Ritirare il ddl sull’autonomia differenziata - di Marina Boscaino

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Un mese fa, il 29 settembre, leggendo la Nadef 2021 (Nota di aggiornamento documento di economia e finanza) noi del “Comitato per il Ritiro di ogni autonomia differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti” apprendevamo con soddisfazione che il ddl sull’autonomia differenziata, la cui presenza era stata in precedenza annunciata, non compariva nell’elenco dei venti ddl allegati. Vengono inseriti tra gli allegati, infatti, i ddl che saranno collegati alla legge di bilancio, il che blinda senza discussione l’approvazione del testo, sottraendo inoltre la materia alla possibilità di una consultazione referendaria.

Ci era sembrata una decisione saggia ed opportuna, dopo che, negli ultimi due anni, il Covid-19 ha reso palese i danni delle attuali autonomie regionali su sanità, scuola, trasporti e ambiente, tanto per citare solo le quattro materie più eclatanti. Nella notte seguente è però successo qualcosa di strano e grave: nella Nadef il 30 settembre è comparso, in cima all’elenco dei ddl, quello relativo alle “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata, di cui all’art. 116, comma 3, Cost.”, precedentemente assente.

Con quale coraggio, dopo ciò che abbiamo vissuto dallo scoppio della pandemia ad oggi, si decide ancora una volta di provare a far passare questa seconda regionalizzazione, che non solo si estenderebbe addirittura a 23 materie, ma specialmente attribuirebbe alle Regioni potere completo su di esse? Con quale coraggio, a fronte delle diseguaglianze già esistenti nel Paese tra nord e sud, tra zone più ricche e zone più povere, tra cittadini più abbienti e meno, si procede ora con una legge che aprirebbe la porta all’allargamento di questo fossato, negando così, semplicemente e brutalmente, ciò che è sancito nell’articolo 3 della Costituzione? Con quale diritto si fa questo in tutta fretta, addirittura con una correzione notturna, senza un vero dibattito pubblico, senza che i cittadini ne sappiano nulla, senza un testo disponibile, all’interno di una legge di bilancio, per impedire dibattito pubblico, consapevolezza e partecipazione, su una vicenda che investe drammaticamente la vita di tutte e tutti?

Accede forse perché, in realtà, questa regionalizzazione apre le porte alla totale privatizzazione della sanità, ai fondi assicurativi privati al posto del diritto alla salute per tutti e tutte, alla disarticolazione dei contratti nazionali, all’ingresso dei privati nella scuola pubblica, cioè alle “condizioni” di utilizzo dei fondi del Pnrr approvate dal governo? O coloro che la inseriscono nel collegato alla legge di bilancio vogliono davvero disarticolare la nostra Repubblica e i diritti sanciti nella Costituzione; oppure, semplicemente, non si rendono conto del rischio che un solo passo in più verso la regionalizzazione può aprire, e cioè la balcanizzazione del Paese, la divisione, la creazione di 20 piccole Italie in lotta tra loro, con prospettive inquietanti?

Per questo, più che mai, i Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata per l’unità della Repubblica e la rimozione delle diseguaglianze hanno fatto appello a tutte le forze della società civile e a tutti i cittadini e le cittadine per una mobilitazione unitaria, affinché tale collegato sia ritirato, come già ottenuto lo scorso anno. Il 31 ottobre una bella assemblea, ricca di interventi stimolanti e significativi (Anpi, Flc Cgil, Cobas, Usb, Libertà e Giustizia, Rete dei numeri pari, Prc, Anao, Forum italiano dei movimenti per l’acqua, Forum salute, Medicina Democratica, Cdc tra gli altri) ha discusso la formazione di un tavolo di lavoro per definire le iniziative da intraprendere per fermare questo progetto eversivo dei principi costituzionali, dell’eguaglianza dei cittadini e delle cittadine - ovunque risiedano e quali che siano le loro condizioni sociali - e dell’unità della Repubblica.

Prima di tutto c’è il sostegno alla raccolta firme che i comitati di Emilia Romagna e Lombardia hanno organizzato, per chiedere ai presidenti di quelle Regioni di recedere dalle pre-intese stipulate (insieme alla Regione Veneto) con il governo Gentiloni nel 2018. Un altro obiettivo è poi l’organizzazione di un presidio sotto Montecitorio durante la discussione della legge di bilancio, anticipato da una conferenza stampa alla Camera, e dalla redazione di petizioni e lettere aperte alle istituzioni per la richiesta dello stralcio del ddl dalla legge di bilancio e sul tema della democrazia, urgente anche rispetto alla opacità delle procedure in campo.

Dal tavolo non solo si chiederà che l’autonomia differenziata venga abbandonata, ma che si apra finalmente nel Paese un vero dibattito pubblico che - oltre ad informare i cittadini su ciò che si sta preparando e permettere di mettere in campo tutte le iniziative necessarie (sia di mobilitazione che istituzionali) - ne rilevi i bisogni e le necessità; non si può procedere a trasformazioni così profonde della Repubblica senza un approfondito coinvolgimento di tutti i cittadini e tutte le cittadine, seguendo il vecchio brocardo che ‘ciò che riguarda tutti da tutti deve essere deciso’.

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