Giorgio Monestarolo, Ucraina, Europa, Mondo, Asterios, pagine 106, euro 13.
Per non farsi catturare dalla propaganda di guerra, che Vincent Bevis descrive ne “Il metodo Giacarta” come il modo con cui i governi Usa mobilitano l’opinione pubblica “in occasione delle vicende militari che direttamente o indirettamente hanno promosso e tutt’ora promuovono”, è necessario inquadrare le guerre che insanguinano il pianeta con uno sguardo di carattere globale.
Uno sforzo notevole in direzione di un’ottica storico-critica e con un approccio di carattere sistemico - avvalendosi delle intuizioni teoriche di studiosi dell’economia-mondo quali Immanuel Wallerstein, Terence H. Hopkins e Giovanni Arrighi, nonché di quelle della scuola dello ‘scambio ineguale’ di Gunder Frank e Samir Amin - lo compie l’accurata ricerca di Giorgio Monestarolo “Ucraina, Europa, Mondo”.
Diversamente da quanti si erano illusi che con la fine della guerra fredda saremmo entrati in un’era di pace, questi intellettuali avevano previsto che, con il declino del lungo ciclo egemonico Usa, la riconfigurazione del rapporto tra gli Stati avrebbe comportato il ricorso permanente alla guerra come strumento di “governo” di un mondo votato al caos sistemico.
Non a caso, dalla prima guerra del Golfo del 1991, quello che lo studioso marxista indiano Vijay Prashad ha definito l’iper-imperialismo ha inanellato una serie di guerre per l’appropriazione indebita del petrolio e il controllo di aree strategiche sul piano geopolitico nel Medio Oriente e nel Maghreb. Inoltre, l’allargamento della Nato nell’est Europa, con l’inglobamento dei paesi dell’ex Patto di Varsavia, tradendo gli impegni a non estendere la zona di influenza occidentale, ha progressivamente pregiudicato i rapporti tra Usa e Russia, anche in seguito al dispiegamento dei missili balistici a medio e lungo raggio puntati contro Mosca.
Proprio il rischio del dispiegamento in Ucraina dei lanciamissili Aegis, come ha rilevato Benjamin Abelow in “Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina”, è stata la causa scatenante dell’invasione russa. La situazione era già incandescente: dopo i fatti di piazza Maidan e l’incendio della Casa dei Sindacati a Odessa (2 maggio 2014), il governo golpista di Kiev ha avviato una guerra civile contro la popolazione russofona nel Donbass (14mila morti e 37-39mila feriti tra militari e civili dal 2014 al 2021), con violenze inaudite da parte del battaglione Azov e del partito di estrema destra Prawy Sektor.
Dopo la mancata applicazione degli accordi di Minks, l’accordo di pace raggiunto a Istanbul a fine marzo 2022 è stato sabotato da Boris Johnson e Joe Biden, cosicché il conflitto si è tramutato in una guerra per procura, più che positiva per i profitti del complesso militare-industriale, nonché per il vistoso incremento del commercio del gas liquefatto Usa in sostituzione di quello russo, sottoposto alle sanzioni e affondato dal sabotaggio del gasdotto Nord Stream.
Al contempo, questo combinato disposto ha determinato la recessione della Germania, con i conseguenti riflessi per l’insieme dell’economia europea. Risulta incomprensibile l’atteggiamento suicida sul piano politico e diplomatico sia della Germania che dell’Ue, a fronte del fallimento della controffensiva ucraina e delle sanzioni: con l’intensificazione del commercio del gas con Cina e India il rublo non ha subito alcun contraccolpo, mentre l’Ucraina si configura come il terreno di battaglia ove si sta consumando la lotta politica e militare per l’egemonia imperialista del XXI secolo, con obiettivo finale la Cina.
Il confronto fornito da Monestarolo tra la stagnazione dell’economia americana e la crescita di quella cinese è impressionante: mentre negli Usa il 17,9% delle persone vive nella povertà e la classe media è scesa dal 61% (1971) al 50% (2021), in Cina, negli ultimi 30 anni, 800 milioni di persone sono uscite dalla povertà, la classe media è balzata da 100 a 400 milioni di persone.
Come nella guerra in Siria, la Russia ha rappresentato un ostacolo insormontabile per gli obiettivi dell’unipolarismo Usa, così la narrazione occidentale sull’Ucraina non risulta assolutamente credibile su scala mondiale. Nel voto all’Onu del 23 febbraio 2023, lo schieramento di Stati che si è riconosciuto nella posizione dei Brics si è pronunciato per il no alle sanzioni alla Russia, nella consapevolezza “delle provocazioni che hanno portato al conflitto”. Anche sul conflitto tra Israele e palestinesi, in sede Onu, il 12 dicembre scorso, la richiesta di cessate il fuoco immediato ha ricevuto 153 Sì, mentre solo 10 Stati – tra cui Usa e Israele - hanno votato contro, con 23 astensioni.
Insomma, il Washington consensus è palesemente in crisi, il mondo è sempre più multipolare, e, sulla base dei modelli dissipativi non in equilibrio studiati dal chimico-fisico e premio Nobel Ilya Prigogine, a parere di Monestarolo “le oscillazioni del sistema aumentano enormemente” allo stesso modo del disordine mondiale.
Se in una direzione catastrofica o verso un mutamento radicale di prospettiva, è sul terreno delle iniziative e mobilitazioni per la pace che si decideranno gli equilibri internazionali futuri.