Riflessioni sulla vicenda Grafica Veneta: appalti, caporalato, azione sindacale - di Nicola Atalmi

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Dal 26 luglio scorso Grafica Veneta è salita ai disonori della cronaca. Una delle aziende leader a livello nazionale nella stampa di libri è coinvolta in una vicenda di caporalato per un’azienda in appalto, la Bm Services. Purtroppo questa vicenda si è conclusa, per ora, con il risarcimento economico ai lavoratori pakistani coinvolti, ma senza l’assunzione diretta presso Grafica Veneta che la Cgil chiedeva.

Il mondo del lavoro si frammenta in livelli sempre più bassi nei diritti e nel salario. Il sistema degli appalti, che si trasforma in vero e proprio caporalato, non è solo un fenomeno di edilizia e agricoltura ma entra nel manifatturiero. Nello stesso luogo convivono lavoratrici e lavoratori con contratti e condizioni diversi, disarticolando la contrattazione collettiva. La vera sfida per il sindacato è costruire modalità di intervento capaci di ricomporre questa frammentazione e riannodare il filo spezzato della solidarietà. E’ il tema della contrattazione inclusiva e di sito.

La vicenda di Grafica Veneta deve insegnarci qualcosa, a partire dai nostri due fallimenti: non aver colto cosa fosse davvero la Bm Services e come operasse in Grafica Veneta, e non essere riusciti a risolvere la vertenza con l’assunzione diretta delle vittime di sfruttamento.

La Slc è in Grafica Veneta con 50 iscritti, una Rsa e un funzionario che la segue costantemente. Una presenza organizzata non facile in un’azienda che ha costituito un sindacato giallo, per anni ha rifiutato di applicare il Ccnl, e contro la quale abbiamo dovuto attivare una procedura ex art 28 per comportamento antisindacale.

Sui giornali e dalle carte processuali abbiamo letto le cose terribili che subivano i dipendenti pakistani della Bm Services: botte e minacce per aver chiesto il pagamento degli straordinari o essersi rivolti al sindacato, taglieggiamento dello stipendio per le spese di trasporto e alloggio. Fatti che non avvenivano in Grafica Veneta ma negli alloggi della Bm Services, dove questi operai dormivano.

Questi lavoratori operavano in un reparto con ingresso, bagni e macchinette del caffè separati, e i contatti con gli operai di Grafica Veneta erano sporadici, resi più difficili dalla lingua. Svolgevano il lavoro di finissaggio, ovvero applicazioni di fascette e adesivi sui libri, in un’area separata di uno stabilimento lungo un chilometro. Questo giustifica il fatto che in azienda non ci si accorse di niente? No. I contenuti dell’appalto dovevano essere conosciuti dalle nostre Rsa e dal nostro sindacato. Forse non avremmo percepito la situazione caporalato, ma dovevamo cercare di capire, raffrontando i contenuti economici dell’appalto con il numero di lavoratori impiegati e le ore lavorate.

Questo ci pone il problema degli strumenti di cui dobbiamo dotarci sul tema degli appalti. Poi c’è la domanda: “Perché di fronte a minacce e sfruttamento, i lavoratori non si sono rivolti a noi in azienda ma sono andati altrove?”. All’esplosione del caso, i lavoratori di Grafica Veneta hanno prodotto un volantino di solidarietà, chiedendo l’assunzione diretta delle vittime di sfruttamento, e già il giorno dopo Rsa e Slc hanno aperto una trattativa con la dirigenza di Gv. Trattativa non facile, ma in tre giorni si era arrivati a una bozza di accordo di assunzione dei lavoratori di Bm Services, tra tempi determinati ed indeterminati.

La trattativa si è interrotta quando i Cobas e la Fiom, che rappresentavano molti lavoratori Bm, in quanto applicava il Ccnl metalmeccanico, hanno chiesto di prendere parte alla trattativa. La Cgil a quel punto ha chiesto l’apertura di un tavolo in Prefettura, sede più sicura per gli aspetti legali dei verbali di conciliazione che non creassero problemi ai lavoratori nella vicenda giudiziaria contro Grafica Veneta e Bm Services.

Pur avendo preso impegni precisi dinnanzi al Prefetto, una volta ottenuto il patteggiamento per i suoi due dirigenti, Grafica Veneta ha fatto cadere le assunzioni, e alle vittime pakistane non è rimasto che il risarcimento. Continua il processo ai responsabili di Bm Services. Nel frattempo Grafica Veneta ha interrotto gli appalti esterni, ha acquistato due macchine per il finissaggio, e assunto 15 dipendenti per le lavorazioni prima di Bm Services.

A un certo punto della vicenda ci siamo trovati in una situazione paradossale, con una organizzazione della Cgil, la Slc, in trattativa dentro l’azienda, mentre un’altra, la Fiom, manifestava fuori dallo stabilimento. Slc e Fiom, come pure Adl Cobas peraltro, avevano la stessa rivendicazione: l’assunzione diretta dei lavoratori sfruttati. Obiettivo che non abbiamo raggiunto, la peggiore sconfitta per noi tutti. Questa storia ci dice che dobbiamo avere il coraggio di superare anche fra noi i confini contrattuali e organizzativi. La Cgil ha a disposizione uno strumento, il nostro codice genetico della Confederalità. Dobbiamo rinnovarlo e rilanciarlo, uscendo dagli steccati delle singole categorie. Abbiamo il dovere di ricondurre a unità la nostra azione sindacale, se vogliamo riunificare il lavoro per rappresentarlo e difenderlo al meglio.

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