persone, l’istruzione garantita a tutti, la parità di genere nel lavoro e nella società… molte di queste conquiste sono rimesse in discussione. Un processo di indebolimento dall’onda lunga, iniziato verso la fine del ‘900. Siamo obbligati a ridefinirci come soggetto sociale all’altezza delle necessarie risposte per non accettare queste tendenze come inevitabili.

La nostra determinazione ha fatto sì che raccogliessimo un consenso straordinario sulla proposta di una nuova Carta dei Diritti universali del lavoro, perché se ne avverte l’urgenza al pari di una nuova legge sulla rappresentanza, obiettivi per noi irrinunciabili.

I cambiamenti nel mondo del lavoro e la sua scomposizione, maggiormente presenti a Milano rispetto ad altre aree del paese, richiedono, come agli albori, un ruolo delle Camere del Lavoro come luogo di ricomposizione. Un luogo aperto dove soggetti con diverse esperienze di vita, di provenienza e di lavoro trovino la forza per rispondere all’aggressività di un individualismo che cerca di convincere che “affermarsi da soli” è l’unica via possibile.

Il nostro territorio ha il privilegio di essere il punto di riferimento economico dell’Italia, attraversato per primo dalle innovazioni e dalle interconnessioni globali. È il luogo dove maggiormente è aumentato il lavoro intellettuale e nel contempo si registrano alti tassi di precarietà e di bassi redditi creati dal lavoro povero, condizione che non permette di progettare un futuro e una vita dignitosi.

In questi giorni migliaia di giovani discutono e scendono di nuovo in piazza per salvare il pianeta. È un’altra delle sfide non previste quando siamo nati e sottovalutata per decenni, che ora ci chiama in causa a dire quale modello di sviluppo vorremmo realizzare e in quale modo.

L’impegno ad essere protagonisti del cambiamento è il nostro biglietto da visita di una storia che dura da 130 anni; per questo saremo sempre in campo nel rappresentare le lavoratrici e i lavoratori, interloquendo con le istituzioni e in primo luogo con il Comune e Città Metropolitana. Il sindaco appena rieletto troverà in noi un interlocutore scomodo ma sincero che continuerà a dar voce al lavoro debole, a chi è in difficoltà, che dirà il proprio punto di vista su tutte le questioni da affrontare per migliorare la vita di chi vive del proprio lavoro, di chi il lavoro rischia di perderlo o lo ha già perso, di chi è in pensione e di chi il lavoro lo cerca.

Abbiamo un programma semplice ma chiaro. Ad una città intelligente e innovativa vogliamo affiancare una società intelligente, intelligente nella tutela dei lavoratori, più sociale e meno diseguale, cancellando il triste record di morti sul lavoro. Per realizzare tutto questo serve volontà politica, ma soprattutto un sistema partecipativo - costante e preventivo - che dovrà essere messo in pratica da chi governa la città.

Il Pnrr si pone l’obiettivo di ricostruire il Paese. La storia insegna che ogni ricostruzione riesce se tutti ne sono coinvolti. Questo vuol dire condividere le responsabilità e costruire un vero modello milanese in cui ognuno fa la sua parte. Se questo è il metodo noi, insieme a Cisl e Uil, ci siamo. Solo così potremo guardare al futuro con fiducia. Lo dobbiamo alle nuove generazioni che, frastornate dalle forti contraddizioni di questa epoca, cercano punti di riferimento.

Siamo in un passaggio delicato della storia del nostro Paese. Con convinzione dovremo cambiare pelle, modo di lavorare, dobbiamo continuare ad andare dai lavoratori nei luoghi a noi noti, ma anche scendere nelle strade per parlare ai lavoratori singoli sempre più deboli e soli, interpretando il territorio come un unico grande luogo di lavoro.

Festeggiamo il compleanno della nostra Camera del Lavoro, anche con la speranza di una rinascita dopo l’esperienza drammatica della pandemia, ma soprattutto è il compleanno di tutte le donne e gli uomini che hanno dato e daranno il loro contributo per rendere Milano una città migliore. La nostra storia è il futuro! 

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