Meloni toglie ai pensionati per dare agli autonomi - di Aurora Ferraro

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Lo Spi in piazza il 16 dicembre.

È durato solo pochi giorni il rispetto del governo Meloni della norma sulla rivalutazione delle pensioni, riportata dal governo Draghi grazie alla mobilitazione dei pensionati a quanto previsto dalla legge 388/2000. Varando la sua prima legge di bilancio, il governo Meloni ha infatti deciso di tagliare la rivalutazione delle pensioni. In continuità con molti governi precedenti, i pensionati vengono ancora una volta trattati come un bancomat e perderanno molti soldi. Una vergogna!

Dal 1° gennaio le pensioni dovevano essere rivalutate al 100% fino a quattro volte la soglia minima, al 90% tra quattro e cinque volte, al 75% da cinque in su. Il governo Meloni ha ora riscritto questo meccanismo, che era stato conquistato dai sindacati dei pensionati, tagliando la rivalutazione in particolare per le pensioni da quattro volte il minimo in su. Stiamo parlando di assegni mensili netti da 1.700 euro e quindi di certo non di pensioni ricche.

Si tratta di una scelta iniqua e scellerata, oltretutto compiuta senza alcun confronto con i sindacati.

Il nuovo meccanismo biennale di indicizzazione si basa su sei fasce con rivalutazione maggiorata per gli assegni al minimo, ma una stretta progressiva per quelli superiori ai 2.100 euro lordi: gli adeguamenti, a seconda delle fasce, si riducono all’80% (fino a cinque volte il minimo), al 55% (fino a sei volte il minimo). Oltre questa fascia, il taglio si fa ancora più pesante: con gli assegni che arrivano a 8 volte il minimo il recupero dell’inflazione sarà del 50%, quindi del 40%, mentre sopra dieci volte il minimo il recupero si fermerà al 35%.

Con questa decisione, l’adeguamento delle pensioni al costo della vita subirà una drastica riduzione, in particolare per quei pensionati che hanno lavorato e versato i contributi per 40 anni e oltre e che non percepiscono affatto un assegno alto. Stiamo sostanzialmente parlando di pensioni di lavoratori dipendenti, operai, impiegati, dipendenti pubblici, frutto di una vita di lavoro, che ora avranno una rivalutazione di gran lunga inferiore a quella che dovevano percepire secondo la legge in vigore, già ritardata rispetto all’inflazione e di fronte ad aumenti generalizzati dei prezzi che volano ben oltre il 7,3% sancito dall’Istat.

Secondo una prima stima dello Spi Cgil, la perdita pro-capite sarà di 1.200 euro all’anno per 4,3 milioni di pensionati, un quarto dell’insieme delle pensionate e dei pensionati. Invece l’aumento della rivalutazione delle pensioni minime, sbandierato dal governo a giustificazione del taglio, porterà solo 10 euro lordi in più al mese e utilizzerà le briciole degli oltre 3,5 miliardi che vengono tolti ai pensionati.

Sono soldi che non andranno nemmeno verso lavoratrici e lavoratori in procinto di andare in pensione, visti, oltretutto, il peggioramento di “opzione donna” e la fantomatica “quota 103”: meccanismi penalizzanti e che interesseranno un numero davvero molto esiguo degli attuali occupati. Soldi che – a conferma della precisa natura di classe del governo di destra e della sua manovra economica – andranno a rimpinguare i redditi dei lavoratori autonomi, cui si estende di ben 20mila euro annui la “flat tax”. Oltre il danno, la beffa! Con l’approfondimento di quel solco incostituzionale per cui, a parità di reddito, un lavoratore dipendente e un pensionato pagano enormemente più tasse di un lavoratore autonomo.

La risposta dei pensionati è altrettanto forte e chiara: basta fare da bancomat! Basta iniquità fiscale e redistribuzione alla rovescia. Da anni le pensioni subiscono una profonda erosione del potere d’acquisto, e non si può accettare un ulteriore ridimensionamento della loro rivalutazione, a scapito di chi ha contribuito regolarmente per un’intera vita lavorativa.

Il 16 dicembre pensionate e pensionati dello Spi Cgil saranno in piazza a Roma, in una manifestazione nazionale, per far sentire alta la loro voce e chiedere al Parlamento di ripristinare il meccanismo di rivalutazione, così come incluso nella legge di bilancio dello scorso anno.

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