Collaboratori sportivi senza diritti. Le società sportive evadono i contributi - di Giorgio Ortolani

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Nello scorso numero di Sinistra Sindacale abbiamo evidenziato i problemi di lavoratrici e lavoratori inquadrati come collaboratrici e collaboratori sportivi in palestre, centri sportivi e piscine. Lavoratori senza diritti.

Al Parlamento e al governo poco è importato, fino ad oggi, degli effetti determinati sui lavoratori dalle varie leggi di “riforma” - dalla Treu alla Biagi fino al Jobs Act renziano. Non si capisce perché chi, ogni due per tre, vuole far cassa sulle pensioni, non si occupi delle evasioni contributive nel settore. Sono infatti decine e decine i pronunciamenti della magistratura che, a seguito di ispezioni Inps, hanno condannato le società sportive al pagamento dei contributi ex Enpals e all’assicurazione Inail.

I collaboratori sportivi, per i quali non sono stati mai versati contributi, quando potranno andare in pensione riceveranno una pensione minima completamente a carico della collettività. Questo perché le società che usufruiscono delle loro prestazioni lavorative li hanno inquadrati come collaboratori sportivi invece che come dipendenti o collaboratori coordinati e continuativi, evitando arbitrariamente di pagare i contributi dovuti.

Ai pronunciamenti di 1° e 2° grado si aggiungono recentemente, tra la metà di dicembre e i primi di gennaio, tredici sentenze della Corte di Cassazione sezione Lavoro: 41397/2021; 41467/2021; 41418/2021; 41419/2021; 41420/2021; 41468/2021; 41570/2021; 41729/2021; 175/2022; 177/2022; 952/2022; 953/2022; 954/2022. Tali decisioni stabiliscono, in maniera univoca, che in presenza di una attività sportiva dilettantistica svolta a titolo oneroso, con continuità e in maniera professionale, i compensi sportivi dilettantistici di cui all’art 67, comma 1 lett. m, Tuir, non possono essere riconosciuti. In altre parole, secondo la Suprema Corte, la collaborazione sportiva dilettantistica non può essere applicata a chi svolge l’attività sportiva “per mestiere”, cioè in maniera professionale, seppur in un settore formalmente dilettantistico.

Dunque tali prestazioni debbono essere inquadrate come veri e propri rapporti di lavoro, subordinato, parasubordinato o autonomo a seconda delle concrete ed effettive modalità di svolgimento, con il conseguente riconoscimento di tutte le tutele previste (previdenziali, assistenziali, ecc.). Secondo la Corte, gli impiegati, gli operai, gli istruttori e gli addetti agli impianti e circoli sportivi di qualsiasi genere - palestre, sale fitness, stadi, sferisteri, campi sportivi e autodromi - sono soggetti, in via generale, all’obbligo assicurativo presso la gestione Enpals, ora confluita presso l’Inps.

In attesa che entri in vigore la legge di riforma dello sport, magari con le migliorie proposte dal sindacato, non sarebbe male che l’Inps e l’Ispettorato nazionale del Lavoro promuovessero ispezioni nelle realtà sportive, dove si verificano costantemente violazioni. Così come sarebbe un reale segnale di attenzione nei confronti di questi lavoratori se il governo estendesse da subito la maternità e la copertura Inail a tutti i collaboratori sportivi.

Nella piattaforma dello sciopero del 16 dicembre una particolare attenzione è stata data ai problemi legati alla precarietà lavorativa e ai lavori “poveri” e “invisibili”, e a denunciare la crescita delle ineguaglianze nel nostro paese. La quasi totalità del mondo politico e dei media attaccò la scelta di scioperare di Cgil e Uil.

Il 2 febbraio, nel suo discorso di insediamento, il Presidente della Repubblica Mattarella ha denunciato la crescita delle diseguaglianze: “Costruire un’Italia più moderna è il nostro compito. Ma affinché la modernità sorregga la qualità della vita e un modello sociale aperto, animato da libertà, diritti e solidarietà, è necessario assumere la lotta alle diseguaglianze e alle povertà come asse portante delle politiche pubbliche”. In questa occasione i media, le forze politiche e gli stessi parlamentari che hanno promosso e votato le leggi che hanno destrutturato il mercato del lavoro, hanno applaudito.

In attesa che quegli applausi si traducano in azioni concrete, spetta a noi, la Cgil, continuare le iniziative e la mobilitazione a sostegno delle proposte che, anche unitariamente, abbiamo fatto per rappresentare un mondo del lavoro precario in continua crescita, non solo tra i giovani.

Abbiamo a che fare con lavoratori ricattabili, come sono i collaboratori sportivi e più in generale tutti coloro in condizioni di precariato, in difficoltà nel rivendicare i propri diritti. Proprio per questo dobbiamo essere noi in prima fila a rivendicare il rispetto delle leggi per loro e, in questo caso, a sollecitare Inps, Inail e Ispettorato del Lavoro a verificare il regolare inquadramento degli occupati presenti in palestre, centri sportivi e piscine, e il pagamento da parte delle società dei contributi dovuti.

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