Una bella giornata per il lavoro, il Paese, la democrazia - di Sinistra Sindacale

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L’enorme piazza colorata di sabato 16 ottobre a Roma è stata la risposta più chiara, ferma, serena allo squadrismo fascista che solo una settimana prima aveva voluto colpire, con l’assalto alla sede della Cgil, tutto il mondo del lavoro, perno della democrazia repubblicana antifascista e del progresso del Paese. La risposta non si è fatta attendere e ha travolto con la sua freschezza, la sua compattezza, la sua forza tranquilla ogni meschina polemica, ogni strumentale distinguo.

“Mai più fascismi” lo hanno incarnato giovani lavoratrici e lavoratori, altri più maturi, pensionate e pensionati provenienti da ogni parte d’Italia. Ma anche studenti, associazioni democratiche, Anpi, Arci, Libera, Legambiente in testa, singoli cittadini e democratici che non hanno voluto mancare a quella che si è via via presentata come una festa di popolo, la prima grande, grandissima manifestazione nazionale dopo le lunghe chiusure dovute alla pandemia. Con le dovute precauzioni: quasi tutti indossavano la necessaria mascherina.

Se piazza San Giovanni ha cominciato a riempirsi già intorno alle 10 del mattino, il flusso dalle vicine stazioni della metropolitana è stato continuo – e anzi centinaia di manifestanti sono rimasti imbottigliati fino a quasi la fine dei comizi alla stazione di partenza di Anagnina. E il corteo “di servizio” per il trasferimento a piazza San Giovanni di quanti sono arrivati, con treni ordinari e speciali, alla stazione Termini era fitto di decine di migliaia di persone con gli striscioni di Cgil, Cisl e Uil delle diverse regioni e città, con gli striscioni delle fabbriche e delle categorie, da Torino a Reggio Calabria, da Ancona a Firenze, da Trieste a Lecce. Impossibile citarle tutte. Tutto il Paese era dentro quel corteo e quella piazza, ben visibili, naturalmente anche Sicilia e Sardegna.

È il giorno della risposta alla gravissima ferita al lavoro e alla democrazia, un giorno per gridare tutti insieme che la Costituzione di questo Paese è nata dalla Resistenza e dall’antifascismo. E per ribadire che il lavoro, nella nostra società, deve tornare al centro dell’agenda politica, economica, sociale, perché solo il lavoro, tutelato dai diritti, può salvarci da anni e anni di crisi finanziaria e, adesso, sanitaria. È il giorno del dolore per quello che è successo, del ricordo, ma anche dell’orgoglio, della militanza, dell’appartenenza, dell’unità, della voglia di futuro. La manifestazione, decisa “in meno di tre minuti” da Cgil Cisl e Uil come risposta al vile assalto squadrista alla Cgil di corso d’Italia, è caduta inoltre nel giorno dell’anniversario del terribile rastrellamento nazista del 1943 nel ghetto ebraico di Roma.

“Questa è una piazza molto bella, è una piazza che parla a tutto il Paese”, ha esordito dal palco il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, che ha chiuso la manifestazione dopo gli interventi di Sbarra (Cisl), Bombardieri (Uil) e Visentini (Ces). Hanno preso la parola anche una pensionata, una delegata del commercio e Silvia, delegata Fp del policlinico Umberto I di Roma, il cui pronto soccorso è stato pure preso d’assalto il 9 ottobre. Non solo una risposta allo squadrismo fascista, ma qualcosa di più, ha continuato Landini: “Rappresenta tutta l’Italia che vuole cambiare”. Essere antifascisti non significa infatti “essere contro qualcuno, ma essere per la democrazia e per le garanzie sancite dai diritti della Costituzione”.

Un filo rosso ha unito il suo discorso: lottare contro il fascismo significa lottare per la democrazia, e alla base di questa lotta c’è la dignità delle persone, il lavoro, la cultura. Proprio per questo, perché lo squadrismo non faccia più paura, serve una fase di grande cambiamento sociale nel nostro Paese, a partire dalla grande emergenza del lavoro: “Un lavoro sicuro e non precario”. Il primo atto, però, non può che essere uno: “Le forze che usano violenza e si richiamano al fascismo devono essere sciolte”.

La parola cambiamento ricorre più volte tra quelle usate da Landini, un cambiamento che non riguarda solo il nostro Paese: “Questa è una piazza europea e internazionale, che chiede un’Europa del lavoro, dell’inclusione, della pace, dei diritti umani”, ha sottolineato. Proprio per questo “vogliamo la verità su Regeni e pensiamo sia giunta l’ora di costruire una rete antifascista e democratica continentale”.

Landini ha quindi insistito su quali sono i cambiamenti necessari per una società più giusta, riproponendo con precisione tutti i punti della piattaforma sindacale in questa fase di confronto con il governo, tra legge di bilancio e Pnrr, e ha chiuso il suo intervento dedicando questa giornata di lotta ai giovani, “alla loro speranza di poter vivere in un paese senza guerre e senza fascismi, di studiare, sognare e potersi realizzare nel lavoro che fanno”. Cultura, lavoro dignitoso e fuaturo: così si combatte il buio che si nasconde dentro a ogni fascismo.

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